Quelli in Basso


Gloria Muñoz Ramírez

La persecuzione, l’arresto, le bastonate e le vessazioni contro i normalisti di Ayotzinapa dello scorso 11 novembre non devono essere letti come un caso isolato di repressione contro studenti che hanno sequestrato degli autobus e un camion, ma come l’inizio di un’offensiva finalizzata al discredito, alla criminalizzazione e all’annichilimento di un movimento guidato dai familiari e compagni dei 43 normalisti scomparsi più di 13 mesi fa a Iguala.

Fermare le mobilitazioni; mettere fine alle ricerche; che i genitori inizino il lutto e una volta per tutte scompaiano le 16 normali rurali del paese sopravvissute all’attacco; che le organizzazioni dei diritti umani smettano di denunciare , che si spenga la protesta internazionale, sono le priorità di un governo basato sull’indecenza che si è impegnato ad imporre una versione scientificamente screditata. L’unica cosa certa è che dopo quasi 14 mesi non si sa cosa sia successo ai 43 normalisti scomparsi.

Le mobilitazioni e le prese di autobus non sono nuove nelle normali, e Ayotzinapa non è l’eccezione. Incominciare ora una campagna di linciamento contro queste pratiche imposte dalle poverissime condizioni in cui si trovano gli studenti è portare tutto ad una violenza ancor maggiore, e dalle conseguenze non necessariamente previste. Precisamente il 14 novembre di otto anni fa il governo del Guerrero, allora guidato da Zeferino Torreblanca, sgomberò i normalisti rurali che protestavano nel Congresso contro la decisione di sopprimere il diploma in educazione primaria, e per questo si preparavano a mobilitarsi questo sabato.

I governi federali e statali pensano di mettere fine, con atti repressivi e campagne di discredito, ad un movimento che fin dall’inizio appartiene non solo ai normalisti e ai familiari degli studenti scomparsi. Sebbene la mobilitazione nazionale non è la stessa di un anno fa, nel Guerrero la fiamma è viva. Per i familiari e i compagni non è una moda per cui, anche le buone coscienze si spaventano per il modus operandi visibile fin dall’inizio da chi lo ha voluto vedere, continueranno a cercare i propri compagni e ad affrontare un stato che li tratta come rivoltosi e delinquenti. Il Centro per i Diritti Umani Tlachinollan riporta trattamenti crudeli, inumani e degradanti contro i futuri maestri. Loro torneranno oggi a scendere nelle strade. Non si mette fine a storici torti con arresti, bastonate e gas lacrimogeni.

14 novembre 2015

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gloria Muñoz Ramírez, “Los de Abajopubblicato il 14-11-2015 in La Jornada, su [http://www.jornada.unam.mx/2015/11/14/opinion/014o1pol] ultimo accesso 16-11-2015.

 

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