La Polizia Comunitaria del Guerrero non deve chiedere perdono né permesso


Florencia Mercado

Aprire il cammino alla Polizia Comunitaria del Guerrero (CRAC-PC) non è stato un compito facile per la popolazione che partecipa a questo sistema di sicurezza, giustizia e rieducazione, con una prospettiva integrale, nella quale sono coinvolti anche progetti di educazione comunitaria, di riflessioni di genere, di produzione sostenibile e solidale, salute e difesa del territorio. Da un lato, soprattutto negli ultimi cinque anni, l’organizzazione ha subito e subisce la persecuzione della classe politica del Guerrero che oscilla tra la cooptazione e gli arresti arbitrari; e dall’altro, soffre, come la maggior parte del territorio dello stato, l’assedio delle imprese estrattive che continuano a trasformare i loro territori ancestrali in una semplice mercanzia.

Senza dubbio, questo panorama si completa con la crescente violenza che c’è nello stato. In un articolo pubblicato recentemente si segnala che “durante i 76 giorni dell’Amministrazione di Héctor Astudillo nel Guerrero, sono state assassinate 319 persone in casi che probabilmente riguardano la delinquenza organizzata. Questi crimini hanno avuto luogo in 27 degli 81 municipi dello stato” [1] e in questa spirale di violenza le differenti organizzazioni comunitarie di sicurezza hanno anche perso delle vite. [2]

La risposta del governatore del Guerrero è la medesima del suo omologo Graco Ramírez: il Comando Unico di Polizia. Di fronte a questo, la preoccupazione del CRAC-PC non ha puntato a denigrare detta proposta, almeno non ha emesso nessun comunicato al riguardo. Nonostante ciò, quello che sembra importare alla popolazione è la possibile abrogazione della Legge 701 che, dopo la riforma costituzionale del 2014, perderà validità nel mese di aprile di quest’anno.

Questa preoccupazione, senza dubbio, è indicativa del fatto che la Polizia Comunitaria mira a mantenere la propria forma organizzativa, al di là delle politiche di sicurezza che si vogliono portare avanti. Questo si deve al sistema che hanno sviluppato in più di venti anni e che ha la sua origine in una organizzazione che parte dalle basi comunitarie che si organizzano in modo regionale per risolvere problemi comuni attraverso l’Assemblea Regionale, nella quale si riversano tutti i temi che ledono i loro diritti, si riversano proposte e si prendono risoluzioni che devono essere rispettate dalle persone che esibiscono delle cariche. Come dire, la sicurezza non riguarda solo il fattore polizia, ma opera su un aspetto più ampio: sulla possibilità di riprodurre la propria vita come comunità e popoli indigeni (anche se ci sono alcune comunità che hanno perso la lingua).

Nonostante ciò, la relazione che concerne il Sistema della Sicurezza, Rieducazione e Giustizia con il tema della legalità è variata. È così, la Polizia Comunitaria inizia la propria storia con il motto “Il rispetto del nostro diritto sarà giustizia”, come una richiesta, non più di riforme costituzionali in materia di diritti e cultura indigena, ma di difesa di un proprio diritto, sia questo riconosciuto dallo stato o no. Questa riflessione collettiva viene raggiunta nel periodo del “riconoscimento costituzionale dei popoli indigeni in America Latina”, che in Messico si fissa nella riforma costituzionale Bartlet-Ceballos-Ortega, che ha avuto luogo nel 2001, nella quale sono stati traditi gli Accordi di San Andrés Larraínzar.

Nonostante questa posizione, le comunità che fanno parte dell’assemblea regionale non sono state inermi di fronte alle riforme che si vogliono fare su questa materia. La stessa Legge 701 è stata impugnata poiché non è stata fatta una consultazione dei popoli che ne sono coinvolti. [3]

Durante un convegno nel municipio di San Luis Acatlán che il governo locale ha esibito come “Forum sulla Consultazione”, la popolazione presente ha esposto innumerevoli argomenti sulla necessità che la consultazione doveva essere libera, preventiva e informata, come dire, conforme alle leggi nazionali e internazionali. Sono state esposte anche le gravi problematiche di violenza strutturale, polemizzando con i legislatori presenti sul fatto che detta riforma possa attaccare (in quale misura?) le problematiche come la fame, la mancanza di attenzione ai problemi della salute e la mancanza di insegnamento che patisce la popolazione. Non c’è stata risposta, la Legge 701 è stata pubblicata il 15 febbraio 2011. [4]

Nonostante ciò, di fronte alla crescente mancanza di rispetto delle loro istituzioni e, in genere, della popolazione guerrerense, la Legge 701 è stata adottata dal CRAC-PC ogni volta che riconosceva, anche se in modo laconico, i modi di fare giustizia e la subordinazione della Polizia Comunitaria unicamente al CRAC. Questo, unito all’arresto di dirigenti e poliziotti comunitari, ha originato un’appropriazione collettiva di questa Legge, che era stata formulata prima della riforma costituzionale portata avanti da Ángel Aguirre Rivero nel 2014.

Di fronte a ciò, se l’attuale governatore mostra la stessa sensibilità del suo predecessore, non solo dimostrerà la mancanza di preoccupazione verso i popoli indigeni dello stato, violando il Trattato 169 dell’O.I.L. che obbliga le autorità degli stati firmatari a consultare i popoli indigeni nel caso di una qualsiasi possibile lesione dei loro diritti. Lascerebbe anche intravedere che gli obiettivi del suo governo sono focalizzati su un modello di sviluppo che favorisce unicamente interessi transnazionali, mettendo a rischio con i progetti minerari la proprietà dei territori indigeni e la loro autonomia organizzativa [5], e le zone economiche speciali, che si progetta di installare in lungo e in largo nello stato.

Come ha segnalato in numerose occasioni Andrés Barrera, Direttore del Centro dei Diritti Umani Tlachinollan, “la gente ha sfiducia di qualsiasi polizia del governo e per recuperare la fiducia non si può solo creare un modello dal di fuori e dall’alto” [6], in riferimento al Comando Unico di Polizia e alla politica in materia di Diritti Umani nello stato.

La Polizia Comunitaria è stata e continua ad essere l’unica risposta che la popolazione ha per proteggersi dai problemi che colpiscono la popolazione. È per questo che non devono chiedere a nessuno il permesso né il perdono per la sua esistenza. Non si tratta di una risposta improvvisata alla violenza. Si tratta di gettare le basi e di difendere le proprie forme di vita ancestrali in modo creativo e con gli elementi che ha la popolazione per costruire un progetto di vita comune.

[1] El Siglo de Torreón – http://www.elsiglodetorreon.com.mx. Collegamento alla nota originale: Confirma Astudillo a 17 desaparecidos

[2] Mi riferisco in particolare ai quattro omicidi di Poliziotti Comunitari nel Refiero nel municipio di Tixtla. Fonte: Ocampo Sergio, La Jornada, 26 de noviembre de 2015. http://www.jornada.unam.mx/ultimas/2015/11/26/reportan-asesinato-de-cuatro-policias-comunitarios-en-tixtla-4896.html

[3] Questa impugnazione fu verbale, giacché il CRAC-PC, mai la impugnò per via giudiziaria.

[4] La Legge 701 può essere consultate nel link http://www.iepcgro.mx/PDFs/MarcoLegal/Ley%20701%20PueblosIndigenas.pdf

[5] Los Filos è la maggiore miniera d’oro del paese dopo Peñasquito, anche questa della Goldcorp. http://www.zocalo.com.mx/seccion/articulo/carrizalillo-mina-de-oro-y-cadaveres-1451000194

[6] http://suracapulco.mx/1/en-el-combate-a-la-inseguridad-el-gobierno-da-palos-de-ciego-senala-abel-barrera/

23 gennaio 2016

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Florencia Mercado, “La Policía Comunitaria de Guerrero no tiene que pedir perdón ni permiso” pubblicato il 23-01-2016 in Desinformémonos, su [http://desinformemonos.org.mx/la-policia-comunitaria-de-guerrero-no-tiene-que-pedir-perdon-ni-permiso/] ultimo accesso 03-02-2016.

 

, ,

I commenti sono stati disattivati.