Cronache del grilletto facile a Rosario


Fabián Chiaramello

Per coloro che non ci sono più, per quelli che ci sono e per quelli che verranno.

José Luis Franco fu arrestato nella notte del 24 dicembre 1983 dal Comando Radioelettrico e trasferito all’11° commissariato della città di Rosario. Alcune ore dopo un habeas corpus ebbe un risultato negativo. Poco tempo dopo, la polizia provinciale comunicò che il giovane di 23 anni era “morto in un scontro con la polizia”. È il primo caso che fu registrato all’inizio dell’era democratica post dittatura. Erano passate appena due settimane dall’assunzione alla presidenza di Raúl Alfonsín e nella città già c’era uno scomparso, che successivamente fu trovato senza vita. Tutto un simbolo di ciò che sarebbe venuto: da quella brutta notte (gioco di parole in contrapposizione a nochebuena che è la vigilia di natale, ndt), i morti per mano di membri di varie forze di sicurezza dello stato superano i 4700.

Il Coordinamento Contro la Repressione Poliziesca e Istituzionale (Correpi) da due decenni elabora l’Archivio delle persone assassinate dall’apparato repressivo statale. Fino alla sua ultima attualizzazione pubblicata nel novembre del 2015, la lista raccoglie l’infausta cifra di 4644 morti nelle quali i carnefici sono membri di alcune agenzie repressive dello stato (Polizia Federale, polizie provinciali e comunali, Gendarmeria, Prefettura, Polizia della Sicurezza Aeroportuale, Servizio Penitenziario, Forze Armate, tra le altre). La principale modalità di questi assassinii corrisponde a casi di grilletto facile: il 46 per cento del totale. Li seguono le persone che erano private della propria libertà al momento della morte, la maggioranza dopo arresti arbitrari (39 per cento), casi intraforze o intrafamiliari (fatti derivati da conflitti personali e piccoli incidenti quotidiani che i poliziotti di solito risolvono per mezzo dell’arma regolamentare, ndr) (8), scomparse forzate (4), assassini durante manifestazioni o proteste (2), a causa di una trama o come conseguenza di altri delitti (1). La maggioranza delle vittime non superava i 35 anni (il 76 per cento, il 49 dei quali corrisponde ad un segmento che va dai 15 ai 25 anni).

A partire dalle statistiche e dai risultati dell’Archivio -che non vogliono essere freddi e asettici- si può evidenziare chi subisce e verso chi è diretta la repressione delle forze di sicurezza dello stato: giovani poveri di quartieri popolari e di villas (quartieri di case precarie e autocostruite, ndr)

La provincia di Buenos Aires registra la maggior quantità di casi in lungo e largo il paese (il 45 per cento), seguita da Santa Fe (11,82). Ma, tenendo conto della quantità di abitanti di ciascuna giurisdizione, la seconda supera ampiamente il resto: Santa Fe è la provincia con l’indice più alto (171,86 per milione, mentre Buenos Aires registra il 135). La repressione è inerente alla provincia a forma di scarpone.

26-09-2016

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Fabián ChiaramelloCrónicas del gatillo fácil en Rosario” pubblicato il 26-09-2016 in Rebeliónsu [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=217190&titular=cr%F3nicas-del-gatillo-f%E1cil-en-rosario-] ultimo accesso 30-09-2016.

 

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