Anniversario del MIR: L’onore e la ribellione


Manuel Cabieses

Il 15 agosto 1965 fu fondato il Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR) del Cile. Nacque in un “congresso di unità rivoluzionaria” che aspirava a mettere fine alla dispersione organizzativa di quel settore. Tra i convocanti c’era Clotario Blest, ex fondatore e presidente della Centrale Unica dei Lavoratori (CUT) e del Raggruppamento Nazionale Impiegati delle Finanze (ANEF). L’ideologia rivoluzionaria e la storia del proletariato rivoluzionario ebbero una forte presenza nel MIR. Così lo dimostrano le sue dichiarazioni di principio e la tesi: “La conquista del potere attraverso la via insurrezionale”, redatta da Miguel Enríquez e dai suoi compagni dell’Avanguardia Marxista Rivoluzionaria, una scissione della Federazione Giovanile Socialista. Il primo segretario generale del MIR fu il medico pediatra Enrique Sepúlveda, di ideologia trotskista, che morì esiliato a Parigi.

Dopo una lotta interna che forzò l’uscita del settore trotskista, nel 1967 Miguel Enríquez Espinosa assunse la segreteria generale del MIR. A partire da allora si passò dalle parole ai fatti. Il primo compito fu procurarsi risorse. A nessuno venne in mente di chiedere denaro ai grandi finanziatori della politica. I dirigenti del MIR guidarono audaci espropriazioni di banche che non causarono vittime innocenti. Anzi gli procurarono un’ampia simpatia popolare. Miguel diresse il MIR fino al 5 ottobre 1974, quando cadde affrontando un plotone di sbirri della dittatura. Lo rimpiazzò Andrés Pascal Allende che guidò la commissione politica fino all’autodissoluzione del MIR -frutto di divisioni interne- alla fine degli anni 80.

I mezzi di disinformazione hanno giudicato il MIR come un “gruppo guerrigliero”. Quella definizione non fa giustizia della verità e fino ad ora impedisce di accedere alla conoscenza di una ricca esperienza rivoluzionaria latinoamericana.

La tesi motrice del MIR continuò ad essere la via insurrezionale di stampo leninista che fu approvata dal suo congresso fondazionale. Questa è la presa del potere da parte della classe lavoratrice organizzata e in armi, guidata da un partito rivoluzionario. Non è un fatto minore che Miguel Enríquez e i suoi compagni della direzione del MIR maneggiassero con abilità la storia del Partito Bolscevico e delle lotte operaie in Cile. Il MIR attribuiva importanza alla formazione ideologica. Alle sue scuole dei quadri parteciparono illustri intellettuali cileni, brasiliani, argentini e un tedesco (André Gunder Frank). Questo faceva sì che molti miristi si distinguessero nei dibattiti che allora avevano luogo nelle organizzazioni di massa. La convinzione -sostenuta da conoscenze teoriche e pratiche- dei quadri del MIR, accelerò la riproduzione della militanza in diversi settori della società. A partire dagli studenti universitari e secondari (Movimento Universitario di Sinistra, MUI, e Fronte degli Studenti Rivoluzionari, FER, il MIR raggiunse la presenza nell’area chiave della sua strategia: i poveri del campo e della città (Movimento dei Contadini Rivoluzionari, MCR, e Movimento degli Abitanti Rivoluzionari, MPR. Il passo successivo fu di iniziare la propria costruzione nella classe lavoratrice (Fronte dei Lavoratori Rivoluzionari, FTR). A partire da quelle enclave, durante il governo del presidente Salvador Allende, sorsero i consigli comunali e i cordoni industriali con la partecipazione di altre forze politiche.

Il MIR, allo stesso tempo, raggiunse una notevole presenza organizzativa tra intellettuali, giornalisti e intellettuali di diverse discipline. Anche la sua partecipazione in settori religiosi fu rilevante: sacerdoti e monache – come Rafael Maroto y Blanca Rengifo- parteciparono ai suoi comitati centrali.

Il MIR preparò la sua militanza per portare avanti la propria strategia. L’insurrezione richiede quadri politico-militari e il MIR si mise ad istruirli. Simultaneamente reclutò soldati, sottufficiali e ufficiali delle forze armate. Tutta questa febbrile attività fu realizzata in poco più di cinque anni. Il colpo di stato del 1973 trovò una Sinistra disarmata e il MIR a metà del cammino nella sua costruzione clandestina. Anche così il partito di Miguel Enríquez -di colui che la Rivoluzione Cubana affermò che “spuntava un capo della rivoluzione” (1)- compì il proprio dovere. Lottò in clandestinità, organizzò reti internazionali di solidarietà e milizie della Resistenza Popolare, creò apparati di propaganda, colpì rappresentanti del regime, raccolse armi e anche ne fabbricò alcune, promosse organizzazioni di lotta democratica e di difesa dei diritti umani…

Nell’ultimo periodo adottò una strategia di guerra popolare che proponeva azioni armate rurali e urbane, sostenute da reti clandestine. Nel suo sviluppo si cercava di fare appello a grande parte della popolazione.

Il MIR, come altri partiti di Sinistra, fu oggetto dell’obiettivo della liquidazione fisica dei rivoluzionari promossa dalla dittatura. Centinaia dei suoi militanti furono assassinati, migliaia arrestati, torturati, esiliati o gettati nella disoccupazione e nella miseria. Il MIR conobbe l’eroismo e il sacrificio degli uomini e delle donne che militarono nelle sue file. Ma subì anche il tradimento, quelle erbacce che attaccano a man salva i rivoluzionari.

Lo spirito di ribellione che incarnò negli anni 70 non è scomparso del tutto. Sta solo dormendo sotto cappe di miseria ideologica che bisognerà rimuovere mediante una rivoluzione culturale. Con nuove forme organizzative e mediante nuove domande, la ribellione continua ad essere presente. Il conservatorismo egemonico si sta spaccando a causa del peso della corruzione delle istituzioni. Quando maturerà questo fenomeno, ci sarà necessità di guide energiche e audaci come quelle di Miguel Enríquez e dei suoi camerati del MIR per condurre il popolo verso definitive vittorie.

Nota:

(1) Armando Hart, membro del direttivo politico del PCC, in onore di Miguel Enríquez, L’Avana, 21 ottobre 1974.

15 agosto 2018

Diario U Chile

*Comitato Carlos Fonseca: Non fu il MIR che si autodissolse alla fine degli 80. Piuttosto, sembra che fu la direzione del MIR che, incapace di dare una direzione politica ai differenti gruppi interni, decise la propria autodissoluzione. Invece, nella prima metà dei 90 piccoli gruppi di quadri medi e di base continuarono ad essere organizzati e fedeli all’eredità politica e ideologica del MIR. Anche dalla metà dei 90 fino ad oggi, ci sono organizzazioni politiche, sociali e culturali, che con una logica organizzativa più coerente con l’essenza mirista di movimento, hanno continuato ad essere organizzate e protagoniste delle lotte che hanno portato avanti i/le poveri/e del campo e della città in Cile. Ricevendo fino al giorno d’oggi, come è logico, il disprezzo e la repressione dei/delle padroni/e del potere e della ricchezza di questo paese.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Manuel Cabieses, Aniversario del MIR: El honor y la rebeldía” pubblicato il 15-08-2018 in Diario U Chile, su [https://radio.uchile.cl/2018/08/15/aniversario-del-mir-el-honor-y-la-rebeldia/] ultimo accesso 17-08-2018.

,

I commenti sono stati disattivati.