Nell’euforia di tutta la destra latinoamericana con il trionfo di uno dei suoi dirigeti, Mauricio Macri, si è cercato di proiettare, di nuovo, l’idea che questo apre nella regione un nuovo periodo storico, segnato dall’ascesa di una nuova destra.
Dal trionfo di Hugo Chávez, seguito in proiezione da altri dirigenti di sinistra in America Latina, come Lula, Néstor e Cristina Kirchner, Evo Morales, Rafael Correa, Pepe Mujica, la destra cerca di trovare candidati che la rinnovino. Sebastián Piñera in Chile, Álvaro Uribe in Colombia, Peña Nieto in Messico, sono stati tra questi nomi, oltre ai candidati dell’opposizione che sono stati sconfitti nelle elezioni. Un posto che ora passa ad essere occupato da Mauricio Macri, dato che i tre precedenti hanno fallito.
Ma l’elezione argentina lancia in America Latina una nuova destra?
C’è stata una nuova destra quando questa ha assunto l’ideologia e i progetti politici ed economici del neoliberismo. Terminato il periodo storico segnato dallo sviluppiamo, la risposta neoliberista appariva come un’alternativa. Alla crisi del socialismo e dello stato del benessere sociale si rispondeva con la critica dello stato, con l’esaltazione della centralità del mercato e delle imprese private. Così la destra, per la prima volta, voleva apparire come moderna, nuova, tacciando la sinistra come giurassica.
Questo è stato un rinnovamento della destra, i cui protagonisti sono stati, tra gli altri, Menem, Cardoso, Fujimori, Carlos Andrés Pérez, Salinas de Gortari.
Ora la situazione è differente. Lo stesso fallimento del modello dell’imprenditore di successo che dovrebbe essere il migliore amministratore dello stato, personificato da Piñera, è fallito. Lui non aveva nulla di nuovo da proporre, se non il ritorno al modello neoliberista puro e duro. Lo stesso è successo con gli altri candidati che vogliono rinnovare la destra.
Le proposte dei candidati che si oppongono ai governi progressisti, in Uruguay, in Brasile, in Venezuela, in Bolivia, in Ecuador, riposano sempre nelle politiche neoliberiste. Coscienti dell’appoggio popolare alle politiche sociali, promettono di mantenerle, ma nel quadro di politiche economiche neoliberiste – una convivenza impossibile. Gli aggiustamenti fiscali sono la priorità per queste politiche, a scapito delle risorse per le politiche sociali. Siccome mai avevano vinto delle elezioni, i candidati della destra non hanno dovuto passare per la prova della realtà.
Con l’elezione di Macri a presidente dell’Argentina è la prima volta che la destra deve provare di poter rendere compatibili le politiche economiche neoliberiste con il mantenimento delle politiche sociali portate avanti negli ultimi 12 anni in Argentina, che lui, nella fase finale della campagna elettorale, si è impegnato a mantenere.
Nel caso che ci riesca, contro ogni logica economica e sociale, avremo una nuova destra, che non solo promette di mantenere le politiche sociali nel quadro del modello neoliberista, come lo fa in pratica. In caso contrario – come si può prevedere –, prevale la logica economica degli aggiustamenti e le politiche sociali – considerate come un costo, come spesa di risorse – saranno posticipate, come minaccia all’equilibrio dei conti pubblici.
Finora tutti i tentativi di rinnovamento della destra latinoamericana si sono scontrati con il modello neoliberista, dal cui ambito nessuno è uscito dei nuovi governanti e, per questo, hanno fallito.
*Emir Sader, sociologo e ricercatore politico brasiliano, è coordinatore del Laboratorio delle Politiche Pubbliche dell’Università Statale di Rio de Janeiro (UERJ).
24/11/2015
Alai
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Emir Sader, “Hay una nueva derecha en América Latina?” pubblicato il 24-11-2015 in Alai, su [http://www.alainet.org/es/articulo/173781] ultimo accesso 04-12-2015. |