Questo martedì 10 gennaio, di mattina, centinaia di gendarmi hanno bloccato tutti gli accessi al Lof (clan familiare, ndr) in resistenza del Dipartimento Cushamen e sono entrati con violenza nel territorio della comunità mapuche per liberare la ferrovia del treno turistico La Trochita. Ci sono state denunce di repressione, feriti e arrestati scomparsi.
Nel marzo dell’anno 2015 varie famiglie della zona effettuarono un recupero nelle terre di una delle tenute della Compagnia di Terre del Sud Argentino, che dai ’90 appartiene all’impresario italiano, Luciano Benetton, che possiede quasi un milione di ettari nella Patagonia argentina.
In quella occasione, attraverso un comunicato pubblico la comunità sostenne che “l’unico modo per frenare l’assassinio pianificato dal potere economico e dallo stato (ecocidio ed etnocidio), è mediante l’effettivo controllo territoriale delle nostre comunità mobilitate”. La risposta del magnate straniero fu di denunciarli penalmente per usurpazione, e da allora le minacce e i tentativi di sgombero sono stati permanenti.
Nel novembre del 2015, la comunità denunciò che di mattino un’auto si era fermata lungo la strada 40 effettuando degli spari. Nel maggio dell’anno scorso, i membri del Lof subirono un’altro episodio di violenza per mano della polizia provinciale, della Gendarmeria e del Gruppo Speciale di Operazioni di Polizia (GEOP) nell’ambito di un tentativo di sgombero. In quella occasione la comunità denunciò che l’operazione fu effettuata senza mostrare un ordine giudiziario e che gli arrestati furono trasferiti su auto senza identificazione.
Ora, il giudice federale di Esquel, Guido Otranto, ha ordinato di sgomberare la ferrovia di La Trochita mediante un importante dispiegamento di gendarmi. Allo stesso tempo, simultaneamente al procedimento della Gendarmeria, la polizia provinciale ha perquisito il Lof per ordine del giudice José Colabelli (che nel 2004 fu destituito dal Consiglio della Magistratura a causa del suo comportamento nello sgombero della comunità Fermín a Vuelta del Río e che nel 2010 fu riabilitato dalla Corte Suprema provinciale), per un presunto abigeato (furto di bestiame).
Il risultato di queste decisioni giudiziarie è stato un violento episodio che è terminato con alcuni membri della comunità feriti e tre detenuti che per alcune ore erano scomparsi, fino a quando sono stati trasferiti presso l’Unità 14 di Esquel. Ora si trovano a disposizione del Tribunale Federale e questo mercoledì saranno indagati.
I membri della comunità hanno denunciato nei media che “sono entrati sparando, hanno picchiato gli uomini, hanno ammanettato le donne, hanno rotto tutto. Erano circa 200 gendarmi e due droni per reprimere una comunità di dieci adulti e cinque bambini. Ci trattano come indigeni terroristi che vogliono seminare il panico e ora il panico lo installano loro”.
Un comunicato è stato emesso dal Tribunale Federale di Esquel per informare che la perquisizione “è stata ordinata al solo scopo di rimuovere e sequestrare gli ostacoli materiali che sono stati posti sulla linea ferroviaria del Vecchio Espresso Patagonico La Trochita e di identificare le persone che si trovano imputate della commissione del delitto previsto nell’art. 194 del Codice Penale”.
Secondo il tribunale questa azione è stata risolta a partire da una ispezione giudiziaria che a dicembre sorvolò la zona e constatò l’esistenza di ostacoli che impedivano in quattro punti della linea la circolazione del treno. Allo stesso tempo, il comunicato chiarisce che “la misura non è destinata a far cessare l’occupazione che dal marzo del 2015 il Lof in Resistenza del Dipartimento Cushamen sta effettuando sul luogo, il cui eventuale carattere delittuoso e le cui corrispondenti responsabilità penali sono materia di indagine e decisione delle autorità giudiziarie provinciali”.
La comunità ha dichiarato nei media di aver già avuto degli incontri di dialogo con funzionari della provincia e gli imprenditori che gestiscono il treno e avevano già concordato di togliere le barricate a condizione che li avvisassero ogni volta che passa il treno. Di fatto, una delle richieste del Lof è che gli abitanti delle comunità indigene della zona possano usare il treno per spostarsi, giacché attualmente questo ha solo scopi turistici.
L’episodio avvenuto a Cushamen torna a porre sul tavolo la violenza e la repressione che subiscono i popoli indigeni per mano delle forze di sicurezza che proteggono gli interessi dei grandi proprietari terrieri e delle imprese multinazionali. A sua volta, questa violenza cerca di giustificarsi a partire dalla costruzione mediatica di un racconto che si ripete in differenti zone della Patagonia e che stigmatizza i mapuche come terroristi che mettono in pericolo la “pace sociale”.
Questo discorso non è nuovo, ma presenta un’evidente continuità con quello costruito una volta terminata “la Conquista del Deserto”, a partire dal quale i mapuche si sono trasformati in “non-proprietari” in opposizione ai “privati”, molti dei quali stranieri. Questa violenza strutturale e culturale è perdurata nel tempo e attualmente serve a giustificare la persecuzione e la repressione.
Di fatto, la cosa più complicata delle lotte indigene per il territorio è che mettono in questione l’idea di proprietà privata, base del sistema capitalista, imposta nella Patagonia mediante un genocidio. Questo comporta che si cerchino di dirimere molte dispute territoriali in funzione di chi è stato l’ultimo che ha comprato la terra, quando giustamente il modo di incorporare i mapuche allo stato fu di non riconoscergli la proprietà delle medesime, permettendo che attualmente possano essere chiamati usurpatori e che si cerchi di sgomberarli violentemente.
Ugualmente a ciò che avviene con i venditori di strada a Once, la possibilità di repressione e sgombero si costruisce, sostiene e giustifica su questo discorso delegittimante, con il quale questi gruppi sono accusati di commettere atti illeciti. Così funzionano i differenti livelli di disciplinamento per convincerci che le vittime sono meritevoli del castigo.
*dottore di ricerca in Antropologia (UBA)
10 gennaio 2017
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Florencia Trentini, “Argentina. Violencia y represión en una comunidad mapuche de Chubut” pubblicato il 10-01-2017 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/01/10/argentina-violencia-y-represion-en-una-comunidad-mapuche-de-chubut/] ultimo accesso 13-01-2017. |