Per due settimane, tra il 30 maggio e il 12 giugno, decine di migliaia di contadini, indigeni e neri si sono mobilitati nella Minga Nazionale, Agraria, Etnica e Popolare, una grande protesta dei produttori di alimenti che hanno occupato i principali corridoi del paese per far sentire le loro proteste. La Minga ha incluso azioni in 65 municipi di 23 dipartimenti, con 100 punti di azione ai quali hanno partecipato più di 100 mila persone denunciando il non rispetto degli accordi che erano stati firmati con il governo e chiedendo di dibattere il modello di paese.
La risposta del governo è stata duplice. Da un lato, repressione. Dall’altro, vedendo che la mobilitazione non si logorava, ha aperto spazi di negoziato. La polizia militare, lo Squadrone Mobile Antisommossa (Esmad), è stato responsabile dell’assassinio di tre indigeni -due di loro nel Cauca, la zona che ha registrato le manifestazioni più intense-, più di 200 feriti e 170 arrestati. Lo sciopero è stato sospeso quando si è giunti ad un accordo a Santander de Quilichao (territorio di forte presenza nera) tra le comunità mobilitate e il governo, che stabilisce l’inizio di un dialogo sul documento unico nazionale difeso dalla Cumbre Agraria, e ad una riunione con il presidente Santos.
La principale protagonista di queste giornate è stata la Cumbre Agraria, creata in seguito agli scioperi contadini del 2013 (dallo sciopero dei produttori di caffè di aprile fino ad uno sciopero di massa nel Catatumbo a maggio, e alle mobilitazioni contadine di agosto). Le potenti azioni contadine hanno smosso lo scacchiere politico, mettendo il governo di Juan Manuel Santos sulla difensiva, giacché i produttori mostravano tanta forza materiale come ragioni, discutendo i problemi causati dalla firma del TLC con gli Stati Uniti. La Cumbre Agraria, Contadina, Etnica e Popolare è il frutto organizzativo delle giornate del 2013 e si è trasformata nel punto di confluenza di un ampio insieme di organizzazioni, che include il Congresso dei Popoli, l’Organizzazione Nazionale Indigena della Colombia (ONIC), con speciale forza delle organizzazioni del Cauca (CRIC e ACIN), il Processo delle Comunità Nere (PCN), la Marcia Patriottica e l’Associazione Nazionale delle Zone di Riserva Contadina, che fa parte della precedente. Diversi settori sindacali, soprattutto quello dell’insegnamento, si coordinano con la Cumbre Agraria.
Le due azioni più significative sono state il lungo blocco della strada Panamericana, tra Santander de Quilichao e Popayán, così come il blocco del porto internazionale di Buenaventura sul Pacifico. Ambedue sono riuscite a paralizzare punti strategici del paese. Della prima sono stati protagonisti gli indigeni nasa con la presenza delle comunità nere, in una strada che hanno già chiuso in altre occasioni. Del blocco di uno dei maggiori porti del paese sono state protagoniste le comunità nere, che hanno mobilitato 130 barche per impedire l’entrata e l’uscita di mercanzie, in un’azione tanto simbolica come audace.
Se si osserva una carta della Colombia con i luoghi dove ci sono state proteste e blocchi delle vie, si può vedere l’ampiezza del movimento, così come la quantità di persone mobilitate in ciascun punto di concentrazione (https://goo.gl/9jta1Q). Oltre alle richieste legate alla terra -il tema che ha provocato la lunga guerra colombiana e che è lontano dall’essere risolto- e al modello di sviluppo, con una speciale enfasi sulle critiche all’industria mineraria, i temi centrali sono stati il rispetto della protesta sociale e delle organizzazioni popolari. I ricchi continuano ad associare i movimenti popolari con la guerriglia, per questo chiedono garanzie per esercitare il diritto di protesta. Parallelamente è apparso il dibattito sui gruppi paramilitari con i quali continuano ad avere rapporti in modo preferenziale gli organismi armati dello stato. Questi fatti rivelano che le istituzioni sono lontane dalla minima democratizzazione, nonostante il negoziato dell’accordo di pace all’Avana tra il governo e le FARC.
Questa congiuntura definita dalla mobilitazione sociale inspira quattro riflessioni. La prima è in relazione con la divisione nel campo popolare tra la Marcia Patriottica (che ha partecipato a poche mobilitazioni) e il Congresso dei Popoli, che è stato il principale protagonista all’interno della Cumbre Agraria. Dietro a ciascuna organizzazione ci sono progetti differenti, ma ambedue i settori devono comprendere che se vogliono mettere contro la parete le classi dominanti, devono far confluire i propri sforzi.
La seconda questione è in relazione con le grandi difficoltà che trovano i movimenti anti sistema negli spazi urbani. La Minga è stata forte nelle zone rurali, ma è passata inosservata nelle città. Mezzo secolo fa, quando presero forma gli attori politici insurrezionali, c’era una società contadina e rurale, ma ora la maggioranza della popolazione vive in grandi città, dove si sente l’egemonia dello stato e del capitale. In terzo luogo, in alcune regioni la presenza nera è stata importante e decisiva. Le comunità nere hanno mostrato una crescente autostima, che si sta forgiando da quando nel 2008 i tagliatori di canna si sono uniti alla Minga nazionale che ha dato origine al Congresso dei Popoli (http://goo.gl/qew4o1). Ora sono usciti con le loro musiche, “armati di tamburi e balli”, come segnala un comunicato della Minga. Siamo di fronte ad un nuovo attore collettivo che dovrà avere un impatto sulle lotte del dopo conflitto.
L’ultima questione, è una domanda. Che relazione hanno le attuali lotte sociali con i negoziati dell’Avana? Ci sono due opposte visioni. Una dice che il Congresso dei Popoli cerca di collocare l’ELN nel processo di pace. Nonostante ciò, include importanti settori che non si identificano con questa guerriglia. Un’altra dice che si sta forgiando un nuovo bipartitismo, nel quale la principale guerriglia giocherebbe insieme alle forze del presidente Santos. La cosa certa è che nessun processo storico giunge al suo termine senza scompigliare seriamente lo scacchiere politico. I movimenti dal basso sono i grandi protagonisti del dopoguerra.
27-06-2016
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Raúl Zibechi,“Los movimientos en la posguerra colombiana” pubblicato il 27-06-2016 in La Jornada, su [http://www.jornada.unam.mx/2016/06/24/opinion/018a1pol] ultimo accesso 27-06-2016. |