Lo scorso 25 novembre il senato ha ratificato il rapporto della Commissione Mista sul bilancio fiscale del prossimo 2016 e con questo, si è messo a disposizione dell’esecutivo per promulgarlo. In questo rapporto sono stati risolti gli aspetti in sospeso, tra i quali c’era l’aggiunta di un’appendice riguardante il che fare della CONAF: “La Corporazione Nazionale Forestale informerà trimestralmente la Commissione Speciale Mista dei Bilanci sulla superficie regionale di riforestazione con specie native e la sua relazione con gli ettari danneggiati da incendi e processi di erosione”.
Questo obbligo è stato l’espediente con il quale la classe politica ha cercato di sviare l’attenzione sulla proroga concessa al Decreto 701, con il quale si continueranno a concedere sovvenzioni agli impresari forestali, almeno per il 2016, non potendo rispettare il piano governativo di prorogare il Decreto fino al 2018, dopo che si è conosciuta la collusione tra la CMPC e la SCA per aumentare il prezzo dei prodotti fabbricati a partire dalla carta velina.
In questa partita sono inclusi $326.979.000 destinati a cancellare debiti pendenti del Decreto, poiché la consegna dei sussidi per la forestazione e le attività complementari era terminata nel 2012 e, come spiega Cristian Frene del Gruppo di Ingegneri per il Bosco Nativo, lo stato ha continuato negli anni successivi a cancellare quote relative ad agevolazioni in sospeso.
Sebbene, i suoi difensori congetturano che le agevolazioni del Decreto 701 abbiano come maggiori destinatari i piccoli e medi proprietari, questa è una affermazione erronea, in realtà, la consegna di sussidi ai proprietari minori ha favorito la grande industria forestale per due motivi:
-Primo, perché ha indotto i proprietari di nuovi terreni a piantare pini ed eucalipti e così, aumentare la superficie occupata dalle monocolture che attualmente arriva a 3 milioni di ettari. Il raccolto di questi proprietari viene commercializzato nelle succursali dei grandi impresari forestali dove esercitano il controllo sull’acquisto, pagando quantità minime in comparazione ai profitti che loro ottengono, grazie a queste materie prime.
-In secondo luogo, queste imprese hanno fatto delle incursioni nell’affare “dell’assistenza” ai proprietari minori, partecipando a distinte operazioni di gestione forestale, approfittando dell’incapacità di questi di pagare le spese che questi lavori implicavano, quando non ricevevano le agevolazioni che venivano consegnate dopo la realizzazione dei lavori. In questo modo, le imprese hanno cominciato ad offrire i propri servizi in cambio della totale consegna dell’agevolazione e di gran parte della vendita del prossimo raccolto, così è avvenuto che una delle imprese pioniere in questo affare, legata alla Forestal Mininco, riscuoteva l’agevolazione più il 90% del prezzo della vendita del raccolto.
La condizione dei nostri territori ci conferma che le piantagioni forestali agevolate dallo stato non forniscono nessun servizio ambientale proprio del bosco, al contrario, li hanno fatti sparire mettendo fine all’abitabilità dei luoghi dove sono presenti. In questo senso, si può concludere che lo stesso stato ha contribuito al peggioramento dell’erosione, alla scarsezza idrica, all’aumento dell’effetto termico e alla diminuzione dell’umidità dove ci sono le monocolture forestali, alla perdita di una fonte di alimenti o di approvvigionamento idrico per la loro coltivazione. Ossia, ha favorito l’impoverimento della popolazione.
28-11-2015
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Renuevan subsidio al negocio forestal neoliberal prorrogando Decreto 701” pubblicato il 28-11-2015 in resumen.cl, su [http://resumen.cl/2015/11/renuevan-subsidio-al-negocio-forestal-prorrogando-decreto-701/] ultimo accesso 01-12-2015. |