Il caso, tremendo caso di violenza maschilista, è quasi passato inosservato nei media più influenti dell’Argentina. L’essere donna povera e lesbica ha giocato contro Higui.
Hanno liberato Higui, la donna che da ottobre dell’anno scorso era detenuta per aver ucciso un uomo poiché si era difesa da un tentativo di violenza multipla.
“Ti farò sentire donna, maledetta lesbica”, le disse uno degli aggressori che da tempo la molestavano poiché è donna e lesbica. Higui si difese, riuscì ad ucciderne uno con una coltello a serramanico e la mandarono in prigione. Il resto dei suoi aggressori rimase libero.
Il caso, tremendo caso di violenza maschilista, è quasi passato inosservato nei media più influenti dell’Argentina. L’essere donna povera e lesbica ha giocato contro Higui. Per molti, non importava tanto. La stampa internazionale sì ha inteso che c’era una grande storia da raccontare, per denunciare. Higui è apparsa nella BBC, nel El País della Spagna, nei media statunitensi, messicani (io). Perfino Higuita, il famoso calciatore colombiano, al quale si deve il suo soprannome, ha solidarizzato con lei.
La differenza del trattamento mediatico e del machismo giudiziario contro Higui è stato ancor più evidente la scorsa settimana, quando una catena televisiva nazionale è andata da Farré, il milionario imprenditore femminicida condannato all’ergastolo per aver ucciso con 74 pugnalate sua moglie. Dopo la condanna, l’assassino ha dato interviste in abbondanza. A Higui, invece, non le permettevano di ricevere giornalisti. I canali, in ogni modo, non si disputavano la sua primizia.
Ma il movimento delle donne dell’Argentina non si è demoralizzato.
Ci sono state permanenti campagne nelle reti, denuncie, articoli e cronache nei media alternativi. Higui è stata un simbolo nel corteo dello Sciopero Internazionale delle Donne, nel corteo Ni Una Menos. Sono state raccolte firme, petizioni.
Oggi, quando è stato confermato che la giustizia aveva concesso a Higui la scarcerazione straordinaria, immediatamente ho pensato a Belén, la giovane condannata per aver avuto un aborto spontaneo.
Ambedue sono libere grazie al potente movimento delle donne dell’Argentina, il medesimo che sta venendo attaccato, il medesimo al quale si chiede l’impossibile, quello che a nessun altro movimento.
Nelle ultime settimane sono piovute le critiche al femminismo argentino. Le chiedono di non dipingere muri, di non mostrare le tette, di non bloccare strade, di comportarsi bene, di non politicizzarsi, di non dividersi, di pensare la medesima cosa, di chiedere la stessa cosa e allo stesso modo.
Non mi rammarico di dirvi che nulla di questo succederà. Il movimento continuerà nelle strade dimostrando la sua ricca diversità, con l’unico consenso di combattere tutte le espressioni della violenza maschilista, di lottare contro la cultura patriarcale, ciascuna come può, ma unite in casi come quello di Belén, di Higui (ora bisogna lottare per la sua assoluzione) e tanti altri.
Faccio gli auguri, abbraccio le donne argentine che stanno lottando per i diritti di tutte le donne. Io continuerò ad appoggiarle, ad accompagnarle, festeggiando e raccontando i loro risultati.
State facendo storia, ragazze.
12 giugno 2017
La Izquierda Diario
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Cecilia González, “Liberaron a Higui, el movimiento de mujeres en Argentina está haciendo historia” pubblicato il 12-06-2017 in La Izquierda Diario, su [http://laizquierdadiario.com/Liberaron-a-Higui-el-movimiento-de-mujeres-en-Argentina-esta-haciendo-historia?id_rubrique=1201] ultimo accesso 15-06-2017. |