Un punto di vista critico interno al Movimento Alianza País.
“Voglio scrivere ma mi esce schiuma, voglio dire moltissimo e mi impantano”. César Vallejo
Fin dall’inizio del governo di Lenín Moreno, il 24 maggio, ho smesso di pubblicare. Amiche e amici, da fuori del paese, mi domandano preoccupati che succede nella politica del caro Ecuador. Che significano le tragiche notizie che appaiono sulle lotte interne nel progetto che sembrava continuare con il trionfo di Lenín Moreno, che avviene ora con la sua espulsione dal Movimento Alianza País (Alleanza Paese). Non l’ho fatto prima perché ero confuso, sconcertato e soprattutto furioso. Furioso con i due principali dirigenti di questa congiuntura, Rafael Correa e Lenín Moreno, che non hanno saputo mantenere l’equilibrio della transizione e che hanno regalato alla destra (seduta in un palco di gran classe con un bicchierino di whisky in mano) lo spettacolo della divisione interna.
1. Due gravi errori di Rafael Correa: non aver permesso lo sviluppo della costruzione di Alianza País come un forte Movimento democratico, che doveva e deve essere una priorità; e in secondo luogo, aver imposto Jorge Glas come candidato alla vicepresidenza. Non perché io pensi che sia corrotto o no, ma perché era già sistematicamente condannato dalla destra come principale accusato di corruzione. Per due anni la destra lo ha sistematicamente segnalato di lucrare con i progetti. Non voglio tralasciare di menzionare che migliaia di noi cittadini e cittadine abbiamo proposto José Serrano come candidato e che questo avrebbe permesso di vincere con una goleata e al primo turno, come dicono i miei compagni. Due gravi errori di cui oggi paghiamo le conseguenze. Dopo gli interventi del Presidente Correa che fin dal primo giorno delegittimavano il Governo di Moreno, alcuni a ragione altri no. Un periodo di silenzio sarebbe stato più strategico e redditizio.
2. La consegna da parte del Presidente Moreno di importanti strumenti di partecipazione cittadina, come sono il Ministero dell’Inclusione Economica e Sociale, il Ministero del Lavoro e i mezzi di comunicazione statali, alla destra è stata molto grave per la pratica e l’immagine. Dopo, e non meno gravi, gli Insulti a Rafael Correa e alla Rivoluzione Cittadina e a noi suoi militanti, sono stati incontrollati e smisurati, sembrerebbe carichi di un insospettabile risentimento verso la sua immagine di bonomia.
3. Il risultato di questi errori hanno portato alla rottura unilaterale (senza nessun dibattito) di un settore di Alianza País con l’insieme del Movimento. Questo settore guidato da Ricardo Patiño, Gabriela Rivadeneira e Doris Solís, tra gli altri, clandestinamente e all’improvviso, tolgono la presidenza del Movimento al Presidente Moreno e nominano Patiño come nuovo Presidente. L’azione appare come illegale e illegittima. L’immediato sostegno dell’ex Presidente Rafael Correa toglie qualsiasi dubbio di poter riconciliare, almeno nel breve periodo, le posizioni nel Movimento.
4. Analizziamo: dietro questo colpo di stato interno non si vede nessuna chiara strategia. Moreno ha il 70% di approvazione, anche se ancora non ha effettuato nessuna opera visibile. Rafael Correa, pensatore della Rivoluzione Cittadina e brillante guida di quella per 10 anni, trasformatore del paese, ha dimostrato molta poca capacità di gestione politica nella congiuntura, al punto di portare alla rottura del Movimento.
Moreno fino ad oggi non ha praticamente mantenuto nulla di quanto offerto, ma in pratica nemmeno ha tradito il percorso della Rivoluzione Cittadina. In Alianza País il dibattito oggi si è ridotto ad aggettivi dispregiativi, uno peggiore dell’altro, senza nessuna idea sul tappeto. Il Consiglio Popolare, parte della strategia del governo destinata a consolidarsi e a risolvere le contraddizioni, ha un solo elemento ideologico serio ed è la richiesta sull’imposta sul plusvalore per abrogare una Legge che limitava la smisurata accumulazione di ricchezza agli speculatori della terra urbanizzabile e dell’industria delle costruzioni. La richiesta sulla rielezione deplorevolmente impedirà la candidatura non solo di Rafael Correa ma di importanti quadri per i Comuni e le Assemblee. Ma se il popolo ecuadoriano decide di aprire le porte nuovamente alla candidatura indefinita, ci sono meccanismi per farlo più avanti. Trasformare quella richiesta nel principale cavallo di battaglia è una stupidaggine. Ricordiamo che l’unica elezione che hanno perso Chávez ed Evo Morales fu giustamente sul tema della rielezione. La terza richiesta polemica è sulla costituzione dell’organismo di selezione di importanti funzionari dello stato. Questo meccanismo che doveva cittadinizzare e democratizzare la selezione dei componenti di questo importante strumento, non ha funzionato come era stato pensato. Nonostante ciò si deve costruire una simile migliorata struttura organica.
La destra capitalizzerà questo Consiglio Popolare se non riusciamo realmente a trasformarlo in uno strumento di rafforzamento delle conquiste della Rivoluzione Cittadina. Per ciò, per il suo funzionamento, quello che si deve fare è accumulare l’organizzazione che crea la mobilitazione circa questo processo elettorale. Dietro al gruppo che oggi guida un settore di AP non si vede una reale strategia di accumulazione di forze. La proposta di un’Assemblea Costituente, ha un suo proprio ritmo ed una inevitabile scadenza, ma la cosa grave è che può avere come risultato una Costituente con una maggioranza di destra e farci retrocedere di 30 anni nella democrazia nazionale, così come è avvenuto in paesi vicini.
Proponiamo di consolidare l’Assemblea Nazionale e di cercare di mantenere votazioni congiunte (giacché un solo Blocco AP sembra possibile), soprattutto tutto quello che consolidi e rafforzi le conquiste sociali e dei diritti della cittadinanza. Il programma di governo, come quello che propone il Presidente Moreno continua ad essere un progetto socialdemocratico avanzato, simile a quello dell’ex Presidente Rafael Correa, in una inevitabile fase differente. Sfortunatamente l’assenza di una adeguata strategia da parte di Alianza País per questa transizione ci mette a rischio di retrocedere a causa dell’indebolimento e del logorio che producono le lotte interne. Questa rottura prosegue senza una direzione. La guida di Raffael Correa non basta a riprendere il potere rompendo l’istituzionalità, che tanto è costato costruire, nel breve periodo se quella fosse l’intenzione. La tesi del golpe soave contro la Rivoluzione Cittadina è molto fragile e poco popolare. Il tema della corruzione maneggiato dalla destra mette a rischio la libertà di molti militanti onesti che hanno lavorato in questi 10 anni. L’annuncio del ritorno dell’Economista Rafael Correa Delgado, lontano dal ricomporre il movimento rivoluzionario, sembra che contribuirà al suo frazionamento. A noi che abbiamo scelto di continuare nel processo di accumulazione delle forze appoggiando il progetto del Governo, ci indignano gli epiteti lanciati dal Presidente Moreno, e ci indigna anche, certamente, l’appellativo di traditori. I tempi del manicheismo di stai con me o stai contro di me, dovrebbero essere stati superati e sembrava che la Rivoluzione Cittadina fosse un serio spazio di dibattito e di arricchimento di idee. Speriamo di non tornare alle tristi storie della sinistra continentale con fracassi per la vanità e il sogno del proprio partito e della propria rivoluzione di alcuni dirigenti. La destra Continentale e quella locale si sentono molto soddisfatte dei propri successi, ma mai hanno pensato di avere in 6 mesi così pingui guadagni politici.
Per una Rivoluzione diretta fondamentalmente da quadri della classe media con grandi aspirazioni di mobilità sociale, perdere il potere è stato molto duro. Sono stati rimpiazzati da altri quadri con uguali aspirazioni. La mancanza di formazione politica ed etica comporta gravi conseguenze. Frei Betto ci insegna molto su ciò che è avvenuto in Brasile con il PT e con l’abbandono della solidarietà e dell’etica come principi di guida. L’unica scuola politica che funzionava in Ecuador erano i sabati con l’ex Presidente Correa, ma tutto questo si sgretolava con la “ditocrazia” (pratica di nominare qualcuno ad un incarico in modo arbitrario e per pura decisione personale, ndt) che andava dall’alto verso il basso e si ripeteva in ogni angolo di potere di Alianza País. Un forte e grande lavoro tocca ai giovani di formare i nuovi quadri con quelle qualità, ma di quello si tratta e in quello e per quello ci giocheremo la vita. Impedire in Ecuador un nuovo trionfo dell’impero è la principale sfida per noi che amiamo la rivoluzione e la solidarietà e pertanto il socialismo, al di sopra di tutte le cose. Mantenere il capitale al servizio dell’essere umano, è la nostra meta.
Nel movimento popolare, nei movimenti sociali ci sono dirigenti maturi e conseguenti che devono apportare molto e far tornare a camminare questo processo democratico che si cerca di distruggere. La Patria Orgogliosa e Sovrana deve tornare a sventolare le proprie bandiere come proposta per la Patria Grande. Gran parte di Alianza País è cosciente che il movimento non può rimanere nelle mani di dirigenti nominati una volta di più a dito. Con il triste esempio che ci ha dato ieri notte questo gruppo di compagni e compagne, ci sono poche speranze, nonostante un processo interno democratico e onesto. Abbiamo fiducia nel futuro e nelle alternative che si aprono a partire dalla ricomposizione che sta avvenendo nei movimenti sociali. Da parte nostra continuiamo a militare ed essere attivi nel nostro CRC (Comitato della Rivoluzione Cittadina) pieno di iniziative popolari e democratiche alla ricerca del Buen Vivir (Vivere Bene).
03/11/2017
ALAI
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Luis Varese, “Ecuador, los días grises de la Revolución Ciudadana” pubblicato il 03-11-2017 in ALAI, su [https://www.alainet.org/es/articulo/189011] ultimo accesso 08-11-2017. |