La Giustizia ha impugnato la candidatura del leader del PT.
La decisione del Tribunale Superiore Federale (TFS) lascia fuori dalla corsa presidenziale l’ex presidente, chiaro favorito nei sondaggi a imporsi nelle elezioni che si effettueranno in Brasile il prossimo 7 ottobre. A Lula rimane ancora la possibilità di fare appello.
A poche ore dall’inizio della campagna elettorale, il voto dei giudici del Tribunale Superiore Federale (TFS) ha lasciato fuori dalla corsa presidenziale l’ex presidente Lula Da Silva, con la legge della “scheda pulita”, che impedisce di candidarsi a colui che abbia una sentenza di seconda istanza. Si consuma così la proscrizione del leader del PT, chiaro favorito nei sondaggi per vincere le elezioni che si effettueranno in Brasile il prossimo 7 ottobre.
Sei dei sette giudici hanno votato per annullare la richiesta di Lula, che è stato condannato in seconda istanza e detenuto lo scorso aprile per la presunta accettazione di un appartamento come parte di una tangente, anche se non è mai stata confermata con documenti, fatto che ha autorizzato l’impugnatura della sua candidatura. Il leader del PT ha la possibilità di appellarsi, ma le possibilità di poter alla fine proporsi sono scarse.
Il giudice istruttore Luis Roberto Barroso ha aperto la votazione dei magistrati del TSF con la richiesta di rifiutare la candidatura di Lula basandosi sulla legge della “scheda pulita”. “Voto per la fondatezza delle impugnazioni”, ha sostenuto Barroso e ha proposto le misure complementari che devono essere votate dagli altri sei membri del tribunale.
Barroso ha proposto al Partito dei Lavoratori (PT) un termine di dieci giorni per rimpiazzare Lula come candidato presidenziale, fatto che può far arrivare in alto Fernando Haddad, finora compagno nell’elezione dell’ex presidente. Allo stesso tempo, il giudice istruttore ha sottolineato che Lula non potrà apparire negli spazi della propaganda politica del PT, in nessun mezzo, inclusa la televisione, nella campagna dei candidati presidenziali per le elezioni di ottobre, che comincia questo sabato.
Barroso ha respinto ognuno degli argomenti della difesa di Lula, nella loro maggioranza basati su una risoluzione del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che richiedeva garanzie per la sua partecipazione alle elezioni, della quale ha affermato che “non è vincolante”.
Gli avvocati dell’ex presidente hanno addotto che quella decisione deve essere rispettata, dato che il Brasile ha sottoscritto il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, invocato dal citato comitato, ma Barroso ha insistito sul fatto che il paese non ha ancora incorporato il patto nella propria legislazione, per cui quell’accordo “non ha carattere di diritto interno”. Nonostante ciò, il giudice Fachin ha considerato la risoluzione del comitato dei Diritti Umani dell’ONU al di sopra dell’impugnazione che prevede l’applicazione della legge della “scheda pulita”.
In quello che si è intravisto come anticipazione del voto finale, all’inizio il tribunale aveva respinto per 4 a 3 la richiesta della difesa dell’ex presidente di concedere un nuovo termine per l’esposizione e di stabilire la votazione per la prossima settimana.
31 agosto 2018
Página/12
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“El último capítulo de la proscripción a Lula” pubblicato il 31/8/2018 in Página/12, su [https://www.pagina12.com.ar/139172-el-ultimo-capitulo-de-la-proscripcion-a-lula] ultimo accesso 04-09-2018. |