Ci sono coloro che dicono che il problema della Colombia è che il suo popolo non ha memoria. Nonostante ciò, questo è solo una parte del problema. L’altra parte del problema, forse la più importante, è che l’oligarchia colombiana ha troppa memoria. È un’oligarchia rancorosa e vendicativa che non dimentica e che non perdona coloro che osano mettere in discussione i suoi privilegi o anche solo perturbare la sua digestione. Come i despoti di una volta, loro possono uccidere, far scomparire, violentare, reprimere, mutilare e non succede nulla… ma guai a chi mette in dubbio la legittimità delle loro ricchezze accumulate mediante la frode e la nuda violenza! Così passano i decenni, e appena hanno l’opportunità di riprendersi con il sangue da qualche spavento che gli hanno fatto passare, se la prendono. Fanno orecchie da mercante all’insistenza delle FARC per la riconciliazione, perché non c’è con chi riconciliarsi. A questa oligarchia -fondamentalmente latifondista- non interessa altra cosa che la più sporca vendetta contro coloro che hanno partecipato ad un movimento insurrezionale con un forte legame contadino, un movimento che ha cercato la giustizia per quelli del campo e una trasformazione del paese, ma è finita intrappolata in un accordo di pace fatto su misura del governo di Santos nel quale le strutture oppressive contro le quali si erano una volta sollevati in armi, sono rimaste intatte. Ora che sono senza armi e isolate, sia dalle proprie basi sociali, dopo l’uscita dai territori in cui erano presenti, come una sinistra che non ha saputo costruire processi di unità, l’oligarchia ha l’opportunità di far legna con l’albero caduto.
L’ultimo colpo che riceve questo fracassato processo di pace -trasformato a passi accelerati in una umiliante resa-, è la cattura di Jesús Santrich per ordine degli Stati Uniti, che vogliono estradarlo nelle loro prigioni per tenerlo insieme a Simón Trinidad, come i cacciatori appendono le teste delle bestie selvatiche nei loro sporchi muri. Tutto è stato coordinato affinché coincidesse con la visita di Mister Trump di sabato. Ma Mister Trump ha dato buca a Mister Santos, perché ha dato la priorità ai suoi deliri bellici in Siria. Nonostante ciò, Santrich sta lì, in carcere, in attesa. Santos, il Nobel della Pace, ha fatto scorrere sangue contadino con il massacro del Tandil (Tumaco), a ottobre dell’anno passato -è bastato che il governo degli USA esigesse risposte nella lotta contro le coltivazioni di coca, affinché Santos spargesse sangue colombiano per il suo padrone [1]. Ora, vogliono vedere rotolare le teste dei fariani, e Santos, che fantastica di vedere tutta la dirigenza fariana morta o dietro le sbarre, accorre in modo entusiastico. Qui non c’è una semplice sottomissione del governo colombiano -non si possono incolpare solo gli USA. Qui lo stato colombiano è ugualmente responsabile, e se è possibile, ancor meglio. Il governo degli USA può avere l’influenza che ha in Colombia perché l’oligarchia colombiana, alla guida di questo governo, glielo permette.
Perché Santrich?
Perché il governo ha cominciato questa caccia alle streghe contro Santrich? Hanno visto chi era il primo da far tacere e usarlo come un avvertimento di quello che può succedere ai fariani smobilitati che non si comportano bene. Santrich è uno dei pochi della dirigenza delle FARC che ha parlato con chiarezza del fracasso del processo di pace, senza timore di mettere ripetutamente il dito nella piaga. Santrich non ha mostrato un pentimento di Maddalena, difendendo la legittimità della ribellione di cui ha fatto parte per quasi tre decenni. Questo comportamento di dignità, che per l’oligarchia è arroganza, ha fatto sì che abbiano per lui una particolare animosità accanita: per mesi lui ha sopportato la più grottesca persecuzione da parte dei media e anche da parte di certi dirigenti delle FARC pentiti, che deplorano la sua radicalità, e non hanno esitato ad attaccarlo -direttamente o indirettamente- con relative diatribe. Santrich si è mobilitato per la liberazione dei prigionieri, anche subendo una miserabile campagna di discredito da parte di coloro che affermavano che cercava di togliere protagonismo all’atto della consegna delle armi. E alla fine, Santrich ha criticato in modo aperto la consegna affrettata delle armi. Con le sue stesse parole:
“Alla base del pensiero genuinamente fariano non è mai stato proposto di consegnare le armi a nessuno, ancor meno a terzi, e in questo voglio ricordare le parole del compagno Manuel quando disse ad un giornalista argentino: ‘Secondo l’esperienza che abbiamo accumulato lungo i 40 anni di lotta, per risolvere i problemi sociali di questo paese serve la presenza delle FARC. Ad un certo momento noi faremo qualche accordo, ma le nostre armi devono essere la garanzia che da questo momento sarà rispettato quanto concordato. Nel momento in cui spariranno le armi, l’accordo può crollare. Questo è un tema strategico che non discuteremo’ (…) Credo che queste parole abbiano una assoluta validità. Portano a pensare che, come FARC, conoscendo il ceffo storicamente traditore di questo regime, commetteremo un errore strategico e strutturale nell’aver trasformato l’abbandono in consegna delle armi senza che gli aspetti centrali dell’Accordo siano stati concretizzati, almeno nei suoi punti fondamentali e nel disegno fattuale delle sue garanzie di adempimento” [2].
Così sarà per tutti
Jesús Santrich è il primo che cercano di incarcerare ed estradare, ma l’intenzione del governo e del blocco oligarchico è di vedere tutta la dirigenza -e anche la base- fariana dietro le sbarre, deportata o morta. Questa intenzione è già chiara con la montatura che è stata fatta con i supermercati Supercundi, per cui la voce unanime delle istituzioni fece appello a togliere i “benefici” agli ex comandanti guerriglieri [3]. È anche chiaro dove vogliono proseguire: nel gruppo dei quattro arrestati, si trova anche un nipote di Iván Márquez, un altro di quelli che identificano come della “linea dura” che bisogna distruggere. Ma così sarà per tutti, anche per i più morbidi. Ci saranno quelli che saranno utilizzati per qualche tempo, per portarli a spasso in tutto il paese chiedendo perdono e facendo appello alla calma ad alcune basi che si sono viste burlate, ma non c’è il minimo dubbio che quando non gli serviranno più, si sbarazzeranno di loro con modi per nulla cerimoniosi. È la loro natura e lo stanno dimostrando storicamente in tutti i processi di pace. Non bisognava essere un genio per vederlo giungere. Lo stesso Santrich, in modo profetico, lo aveva previsto riguardo alla Giustizia Speciale per la Pace:
“Questa JEP si è trasformata in una letale trappola per mettere solo la guerriglia sul banco degli accusati, mentre si amplia la cappa di impunità per i militari e i cosiddetti terzi agenti dello stato. Tale trappola cercherà, con l’aiuto della corrotta procura, di metterci nelle mani della venale e decomposta giustizia ordinaria fino a portarci in carcere. Con questo piano ciò che sta per venire per gli ex combattenti delle FARC è la più ostinata e vendicativa persecuzione giudiziaria, che verrà per mano della persecuzione paramilitare e degli inadempimenti di ogni tipo, come quello di smettere di liberare i più di mezzo migliaio di compagni e compagne che continuano a essere in prigione” [4].
Ma il governo è in anticipo e neppure ha voluto aspettare la JEP per portare avanti il linciaggio giuridico degli ex guerriglieri, mentre garantisce l’impunità per gli agenti dello stato, così come per gli oligarchi che hanno finanziato e si sono arricchiti con il paramilitarismo. Quello a cui assistiamo non è altro che una grossolana montatura mediante la quale vogliono assassinare la persona di Santrich e denigrarlo come se si trattasse di un narcotrafficante. Come potrebbe Santrich essere stato coinvolto nelle attività mafiose a cui, senza ancora consegnare prove, gli USA e la Procura affermano avrebbe preso parte, se viveva in un quartiere circondato dall’esercito e accompagnato permanentemente da membri dell’Unità Nazionale di Protezione dello Stato? Chiedere allo stato colombiano, di fronte a quanto di illegittimo di queste imputazioni, un processo “legale, trasparente e giusto per Jesús Santrich” [5] è una sovrana stupidità. Questo stato non può garantire nulla di questo. È necessario insistere, a questa altezza della partita, che questa è una caricatura di giudizio politico, e che, per la stessa ragione, non ci sono e non ci saranno garanzie di nessun tipo? Questo comportamento supplicante ricorda le patetiche lettere del partito socialista italiano, in piena auge del fascismo, che chiedevano a Mussolini di ordinare alle bande fasciste di smettere di uccidere i loro militanti [6]. È ora di abbandonare gli eufemismi e qualsiasi ingenua illusione sulla natura a quanto pare democratica del governo di Santos. La montatura bisogna chiamarla con il suo nome e bisogna esigere l’immediata liberazione di Santrich.
Mettendo fine all’illusione della pace a bastonate
A bastonate stanno mettendo fine a quanto di poco o nulla stava rimanendo del processo di pace. Non bisogna aspettare Iván Duque per fare a pezzi l’accordo di pace: in realtà questo compito è già stato portato avanti efficacemente durante il governo di Santos. Non si può continuare a nascondere il sole con un dito e insistere che si tratta solo di ostacoli, di difficoltà passeggere, o di “sfide”. Invece di aprire uno spazio politico, le FARC sono andate progressivamente rimanendo senza uno spazio, in parte per i loro stessi errori, ma soprattutto per la guerra sporca che l’oligarchia nel suo insieme sta sostenendo per impedire che possano sviluppare la loro attività politica, guerra nella quale le bastonate all’accordo di pace e gli inadempimenti di questo, hanno un ruolo primario. Che non si facciano illusioni nelle FARC di giungere ad occupare i loro seggi: con mezzi legali o extralegali, l’oligarchia neolaureanista è determinata a non permetterlo e a cercare di mettere fine a tutta la sinistra nel Parlamento -il caso del senatore Alberto Castilla come esempio. Invece di permettere una avanzata dei movimenti popolari e della sinistra “legale”, come pronosticavano i social progressisti seguaci cechi delle cafonate di Daniel Pecaut, la smobilitazione delle FARC-EP è stata seguita da un incremento degli assassinii di dirigenti sociali e dall’occupazione paramilitare dei territori, sotto il naso dello stesso Esercito che oggi occupa gran parte del territorio abbandonato dagli ex guerriglieri. Nel frattempo, gli stessi che si sono arricchiti con la guerra -più alcuni arricchiti di tutto lo spettro politico che hanno annusato l’opportunità di affari che si cucinavano all’Avana- ora cercano di arricchirsi con la pace [7]. Con pace o con guerra, è la medesima oligarchia di sempre quella che continuerà ad arricchirsi a mani piene mentre il popolo accumula solo privazioni.
In mezzo alla smobilitazione, in mezzo all’isolamento in cui è rimasta questa nuova-vecchia forza politica, bisogna cercare il modo di praticare la solidarietà con Jesús Santrich, che ha dato nuovamente una dimostrazione di dignità portando avanti uno sciopero della fame. Questo non è facile. L’arretramento del movimento popolare riguardo ai livelli di mobilitazione del 2012-2013 è evidente e il tema dell’accordo di pace non occupa un posto centrale nell’agenda popolare. Ma la repressione che affronta Santrich avanza su tutto il movimento popolare e i dirigenti di sinistra, che affrontano le montature giudiziarie della Procura e il piombo paramilitare. Come dice un proverbio haitiano, il tacchino non deve mai ridere quando spennano il pollo. Oggi, l’esigenza di libertà per Santrich e per tutti i prigionieri politici e di guerra che gremiscono le carceri, deve andare per mano con uno scrupoloso riequilibrio politico, con una lettura critica e franca degli errori commessi, con un rinnovamento dell’agenda politica per la trasformazione sociale e con l’ unità di tutti i settori colpiti da questo modello economico-sociale.
Note:
[1] http://anarkismo.net/article/30570 e http://anarkismo.net/article/30580
[5] https://prensarural.org/spip/spip.php?article22934
[6] Una raccolta di queste lettere si trova nell’opera di Daniel Guérin, “Fascismo y Gran Capital”.
11 aprile 2018
desde abajo
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
José Antonio Gutiérrez D., “Jesús Santrich, advertencia de lo que se viene” pubblicato il 11-04-2018 in desde abajo , su [https://www.desdeabajo.info/colombia/item/33932-jesus-santrich-advertencia-de-lo-que-se-viene.html] ultimo accesso 11-05-2018. |