Patagonia in lotta: il fuoco della terra


Durante la mattinata cinque dirigenti sindacali fueghini sono stati arrestati e percossi nelle loro case, sono tenuti in isolamento nella provincia governata dalla kirchnerista Rosana Bertone per aver protestato per i tagli salariali. Oltre ai colpi dei poliziotti, ci sono state minacce ai loro familiari. La provincia è paralizzata da più di due mesi da proteste contro un pacchetto di leggi che taglia i salari e aumenta l’età di pensionamento. Il governo argomenta che la misura è “per necessità” poiché non ci sono risorse. “Se non modifichiamo le leggi, non possiamo pagare”, ha detto la governatrice. Il conflitto è sfociato nell’unione di una ventina di sindacati provinciali, e la risposta è stata gli arresti. “In nessun modo ci siederemo se i compagni continuano ad essere prigionieri”, avvertono i lavoratori.

“È tremendo”. Queste sono le parole che sono sbocciate a Fernanda Chinicola, segretaria delle finanze del Sindacato degli Operai e Impiegati Municipali (SOEM) di Usuahia, quando le si chiede di descrivere ciò che sta succedendo nella Terra del Fuoco. “C’è stato un aumento di situazioni che non si è potuto fermare”. Come una palla di neve, la lotta che da quasi 70 giorni paralizza la provincia che è governata da Rosana Bertone (Fronte per la Vittoria) ha comportato, nelle prime ore del mattino di questa settimana, per ordine del giudice Javier De Gamas Soler, lo sgombero dell’accampamento di fronte alla Casa del Governo e l’arresto di cinque dirigenti sindacali dell’Unione dei Sindacati (sono ancora in isolamento) che protestavano contro il pacchetto di leggi portato avanti dal governo che prevede ribassi salariali e una riforma previdenziale che aumenta l’età di pensionamento a 60 anni (fino ad ora era di 50 e 55 anni), tra le varie misure fiscali.

“Evidentemente c’è un peggioramento a livello nazionale: la Governatrice ha bisogna di questo pacchetto di leggi per governare”, spiega Chinicola. “L’8 gennaio la Legislatura ha approvato un pacchetto di leggi che può essere spiegato come un aggiustamento per tutti i settori della Provincia. Ci sono leggi che colpiscono la gente con menomazioni. Viene creato anche un riordino delle entrate che modifica un mucchio di imposte: quelle municipali, per esempio, salgono del 300 per cento. E propone una riforma della pensione: crea un ‘fondo solidale’ che comporta tagli del salario dall’1 al 4 per cento secondo l’età ed alza l’età di pensionamento”.

C’è stato dialogo con le autorità? “Zero”, risponde. “Abbiamo potuto fissare solo due riunioni con il vicegovernatore e il Ministro di Governo. Come sindacato lottiamo e mettiamo in chiaro che non siamo colpevoli dei debiti che hanno lasciato gli altri governanti”.

La lotta ha comportato un altro grave capitolo quando, nella mattinata del 3 maggio, gruppi di poliziotti sono intervenuti nelle case dei lavoratori statali e hanno arrestato 5 sindacalisti:

  • Horacio Gallegos, segretario generale del SOEM.
  • José Gómez, segretario generale dell’AFEP (Associazione Fueghina degli Impiegati Pubblici).
  • Roberto Camacho, segretario generale aggiunto della CTA Autonoma.
  • Alejandro Gómez, segretario dell’Organizzazione del SUTEF (Sindacato Unificato dei Lavoratori dell’Educazione).
  • Juan Manuel Estefoni, dirigente municipale dell’ASEOM (Associazione Sindacale degli Impiegati e Operai Municipali).

“Nel caso di José Gómez sono entrati nella casa del padre e hanno picchiato lui, sua madre e hanno portato in strada, con la biancheria intima, i suoi 5 figli che stavano dormendo”, puntualizza Jonathan Chocobar, prosegretario dell’Organizzazione dell’ATE della provincia. “Una brutale repressione per un compagno che stava solo reclamando i propri diritti”. Gli arresti sono avvenuti lunedì dopo che i lavoratori avevano avvicinato il vice governatore Juan Carlos Arcando dopo una cerimonia per le vittime dell’affondamento dell’incrociatore General Belgramo. “Si è cercato di parlare con lui, ma non ha voluto”, spiega Chinicola. “Prima ci sono state delle aggressioni da parte delle sue guardie del corpo, che hanno incominciato a minacciare quando si è cercato di parlare con lui. Dopo la cosa è terminata con spintoni”. I media nazionali hanno coperto la notizia in modo falso, prospettando che l’aggressione era partita dai lavoratori. “Nazionali e provinciali”, corregge. “Anche qui abbiamo l’informazione impedita. Quelli cha parlano sono del governo: noi lavoratori non abbiamo voce”.

Alcune ore dopo sono avvenuti gli arresti.

L’Unione dei Sindacati ha proclamato in un comunicato l’intenzione politica dell’arresto dei dirigenti: “Il Governo della Provincia ha cercato di mettere fine (allo sciopero) con la violenza decapitando con arresti polizieschi i Segretari Generali dell’Unione dei Sindacati che riunisce 23 organizzazioni sindacali statali e di pensionati”.

Chinicola: “A questo si aggiunge che con la polizia antisommossa hanno smontato le tende che avevamo di fronte alla Casa del Governo e hanno circondato tutta la Piazza. Ad oggi i nostri compagni continuano a stare in isolamento: rapina, furto, aggressioni. Di che dialogo parlano?”

“Resisteremo”

Il giornalista Armando Cabral il 24 aprile ha intervistato la governatrice Rosana Bertone per il sito La Licuadora. Un estratto dell’articolo:

-Perché ha ordinato l’aggiustamento?

-Per le necessità. I pensionati non riscuotevano e volevamo dare un taglio. Delle 5800 pensioni che ha la cassa c’erano 2300 ingiunzioni giudiziarie per mancati pagamenti.

-Perché non riscuotevano?

-Perché non c’erano risorse. L’ex governatrice Fabiana Ríos era in ritardo di tre mesi e nemmeno pagava i contributi del padronato. Con questo sosteneva lo stato e dava aumenti.

-Lei è stata una delle prime peroniste ad appoggiare il Governo e, finora, non ha ricevuto un aiuto finanziario. Sperava un maggiore appoggio da parte di Macri?

-Il Presidente è stato molto chiaro con i governatori quando ci ha detto che dovevamo amministrare con le nostre proprie risorse, e che se chiediamo anticipi di co-partecipazione, dobbiamo pagare il 30% di interessi. Non avendo un’altra scelta, abbiamo deciso di riformare a fondo il sistema previdenziale.

-Il pacchetto include tagli salariali fino al 4,5%. Non avrebbero potuto essere più graduali?

-Noi abbiamo presentato un progetto a novembre dell’anno passato, per cui avremmo ricevuto $ 1000 milioni dal governo di Cristina Kirchner se fosse stato approvato, e quando siamo andati alla Legislatura, per le pressioni sindacali, è stato archiviato senza dibattito. La riforma è graduale. L’età di pensionamento, che era di 45 anni, adesso raggiungerà i 60 anni nel 2015 (per le donne). Ho 1450 pensionati che prendono $ 210.000. Si portano via il bilancio annuale di Ushuaia, $ 1200 milioni. Il totale di pensionati, 5800, si porta via $ 2500 milioni.

-Quanto era il deficit provinciale quando ha assunto la carica?

-Circa $ 500 milioni, ai quali bisogna aggiungere il deficit mensile, che è di $ 40 milioni.

-È una possibilità la modifica delle leggi?

-In nessun modo. Se modifichiamo le leggi, non possiamo pagare.

-I sindacati promettono di resistere “per tutto il tempo necessario”.

-Anche io resisterò.

-I vecchietti si stanno ammalando”

“Noi abbiamo un regime speciale di pensionamento: 50 anni per le donne e 55 per gli uomini”, precisa Chocobar, dell’ATE. “Ma il pacchetto di leggi ha stabilito che l’età salga fino ai 60. È anche salita da 60 a 70 anni la maggiore età per lavorare, qualcosa che è proibito dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Hanno modificato, inoltre, il calcolo della pensione: ora fa riferimento agli ultimi 120 mesi di reddito, quando prima erano gli ultimi 24. Questo fa sì che si modifichi anche l’82 per cento mobile che riscuotiamo”.

Tutta questa batteria di leggi ha spinto alla prova di forza dei sindacati. “Non abbiamo avuto dialogo, non abbiamo avuto risposte”, riassume Chocobar. “Abbiamo montato le tende e siamo giunti perfino a bloccare la strada dov’è l’impianto di combustibili dove si rifornisce la nostra città: la Governatrice ci ha mandato i suoi sostenitori dei Camionisti e ci hanno allontanati a bastonate. Abbiamo avuto compagni feriti, maltrattati, donne colpite. Ci hanno tirati fuori a calci”.

A questo contesto si aggiungono gli arresti dei cinque sindacalisti. “L’operazione mi ha fatto ricordare le peggiori epoche. È stata un’azione militare, repressiva, all’alba. Per quanto questo sia un conflitto, non possono fare queste cose. Immaginate ciò che significa stare più di 65 giorni in tenda, senza poter vedere le famiglie. Ci sentiamo frustrati perché tutto questo è costato molto tempo per conquistarlo. Questo non è più vantaggioso per nessuno: una delle associazioni dei pensionati dell’Unione dei Sindacati ha deciso di ritirarsi momentaneamente dalla tenda perché i vecchietti si stanno ammalando”.

La Terra del Fuoco, intanto, continua ad essere paralizzata: municipi, scuole, ospedali e il porto bloccati. “Si continua con la lotta”, dice Chocobar. Continueremo a mantenere l’accampamento fino a quando saranno liberi. Ora ci hanno invitati ad un tavolo di negoziato, ma in nessun modo ci sederemo se i compagni continuano ad essere prigionieri”.

05/05/2016

Lavaca

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
“Patagonia en conflicto: el fuego de la tierrapubblicato il 05-05-2016 in Lavaca, su [http://www.lavaca.org/notas/patagonia-en-conflicto-el-fuego-de-la-tierra/] ultimo accesso 17-05-2016.

 

,

I commenti sono stati disattivati.