Venezuela: Perché siamo giunti a questa situazione economica?


Alejandro López González

Cronaca di un collasso annunciato in 7 movimenti.

Per il momento, l’attuale crisi economica ha differenti interpretazioni secondo la prospettiva ideologica che si assume. Nonostante ciò, ci sono fatti obiettivi che né gli uni né gli altri sono capaci di ammettere perché, obiettivamente, ci sono responsabilità condivise e risultati che né gli uni né gli altri vogliono riconoscere. Questa è stata la cronaca di un collasso economico perfetto, in 7 movimenti:

1 – La crisi economica successiva al crollo dei prezzi petroliferi a metà degli anni 80 e l’ondata privatizzatrice dei 90.

2 – La rottura del governo nazionale con il settore industriale e produttivo nazionale, dopo i tragici eventi, promossi dall’opposizione politica, tra l’aprile 2002 e il marzo 2013, rispettivamente Colpo di Stato e Sabotaggio Petrolifero.

3 – La convinzione, da parte dell’ex presidente Hugo Chávez, di un impegno per il pagamento del “debito sociale”, a partire dall’anno 2004, confidando quasi esclusivamente sugli alti prezzi petroliferi e prescindendo da una base materiale sostenibile. In questo caso, si è giunti all’estremo di sottovalutare ed escludere il capitale industriale e tecnologico nazionale, provocando un esodo di ingegneri, tecnici, medici e ricercatori, estremamente grave. Intensificando l’economia dei porti.

4 – L’approfondimento, a partire dall’anno 2004, del modello della rendita petrolifera vigente dalla metà del XX secolo.

5 – A partire dalla caduta dei prezzi del petrolio, dopo l’anno 2012, quando questa tendenza diventava irreversibile.

6 – Di fronte all’imminente possibilità della morte di Hugo Chávez, che alla fine avvenne il 5 marzo 2013, c’è panico nella cupola del PSUV che, disorganizzata, demoralizzata e pessimista, opta durante l’anno 2012 per l’omissione di funzioni e, in molti casi, il saccheggio delle casse pubbliche, attraverso imprese da valigetta, così come è stato denunciato e raccontato con dettagli da Jorge Giordani e Edmee Betancourt (ex membri del gabinetto di Hugo Chávez).

7 – I movimenti di resistenza estremamente violenta, da parte dell’opposizione, attraverso le “guarimbas” che hanno provocato enormi perdite economiche tanto nel 2014 come nel 2017. Questo ha solo acutizzato una crisi terminale dell’economia venezuelana.

Di seguito descrivo nei dettagli ciascuno di questi movimenti.

I due primi movimenti: Dalla crisi dei 90 al colpo di stato e il sabotaggio petrolifero del 2002 e 2003

Il modello della rendita iniziato a metà del XX secolo e continuato dai governi del Patto del Punto Fijo* ebbe un primo collasso dopo la caduta dei prezzi petroliferi a metà del decennio degli 80. Questo portò il governo di Carlos Andrés Pérez a far proprio il modello neoliberale (abbandonando le bandiere socialdemocratiche del suo partito) e a promuovere un aggiustamento economico estremamente severo e a promuovere una politica privatizzatrice che, dati gli alti livelli di corruzione imperante, condusse solo ad aggravare la crisi economica del paese.

Dopo gli insipidi governi di Ramón J. Velásquez e Rafael Caldera, il governo di Hugo Chávez inizia con i prezzi del petrolio a terra. Tra il 1999 e 2002, si dedica a recuperare i prezzi attraverso una politica condivisa con altri paesi dell’OPEP. Durante questo periodo si presentano anche scontri con i settori industriali e petroliferi nazionali, abituati ad un modello di ripartizione della rendita petrolifera che lascia solo briciole alle basi popolari. Non ci fu accordo, né consenso, inizia lo scontro diretto che porta al Colpo di Stato di aprile 2002 e dopo al sabotaggio dell’industria petrolifera che ha lasciato un saldo molto negativo nell’economia nazionale.

Come risposta a questo attacco delle forze egemoniche del potere economico in Venezuela, fino a quel momento, il governo di Hugo Chávez cerca di assumere un maggior controllo sull’economia lasciando da parte i suoi acerrimi nemici tra gli industriali e gli impresari nazionali. L’aumento dei prezzi del petrolio fa sì che il governo si senta sicuro e si convinca di non aver bisogno dei propri “nemici”, gli ingegneri dell’industria petrolifera, i medici dei sistemi pubblici e privati della sanità, degli ingegneri dell’industria elettrica né di quasi nessuno che abbia un titolo universitario e provenga dalle classi medie e/o medio alte. Iniziano gli accordi con la repubblica di Cuba, mediante i quali si paga in dollari, a prezzi molto più elevati di quelli pagati ai professionisti venezuelani, “l’assistenza” di ingegneri cubani per quanto riguarda il settore elettrico, di medici per quanto riguarda il settore sanitario e di molti altri “esperti” cubani nelle aree della comunicazione, militari e ogni tipo di disciplina. Questo accentua la successiva esclusione di consiglieri venezuelani, negli alti gradi del governo nazionale o la loro subordinazione a professionisti stranieri.

Con alti prezzi del petrolio, consiglieri cubani “leali” (l’intelligence venezuelana incominciò ad essere considerata “poco fidata”), un governo cubano interamente allineato e dipendente dagli accordi petroliferi ed energetici con il Venezuela, con l’incorporazione di nuovi governi di sinistra in Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador e Nicaragua, il governo del presidente Hugo Chávez si sente sicuro per andare avanti su quello che giustamente è stato chiamato “pagamento del debito sociale”.

Il terzo movimento: Pagamento dello storico debito sociale, contando unicamente sulle crescenti entrate petrolifere (2204-2012)

Il presidente Hugo Chávez, umanista come era, senza dubbio, considera necessario correggere i livelli di disuguaglianza nel paese, le carenze riguardo la sanità e l’educazione tra i settori popolari e decide di ricorrere ai crescenti fondi petroliferi. Si intende che è urgente soddisfare le necessità popolari, che il Venezuela ha molto petrolio e che i prezzi petroliferi non faranno altro che salire e salire. Pertanto, la trasformazione economica e il definitivo superamento del modello della rendita, ereditato dalla 4a repubblica, potrebbe aspettare fino a che non ci sarà una base sociale molto più solida, “rendere irreversibile la rivoluzione bolivariana” e raggiungere dei livelli educativi e sanitari tra le classi più povere molto più degni di un paese che, ora, era deciso a marciare “verso il socialismo”. A partire dal 2007, il presidente Hugo Chávez dichiara che la rivoluzione bolivariana è Socialista e assume questa teoria sociale ed economica come modello per il paese. Lo scontro con la già abbastanza colpita industria nazionale, con la classe nazionale dei professionisti e la classe media nazionale ora assume un carattere ideologico e non solo di un momento politico. Sono create nuove università per formare dei “professionisti socialisti”, nasce l’Università Bolivariana del Venezuela, “la nuova UNEFA”, le Università Politecniche Territoriali, che trasformano Tecnici Superiori in Ingegneri, per arte di magia! E altri meccanismi educativi, molto forzati, molto di corsa, poco profondi nella loro visione di medio e lungo termine, ecc., ecc., ecc.

Il Movimento Quinta Repubblica (MVR), un movimento elettorale senza nessuna ideologia politica chiara, un amalgama di tendenze il cui unico punto in comune era togliere il potere agli “Adeco e ai Copeiani” (Patto del Punto Fijo) [aderenti ai partiti Adeco e Copei, ndt] e fondare una nuova repubblica, si trasforma nel Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Ma questo è solo una trasformazione di sigle, colori e di discorso, i dirigenti sono gli stessi, i quadri politici gli stessi, non c’è apertura, né modifiche sostanziali. Solo il discorso di Chávez è chiaramente socialista, gran parte del resto dei capi del MVR, ora capi del PSUV, cominciano a leggersi forse per la prima volta nelle loro vite,  Marx, Lenin, Gramsci. Incominciano a mettere l’aggettivo “socialista” su tutto, tutto ora cambia nome e gli si pone davanti il nuovo aggettivo: “mensa socialista”, “vendita di arepa (focaccia di mais, ndt) socialista”, “mercati socialisti”, “viale socialista”, “panetteria socialista”, ecc., ecc., ecc. È il momento di pagare il debito sociale, con strutture che si chiamano “socialiste” ma che non sono altro che assistenzialismo, sussidi, borse di studio, manutenzioni, cibo sussidiato, prezzi regolati, ecc., ecc., ecc. Tutte queste sono figure che nulla hanno a che vedere con il socialismo, si inquadra di più in un modello capitalista assistenzialista. La burocrazia diventa più e più potente e onnipotente.

Il quarto movimento: Il modello della rendita è tutto, la rendita petrolifera serve a tutto!

I sussidi alla benzina, al diesel, ai lubrificanti e ad ogni tipo di combustibili continuano e si accentuano insieme ai sussidi al settore elettrico, dell’acqua e del gas. In Venezuela non si paga più quasi nulla per i servizi pubblici, il petrolio paga tutto. Cominciano i problemi nella campagna venezuelana, non c’è cibo sufficiente, non c’è carne sufficiente, polli, riso, mais. Ma al governo preoccupa poco, c’è petrolio per comprare carne in Nicaragua e Argentina, riso, mais e tutto quello che manca. Si inizia un’economia portuale mai vista, mai vista prima nel nostro paese. La rendita petrolifera, il plusvalore capitalista proprio degli alti prezzi e della speculazione nei mercati finanziari con il dollaro e il petrolio, paga l’aggettivo “socialista” di fronte a tutti i programmi assistenzialisti del governo nazionale. I salari cominciano a erodersi, ma non importa, ti diamo cibo sussidiato, auto sussidiate (portate dalla Cina, dall’India e dall’Iran), case molto sussidiate, non succede nulla, il petrolio paga tutto. È il modello della rendita come mai prima si era visto in Venezuela. Nonostante ciò, si accetta che è qualcosa di temporaneo, mentre si “paga il debito sociale” e mentre si rende “irreversibile la rivoluzione”. Tristemente, è stato dimostrato che le cose non funzionano così, come non è possibile consumare droghe che danno dipendenza solo per un certo tempo, mentre si esce da una “depressione temporanea”, non si può consumare alcol per uscire da un problema, come nemmeno si può uscire dalla povertà e avanzare verso lo sviluppo spendendo entrate provenienti dal petrolio in acquisti di cibo e auto. A partire da questo ora l’industria nazionale venezuelana è assolutamente fallita. Si dice che non importa, “i lavoratori assumeranno il controllo delle industrie”, produrranno di più e meglio, “autogestione”. Se questo va molto bene, ma dov’è il partito rivoluzionario socialista che guiderà questo? Qual è? Il MVR trasformato nel PSUV?

Quinto e sesto movimento: La cupola del PSUV osserva come crollano i prezzi del petrolio, nello stesso momento in cui si ammala e muore Hugo Chávez. “E ora chi potrà difenderci?”

Di fronte all’irreversibile caduta che comincia ad osservarsi nei prezzi del petrolio, risulta evidente (anche per l’assolutamente ottusa classe dirigente del PSUV) che il modello del “pagamento del debito sociale” con la rendita petrolifera è in grave pericolo. Non sono sicuri che sia diventata “irreversibile la rivoluzione” e molti di loro potrebbero essere coinvolti in malversazione di fondi. Pertanto, si procede ad un massiccio saccheggio. Nel 2013 Edmée Betancourt, nella sua condizione di presidente della Banca Centrale del Venezuela (BCV), rivelò che nel 2012 “andarono via tra i 15 e i 20 miliardi di dollari” in importazioni fittizie. “Non possiamo diventare pazzi a fare come si stava facendo l’anno passato, che sono stati dati via e sono stati dati via (…) Era una barbarie, quell’errore non lo torneremo a commettere”, dichiarò nel maggio del 2013. Anche Jorge Giordani, ex ministro della Pianificazione, fece varie volte riferimento al tema. Giunse ad affermare che la cifra potrebbe arrivare a 25 miliardi di dollari presi da compagnie che importarono contenitori pieni di “ferraglia”. In questi 25 miliardi di dollari non entrano i pagamenti per il servizio dei professionisti stranieri a Cuba, né gli acquisti con sovrapprezzo nelle industrie elettrica, petrolifera, idrologica e delle telecomunicazioni. Nemmeno entrano i pagamenti in eccesso per importazioni di materiali da costruzione né i pagamenti eccessivi per importazione di alimenti. Infrastrutture che mai sono state terminate, opere che neppure sono cominciate, ecc., ecc., ecc. Nulla di quello è considerato dentro la “sottrazione” alla nazione.

In questo contesto, l’opposizione non dice né fa nulla, non denuncia con prove alla mano, si dedicano solo a fare più buchi alla barca per affondarla e prendere il potere più rapidamente. Saccheggiatori d’ufficio, soci della burocrazia rossa, tutti fanno un pandemonio con i fondi del popolo venezuelano. Nelle imprese da valigetta non ci sono ideologie politiche, ci sono banditi di governo e opposizione, tutti che fanno festa con le casse pubbliche. L’opposizione utilizza i fondi dei suoi governatorati e dei suoi municipi per finanziare i propri partiti politici e lasciano nell’abbandono assoluto i cittadini degli stati e dei municipi in cui hanno vinto le elezioni. Pensano che conti solo prendere il potere.

L’ultimo movimento: La stoccata finale la dà l’opposizione con violenza e morte

Dopo il trionfo di Nicolás Maduro nelle elezioni successive alla morte di Hugo Chávez, l’opposizione violenta si lancia ad abbattere il governo con le cattive. Violenza e morte provocano il fallimento dei piccoli e medi impresari che rimanevano in Venezuela. I piccoli commerci, panetterie, negozi e supermercati si vedono obbligati a chiudere durante le proteste a causa del fatto che sono minacciati dai manifestanti violenti dell’opposizione. L’opposizione semina nel popolo solo disperazione, la strategia è agitare, intimorire e portare la gente all’estremo affinché si scagli violentemente sulle forze dell’ordine pubblico, si pagano sicari per agitare i cortei dell’opposizione e portarli ad estremi fatti violenti. Sono bruciati e distrutti beni pubblici, edifici e uffici pubblici, sono effettuate azioni terroristiche con totale e assoluta impunità e con il sostegno dei media internazionali. Utilizzano la gente solo per scagliarla nelle strade affinché trasferisca il potere politico agli oppositori che, allo stesso tempo, ricevono finanziamenti da organizzazioni politiche degli USA.

Come potrebbe andare bene la nostra economia con simili movimenti, tanto di governo come d’opposizione? Sono state prese le misure e sono stati realizzati movimenti precisi per far fallire questo ricco e bel paese. L’incompetenza della burocrazia è diventata ancor più evidente  in gran parte dei membri dell’attuale Assemblea Nazionale Costituente e nei candidati a governatori, tanto di governo come d’opposizione. È stata la ricetta perfetta per il fallimento. Il resto della storia sono i fatti già in pieno sviluppo.

26-10-2017

Aporrea

tratto da Rebelión

*Il Patto del Punto Fijo fu un accordo di governabilità tra i partiti politici venezuelani AD, Copei e URD, firmato il 31 ottobre 1958, pochi mesi dopo l’abbattimento di Marcos Perez Jimenez, generale dell’esercito venezuelano designato provvisoriamente presidente de facto.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Alejandro López González, ¿Por qué hemos llegado a esta situación económica?” pubblicato il 26-10-2017 in Rebeliónsu [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=233288&titular=%BFpor-qu%E9-hemos-llegado-a-esta-situaci%F3n-econ%F3mica?] ultimo accesso 06-11-2017.

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