Argentina: A Mar del Plata nuovo sputtanamento del genocida Etchecolatz


Carlos Rodríguez

A Mar del Plata nuovo sputtanamento di Miguel Osvaldo Etchecolatz organizzato, questa volta, da La Poderosa per ricordare al repressore che continua ad essere prigioniero.

L’organizzazione di rivendicazione “villera” (“villa miseria” è un insediamento informale formato da case precarie) ha convocato lo sputtanamento a chiusura di un incontro che ha riunito a Tandil 79 assemblee di tutto il paese. “Noi lo abbiamo messo in prigione con la nostra lotta, non bisogna mai dimenticarsi di questo”, ha detto Nora Cortiñas del repressore.

La prigione domiciliare del commissario genocida Miguel Osvaldo Etchecolatz anche se è molto lontana dalla grigia realtà di una cella di un carcere comune, in nessun modo è un giardino di rose. Ieri, alla chiusura della quarta manifestazione contro la permanenza di Etchecolatz nella sua casa del Parco Peralta Ramos di questa città, Nora Cortiñas, delle Madri Linea Fondatrice ha ricordato il condannato per crimini di lesa umanità: “Questo genocida è prigioniero, per quanto sia stato beneficiato dalla Giustizia, ed è prigioniero perché noi lo abbiamo messo in prigione con la nostra lotta, non bisogna mai dimenticarsi di questo”. Lo sputtanamento, questa volta, è stato organizzato dall’organizzazione di rivendicazione “villera” La Poderosa, il cui referente nazionale, Nacho Levy, aprendo la manifestazione realizzata a pochi metri dalla casa dove Etchecolatz è stato un ascoltatore di lusso, ha evidenziato che l’attività è stata programmata a chiusura di un incontro che ha riunito a Tandil 79 assemblee di tutto il paese e che è terminata con la decisione di “fare la chiusura in questo luogo, perché Julio López non ha potuto venire”, alludendo alla scomparsa, 12 anni fa, di uno dei principali testimoni contro il commissario condannato.

Varie centinaia di persone hanno attraversato il Parco Peralta Ramos, con bandiere bianche e magliette rosse con l’emblema de La Poderosa. Una delle principali parole d’ordine ascoltate durante una giornata che è cominciata al mattino e si è prolungata per quasi sette ore, diceva: “A Mar del Plata c’è un luogo e questo è il carcere, è il carcere di Batán”. Nora Cortiñas, dal palco, ha completato l’idea e il senso della parola d’ordine: “Batán è un luogo orribile, pieno di ratti e scarafaggi, non è un luogo per alloggiare coloro che hanno fatto un piccolo furto, è per genocidi come Etchecolatz”.

La manifestazione è cominciata verso le 11.00 con un torneo di calcio nel quale è stato consegnato il premio “Chicha Mariani”, in omaggio alla nonna di Plaza de Mayo. Tutti gli oratori hanno evidenziato che un altro degli obiettivi dell’incontro è stato quello di “continuare a lottare per la riapparizione di Clara Anahí”, la nipote di Chicha “che è stata una delle tante vittime di Etchecolatz, insieme a Julio López”. La riunione è cominciata all’entrata del Peralta Ramos da via Don Arturo, ha proseguito per Los Chañares, per Las Margaritas e per il Boulevard Nuevo Bosque, dove era stato montato un palco a pochi metri dalla casa dove è alloggiato il commissario Etchecolatz.

Questa è stata la quarta manifestazione contro la libertà domiciliare del genocida che fu la mano destra del capo della Polizia Bonaerense Ramón Camps durante l’ultima dittatura militare. La prima fu uno sputtanamento che fu fatto agli inizi di gennaio, dopo ci fu una “visita” dei vicini di Etchecolatz, poiché anche loro rifiutano la sua presenza nel quartiere. Una vicina disse a Página/12: “Noi siamo venuti a vivere qui perché è un quartiere senza recinzioni di filo spinato, senza grate di sicurezza, ma dove sta questo signore c’è gente armata che lo custodisce tutto il tempo e questo quartiere, deplorevolmente, non è più un luogo sicuro per noi che non vogliamo avere relazioni con questo tipo di persone”.

La terza manifestazione fu presentata come una “giornata culturale” nella quale furono ascoltati temi musicali come la cumbia “Rata de dos patas” o il bolero cubano “Me cago en ti”, che secondo gli organizzatori erano temi scelti “senza seconde intenzioni”. Il quarto è stato il corteo e la manifestazione di ieri, a tutto volume. La lista degli oratori è stata aperta da Nacho Levy, che ha dichiarato che molti dei 1200 delegati che hanno partecipato alla foto de La Poderosa, “sono qui da vari giorni quasi senza dormire, per continuare a chiedere la riapparizione di Clara Anahí Mariani e Julio López”. Il portavoce de La Poderosa ha ricordato che “l’impunità non passa solo per Etchecolatz, ma anche per il poliziotto Luis Chocobar, per i prefetti che non hanno fatto nulla per evitare la morte di Kevin (Molina)”, che morì raggiunto da un proiettile mentre stava sotto il tavolo della sua casa nel quartiere Zavaleta, il 13 settembre 2013, per cercare di ripararsi da una sparatoria tra due gruppi, alla quale le forze di sicurezza di stanza nella zona non fecero mai nulla per mettere fine.

Dopo ha parlato Margarita Cruz, ex detenuta scomparsa de La Escuelita, a San Miguel de Tucumán, che ha dichiarato che “oggi come ieri siamo stati presenti contro una violenza istituzionale che non vuole finire e contro quella che c’è”. Il seguente oratore è stato Norberto Liwsky, ex funzionario dell’ONU per la difesa dei diritti dell’infanzia. Nella dittatura, Liwsky fu sequestrato e torturato nel commissariato di Gregorio de Laferrere e il suo caso è considerato uno dei più drammatici avvenuti durante il terrorismo di stato. Gli altri oratori sono stati l’ex detenuto scomparso Carlos Lorkipanidse e Pablo Nahuel, fratello del giovane mapuche Rafael Nahuel, “assassinato dalle forze di sicurezza”.

Nora Cortiñas, nel messaggio di chiusura, ha cercato di mettere in risalto le lotte popolari che portarono ai processi per i delitti di lesa umanità. Ha detto, in quel senso, che “dobbiamo apprezzare quello che abbiamo fatto e continuare a lavorare affinché non ci siano più Etchecolatz e Chocobar sciolti, e affinché la ministra (Patricia) rinunci definitivamente al suo incarico, dal quale sta congratulandosi con coloro che partecipano a fatti di violenza istituzionale”.

Etchecolatz sconta la pena dell’ergastolo, fu condannato nel 2004, 2006, 2014 e 2016 per diversi casi di sequestro, assassinio, scomparsa e torture commesse quando era Direttore delle Indagini della Polizia Bonaerense e secondo di quella forza. Alla fine dell’anno passato, ha avuto i benefici della prigione domiciliare, che ha scelto di scontare a Mar del Plata.

20 febbraio 2018

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Carlos Rodríguez, Argentina: Nuevo escrache en Mar del Plata al genocida Etchecolatz” pubblicato il 20-02-2018 in Resumen Latinoamericanosu [http://www.resumenlatinoamericano.org/2018/02/20/argentina-nuevo-escrache-en-mar-del-plata-al-genocida-etchecolatz/] ultimo accesso 24-02-2018.

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