Ex presidente della Petrobras sospetta il coinvolgimento degli USA nel golpe contro Dilma


Andy Robinson

Donald Trump è una minaccia per l’America Latina. Chi lo dubiterebbe. Ma Barack Obama e Hillary Clinton, così come quello stato profondo composto dalle agenzie di intelligenza e dalla macchina occulta del Dipartimento di Stato che i democratici credono il difensore del mondo libero, non sono stati esattamente gli alleati più comprensivi della cosiddetta “Pink tide” (la sinistra che è giunta al potere in America Latina negli anni di George W. Bush, e che ora attraversa una crisi esistenziale). Lo storico Gregg Grandin ha analizzato con gran abilità la tolleranza dei golpe nel Dipartimento di Stato della Clinton e di Obama.

In una intervista che pubblicheremo domani in diretta su La Vanguardia Sergio Gabrielli, presidente di Petrobras tra il 2005 ed il 2012, denuncia il coinvolgimento, passivo ma ripetuto, degli Stati Uniti nella crisi dei Governi di sinistra e nei golpe morbidi contro i governi in Honduras, Paraguay e Brasile. Perché lo farebbe? Forse perché la caduta della sinistra ha spianato il cammino a politiche di privatizzazione e apertura alle multinazionali, e, nel caso dell’impresa petrolifera Petrobras, di una vendita avventata di attivi che Gabrielli qualifica come “misure Jack lo squartatore”. Riproduco qui parte dell’intervista:

È in crisi il modello alternativo che da 15 o 20 anni l’America Latina ha rappresentato?

Senza dubbio. Quello che gli statunitensi definiscono come pink tide (la marea rosa, come dire la sinistra) dal Brasile alla Bolivia o all’Ecuador, per me significava tre fattori: 1. politiche economiche centrate sui mercati interni e non solo nell’esportare e riuscire ad avere mano d’opera a buon mercato; 2. la riduzione della disuguaglianza di reddito e l’incorporazione degli esclusi; e 3. la relazione di commercio e investimenti “sud-sud”

È morto questo modello?

Sì. Credo che sia finito. E non credo che sia una casualità. Non sono paranoico ma credo che in questo ci sia un qualche coinvolgimento degli Stati Uniti e della CIA. È un piano. La politica dei prezzi del petrolio ha avuto un ruolo. L’effetto collaterale ha distrutto il Venezuela e la Russia. Gli USA hanno perso una relazione utile con il Sudamerica e stavano cercando di recuperarla con Obama. È curioso che i golpe morbidi in Paraguay, Honduras e Brasile siano avvenuti con lo stesso ambasciatore statunitense.

Ma in Brasile, Lula potrebbe tornare, no? È ancora il politico più popolare, credo. 

Sì, ma cercheranno di uccidere Lula politicamente; non so se cercheranno di ucciderlo fisicamente, ma chi lo sa…? Il sogno dei suoi nemici è che Lula non possa candidarsi. Il fatto più probabile è una riconfigurazione della sinistra con un candidato che non sia del PT, come Ciro Gomes.

L’agenda di questo Governo è risultata abbastanza aggressiva dato che non è stato eletto, vero?

Ci sono diversi gruppi nel Governo. Alcuni hanno un’agenda molto chiara di privatizzazioni e di ristrutturazione dello stato brasiliano, sradicando gli elementi socialdemocratici nella Costituzione del 1988, le leggi del lavoro che datano dagli anni trenta, e le politiche di Lula e Dilma. Sono molto anti stato. Ma nel Governo ci sono anche altri gruppi che sono i vecchi pragmatici. Loro non hanno un’agenda molto chiara.

Privatizzeranno Petrobras?

La strategia è come quella di Jack lo Squartatore. Stanno già privatizzando alcune parti di Petrobras. Vogliono focalizzarla sullo sfruttamento del petrolio presal. Sarà una compagnia molto più piccola. Centrata sulle riserve che hanno oggi.

Le vendite delle concessioni del presal sono ad un prezzo giusto?

No. Hanno venduto un importante campo alla Statoil per 2,5 milioni di dollari. È un affare molto buono per la Statoil. Dopo verranno altre imprese straniere come la Shell.

Che effetto avrà sull’economia brasiliana questo rapido aumento di produzione ed esportazione di petrolio?

Credo che il rischio della malattia olandese -inflazione e sopravvalutazione della moneta che diminuisce la competitività del resto dell’industria e genera crisi per il conto corrente- sarà molto alto. Esporteremo petrolio. Ci sarà una domanda dagli Stati Uniti, perché lo shale oil si esaurirà. Ci sarà un forte apprezzamento del real. E questo ucciderà tutte le altre industrie.

Crede che sia stata la corruzione ad aver affondato Petrobras?

Secondo l’indagine Lava Jato il 3% dei contratti in Petrobras erano subordinati a bustarelle. Questi sono 6.000 milioni di real. Sembra molto. Ma in confronto con la fatturazione di 350.000 milioni di real, è poco. Anche così, l’indagine ha avuto un brutale impatto sugli investimenti. Delle 15 imprese di ingegneria nel gruppo della Petrobras, 9 sono indagate. Pertanto, non hanno accesso al mercato del credito, né a contratti della Petrobras, né a contratti statali. È stato un suicidio.

16-01-2017

La Vanguardia

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Andy RobinsonEx presidente de Petrobras sospecha la involucración de EE.UU. en el golpe contra Dilma” pubblicato il 16-01-2017 in La Vanguardiasu [http://blogs.lavanguardia.com/diario-itinerante/ex-presidente-de-petrobras-sospecha-la-involucracion-de-ee-uu-en-el-golpe-contra-dilma-47801] ultimo accesso 26-01-2017.

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