Dal libro “Specchi”.
I suoi nemici dicono che è stato un re senza corona e che confondeva l’unità con l’unanimità.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che se Napoleone avesse avuto un giornale come il “Granma”, nessun francese si sarebbe accorto del disastro di Waterloo.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
I suoi nemici dicono che ha esercitato il potere parlando molto e ascoltando poco, perché era più abituato agli echi che alle voci.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.
Ma i suoi nemici non dicono che non è stato per posare per la Storia che ha messo il petto di fronte ai proiettili quando è avvenuta l’invasione, che ha affrontato gli uragani alla pari, di uragano in uragano, che è sopravvissuto a seicentotrentasette attentati, che la sua contagiosa energia è stata decisiva per trasformare una colonia in patria, e che non è stato per un incantesimo di Mandinga né per un miracolo di Dio che questa nuova patria ha potuto sopravvivere a 10 presidenti degli Stati Uniti, che si erano già messi il tovagliolo per mangiarla a pranzo con coltello e forchetta.
E i suoi nemici non dicono che Cuba è un raro paese che non gareggia per la Coppa Mondiale dello Zerbino.
E non dicono che questa rivoluzione, cresciuta nella punizione, è quello che ha potuto essere e non quello che ha voluto essere. Né dicono che in gran misura il muro tra il desiderio e la realtà è diventato sempre più alto e più largo grazie al blocco imperiale, che ha soffocato lo sviluppo di una democrazia alla cubana, che ha obbligato alla militarizzazione della società e che ha concesso alla burocrazia, che per ogni soluzione ha un problema, gli alibi di cui ha bisogno per giustificarsi e perpetuarsi.
E non dicono che nonostante tutte le pene, nonostante le aggressioni dall’esterno e le arbitrarietà dall’interno, questa isola paziente ma testardamente allegra ha generato la società latinoamericana meno ingiusta.
E i suoi nemici non dicono che questa impresa è stata opera del sacrificio del suo popolo, ma è stata anche opera della testarda volontà e dell’antiquato senso dell’onore di questo cavaliere che si è sempre battuto per i perdenti, come quel suo famoso collega dei campi della Castiglia.
26-11-2016
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Eduardo Galeano, “Fidel” pubblicato il 26-11-2016 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=219648] ultimo accesso 26-11-2016. |