Importanti settori di base delle antiche FARC, per protezione o delusione, poco a poco sono migrati verso l’ELN.
Una volta terminato l’abbandono delle armi e la transizione politica delle FARC alla vita civile, quasi immediatamente l’Esercito di Liberazione Nazionale – ELN, ha iniziato un profondo proceso di riorganizzazione politico militare.
Tre fattori sono a favore degli eleni
Il primo, la disillusione di importanti settori di base delle FARC, demotivati di fronte agli sfacciati inadempimenti del governo e dello stato colombiano. Ex miliziani dei quartieri e dei campi osservano che le élite si burlano o modificano a proprio piacere gli accordi di pace con le FARC, mentre gli ex guerriglieri trasformati oggi in politici civili mantengono la propria parola, e rispettano gli accordi con una insuperabile pazienza e tenacia. Nel frattempo, gli assassini finanziati dai nemici della pace si aggirano come fiere, in agguato dei guerriglieri disarmati e delle loro famiglie.
È inoccultabile, che importanti settori di base delle antiche FARC, per protezione o delusione, siano poco a poco migrati verso l’ELN, fatto che sta rafforzando in modo insperato la struttura e il potere militare degli eleni.
Il secondo, il timore e la frustrazione che genera il continuo e sistematico assassinio di dirigenti sociali e di difensori dei diritti umani per mano di intatte strutture paramilitari, fatto che, sommato all’abuso delle autorità, mette in dubbio le promesse del governo di smantellare l’apparato repressivo, e il suo obbligo di proteggere la popolazione e il suo diritto alla protesta sociale.
A gennaio 2018, dalla firma dell’accordo di pace tra le FARC e il governo, sono stati assassinati 186 dirigenti sociali, gente umile e disarmata, il cui unico delitto è di essere favorevoli alla giustizia sociale e ai diritti umani in molte delle aree dove stava la guerriglia.
Erano dirigenti sociali che proponevano la sostituzione delle coltivazioni di uso illecito con coltivazioni di prodotti alimentari legati all’economia contadina. Altre vittime avevano denunciato fatti di corruzione, o avevano richiesto terre per lavorare. In genere erano dirigenti comunitari che non necessariamente simpatizzavano per le FARC, ma sì per l’idea di un paese in pace, per opzioni di lavoro e vita degna dove ci siano diverse iniziative democratiche. Quello gli è costato la vita.
Il terzo fattore che mantiene viva la fiamma ribelle dell’ELN, è l’accecata intransigenza dei ricchi potenti che non vogliono cedere democraticamente soltanto un pezzetto di potere e un po’ di ricchezza.
Si tratta di un settore emergente della borghesia di centrodestra, fortemente divisivo e corrotto, arricchitosi al riparo della violenza, nel quale ci sono rappresentanti a tutti i livelli: alcuni giornalisti, alcuni imprenditori, alcuni lobbisti di potenti compagnie minerarie, un settore di militari, forze di sicurezza, consiglieri di sicurezza e lobbisti della produzione e del commercio delle armi, un nutrito gruppo di congressisti nella loro maggioranza proprietari terrieri, e un paio di ex presidenti che hanno dilapidato 17 miliardi di dollari nella guerra contro le FARC. Senza risultati, al di là della morte di un paio di comandanti e del fiasco dei falsi positivi (sequestro e assassinio di circa 4.000 giovani di quartieri poveri, per presentarli come guerriglieri e chiedere ricompense, benefici e vacanze, e per giustificare rapporti del Plan Colombia). Questo ampio settore è quello che si rifiuta di concedere un’opportunità di pace e riconciliazione tra i colombiani.
Che fare?
Secondo la mia opinione, insistere sulla pace. In uno scenario di guerra i corrotti, i populisti e i violenti hanno un guadagno. Per quello hanno promesso di fare a pezzi il processo di pace. Il noto rafforzamento dell’ELN, invece di stimolare la guerra, dovrebbe essere un messaggio all’alto governo, inizialmente per ribadire gli sforzi a mantenere i patti con le FARC, che sinceramente hanno consegnato le proprie armi e i propri beni puntando sulla riconciliazione, e su un processo di pace senza inganni con l’ELN. Tanto gli eleni come i dissidenti delle FARC che si sono uniti a loro, chiedono un effettivo processo di dialogo, che castighi le provocazioni e i crimini contro la pace.
Non solo generali e soldati devono confessare le violazioni dei DDUU; allo stesso modo sarebbe necessario che anche cacicchi, latifondisti, e sempiterni controllori del sistema politico della Colombia confessino di fronte alla Giurisdizione Speciale di Pace (JEP) i propri crimini. Il fatto contraddittorio e curioso, è che molti di questi personaggi sono quelli che utilizzano le tesi contro la JEP con l’argomento dell’impunità; il loro sogno era vedere le guerriglie sterminate o in carcere, o i loro dirigenti estradati, come hanno fatto con alcuni narcotrafficanti discoli, capi delle bande paramilitari. Arguzie per evitare che si sappia la verità di quanto avvenuto.
Alla fine, se si ripetesse il modello del referendum per approvare i risultati di un processo di dialogo, questo non può essere improvvisato e imposto dal governo come è successo nell’ottobre del 2016. In Europa e nel pianeta è stato dimostrato che i referendum sono manipolati con strategie di paura e sicurezza, e con menzogne che predicono false catastrofi dell’economia e della stabilità.
A tutt’oggi dove sta la cosiddetta sinistra democratica? Invece di stare evitando coalizioni con le FARC e l’ELN, dovrebbe stare facendo passi verso un’assemblea nazionale costituente che permetta e organizzi un processo di transizione dall’attuale regime escludente e divisivo, ad un regime democratico e moderno [e socialista].
* Luis Alberto Matta è uno storico del genocidio contro l’Unión Patriótica, autore del libro “Colombia e le FARC-EP”, edito da Txalaparta en 1997.
CALPU
31-01-2018
La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Luis Alberto Matta, “ELN pronto será una guerrilla muy poderosa” pubblicato il 31-01-2018 La Haine, su [https://www.lahaine.org/mundo.php/eln-pronto-sera-una-guerrilla] ultimo accesso 31-01-2018. |