Il “Giorno del giovane combattente” intervista a Luisa Toledo Vergara


“…los años pasan sí, la vida no,

El mundo estalla hermoso alrededor,

… los años pasan sí, el fuego no,

El fuego volverá en los hijos del sol…”

(S. Rodríguez)

Alla vigilia del 29 Marzo, giornata ribattezzata in Cile “Giorno del giovane combattente”, pubblichiamo la traduzione di un intervista a Luisa Toledo Vergara, madre di Eduardo e Rafael Vergara Toledo, giovani MIRisti assassinati a Villa Francia nel 1985 dalla polizia cilena.

In questa notte numerose periferie del paese si “accendono” per affermare con forza che “ogni giorno nasce un giovane combattente” e che nello scontro si costruisce e mantiene viva la memoria. Dall’assassinio dei due giovani questa data si è trasformata nella commemorazione di tutti i giovani caduti nella lotta contro la dittatura e nella lotta contro il capitale.

Quest’anno la commemorazione avviene a seguito della liberazione del carabiniere Francisco Nelsen Toledo, colpevole dell’assassinio a sangue freddo di Rafael Vergara. Fatto a seguito del quale Luisa ha dichiarato che non avrebbe fatto più nessun affidamento sulla giustizia dei potenti.

A testimonianza della continuità nella lotta della famiglia Toledo Vergara va aggiunto un accenno alla citata Tamara Sol, nipote di Luisa, che attualmente sta scontando una condanna a 6 anni per rappresaglia nei confronti di una guardia giurata, colpevole di aver ucciso, per “eccesso di legittima difesa” un militante anarchico durante un tentativo di rapina in una banca.

Cosa ne pensa del fatto che siano arrivate molte persone a questa iniziativa di solidarietà?

Luisa Toledo: Siamo molto contenti, perché la risposta della gente a questa data è sempre molto generosa, molto affettuosa, e anno dopo anno sono sempre assieme a noi. In più ci rende molto felici che la gente continui con il lavoro dal basso, facendo cose.

Sono passati molti anni e vediamo che si susseguono generazioni di giovani che ricordano i fratelli Vergara. Come si sente lei nel vedere che sempre in più posti si protesta per ricordarli?

Luisa Toledo: Credo che con Manuel (padre dei fratelli Vergara) abbiamo fatto un lavoro abbastanza forte al principio, molto faticoso, però molto intenso, domandando alla gente che ci accompagnasse sempre, chiedendogli di essere con noi per il primo anno, tutti i mesi. Successivamente abbiamo iniziato una volta all’anno e molta gente è stata arrestata, ci sono stati giovani che hanno perso i loro studi, molta gente ha perso il proprio lavoro durante questi anni. Finché un giorno non riuscimmo a sottrarre il caso alla Giustizia Militare e passarlo alla Giustizia Civile, e così siamo riusciti ad ottenere che tre degli assassini fossero giudicati; tutto questo grazie ai giovani che hanno combattuto e che hanno fronteggiato la polizia. In nessuna altra maniera sarebbe stato possibile.

Non credo nella questione pacifica, io che qui in nessuna maniera, sempre è uno svantaggio. Bisogna fare scandalo per le strade, c’è bisogno di richiamare l’attenzione, perché altrimenti nessuno ti ascolta, nessuno ti prende sul serio, non c’è altra soluzione

Recentemente è uscita la notizia che gli assassini dei fratelli Vergara sono stati rimessi in libertà. Cosa ne pensa?

Luisa Toledo: E’ terribile, assolutamente terribile. Se non c’è giustizia dovrà esserci almeno funa [pratica di lotta che consiste nel rendere pubblici gli atti] che il tipo non viva tranquillo da nessuna parte, che gli occhi di centinaia di persone di qualunque posto siano fissi su questo uomo, soprattutto su Alex Ambler Hinojosa, che è l’assassino dei miei figli, il Tenente a capo di quella pattuglia.

Faccio un appello alla gente, al paese, a tutta la gente, affinché ovunque lo vedano ci avvisino per rendergli la vita impossibile. Perché non può continuare a vivere tranquillo. Non abbiamo altre soluzioni rispetto a questa situazione.

Quello che credo è che se non c’è giustizia attraverso i Tribunali – visto che già è comprovato che, a partire dalla dittatura di Pinochet in avanti, i Tribunali sono venduti, dovremmo avere la nostra giustizia. Pero non non ce l’abbiamo , non abbiamo questa possibilità, quindi, c’è bisogno per lo meno di una funa.

Lei scarta completamente il fatto che i Tribunali dispensino giustizia?

Luisa Toledo: Assolutamente sì, se all’assassino è già stata concessa la libertà e non è più possibile riaprire il caso.

Ciò che lei racconta dimostra che sono state le mobilitazioni e i giovani combattendo nelle strade che hanno permesso alla memoria di mantenersi viva.

Chiaramente sono i giovani. Se non fosse per i giovani che affrontano la polizia, qualche molotov, e cose del genere…se non fosse per questo….noi solamente con le manifestazioni non avremmo risolto nulla. E anche la gente adulta che partecipa ai cortei. Di tutto questo credo che bisogna essere felici. Io li ringrazio di cuore.

Faccio una chiamata a tutte le famiglie. C’è bisogno di iniziare a lottare affinché si faccia giustizia per i propri familiari. E deve partire dalle famiglie, se non c’è la famiglia in testa è molto difficile che gli amici facciano qualcosa. Deve essere un familiare che sta tribolando perché la cosa esca dai Tribunali. Per lo meno affiché si sappia, che se diranno che “il fatto non sussiste”, però si potrà dire che quei vecchi di merda sono stati consultati [riferito ai giudici], gli è stato denunciato l’assassinio, e per lo meno, rimarrà nella storia la loro negligenza.

Cosa potrebbe dire ai giovani studenti, ai giovani di periferia e delle campagne, ai giovani mapuche?

Luisa Toledo: Ai giovani mapuche li ammiro molto, soprattutto a quelli che stanno lottando. Questo è ciò che dovremmo fare. Purtroppo non abbiamo nulla. Loro stanno lottando per la loro terra, li è in corso una guerra a bassa intensità. È una guerra e di questo noi non possiamo renderci conto. La mia ammirazione nei loro confronti è totale, completa, perché questo è quello che bisogna fare. Questo è quello che bisogna fare!

Se ti metti contro i ricchi, devi avere con che rispondergli, altrimenti….. altrimenti non c’è storia, ti liquidano e basta. Allora per cosa vai a reclamare nei Tribunali di giustizia? Sono la stessa cosa. A chi vai a chiedere che ti aiuti? I giudici sono tutti collusi, li in Araucania, contro i mapuche. E qui anche, qua i veri colpevoli finiscono in carceri di lusso, mentre rilasciano tutti. Hanno già rimesso in libertà l’uomo che apri il ventre a Parada e poi lo ha decapitato. Lo hanno lasciato libero! Rendetevi conto di ciò che significa.

Questi sono i motivi della violenza che utilizzano i giovani. La violenza con cui assaltano, è per le disuguaglianza sociali ed in più perché abbiamo un esempio chiaro di come vadano fatte le cose quando sei malvagio. Perché questi disgraziati sono stati malvagi! Malvagi! Con la maiuscola. Hanno decapitato gente, l’hanno bruciata. Hanno gettato gente nelle miniere, nei forni, nel mare.

Come fai a confrontarti con questo tipo di gente a “mani vuote”? Impossibile, è impossibile. Hai bisogno per lo meno di avere qualcosa nelle mani, questo è quello che dico io.

Ai giovani di ora, gli dico, chi vuole studiare studi. Però quando la gente si fa la guerra tra di sé nelle strade e ci sono molte persone trasformate da droga, delinquenza e prostituzione… non so se uno avrà la possibilità di studiare tranquillo.

Bisogna studiare, chiaro, però c’è bisogno di rendersi conto delle condizioni in cui si trova la gente con cui mi trovo a vivere, con cui condivido la vita. E’ certo che non voglio uscire di qui (dal mio quartiere popolare), se la mia aspirazione è andarmene nei quartieri alti, questo è un altro racconto.

C’è bisogno di evitare che più gente cada nella droga. I nostri ragazzi, combattenti di quel tempo, sono caduti nella droga. Comunque, questo non cambia nulla.

Magari potessi dire, studiate tranquilli ragazzi che abbiamo bisogno di professionisti. Però poi i ragazzi se ne vanno da un altra parte, questo è il problema, gli piace il denaro. Il sistema li fa suoi e li perdiamo punto e basta. I compagni mapuche mi raccontavano che hanno mandato gente a studiare a Cuba, medici che quando arrivano qui disconoscevano il proprio popolo. Per questo inviterei a lottare tutti i giorni, a non cadere in cose assurde, senza alcun senso.

Per ultimo volevamo chiederle della situazione di Tamara Sol.

Luisa Toledo: Il fatto è che chi ha ucciso il compagno Oversluij (caduto durante un assalto ad una banca a Pudahuel) continua ad essere al suo posto, tranquillamente, lavorando. Come è possibile?! E l’assassinio che ha commesso di questo giovane? Chi ha sparato in corpo due caricatori e successivamente gli ha sparato un colpo di grazie in fronte. E poi lo hanno trasmesso in televisione tutto il giorno! Non è possibile!

Sono dell’idea che, per un fatto del genere, qualcuno debba fare giustizia. Se ciò non si fa continueranno a prenderci a calci ed ucciderci per le strade, questo è ciò che credo. Per il momento, disgraziatamente, non siamo in grado. Ma io sono di parte , se ci uccidono un compagno così, come possiamo non fare nulla? Per lo meno un colpo.

28 Marzo 2017

InfoAut

Il “Giorno del giovane combattente” intervista a Luisa Toledo Vergara” pubblicato il 28-03-2017 in InfoAutsu [http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/18504-il-giorno-del-giovane-combattente-intervista-a-luisa-toledo-vergara] ultimo accesso 30-03-2017.

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