Le schede degli antiminiere


Darío Aranda

Organizzazioni sociali e indigene hanno denunciato che il Potere Giudiziario di Chubut conserva rapporti di intelligence sugli attivisti di Esquel che si oppongono all’installazione di miniere. Affermano che si tratta di persecuzione e violenza istituzionale. Condanna del CELS.

“Grande attivista. Oppositore del Governo.” “Alto profilo di sinistra.” “Professoressa di musica, bassa linea del no alla miniera.” “Giornalista della radio Kalewche. Portavoce dell’Assemblea.” Sono alcune delle “schede” dello spionaggio illegale che sono nel Potere Giudiziario di Chubut. Le vittime sono giornalisti, docenti, referenti mapuche, impiegati statali e attivisti sociali. Tutti hanno un punto in comune: il rifiuto dell’estrattivismo. “L’indagine persecutoria e l’illegale spionaggio sono delitti federali che attentano contro lo stato democratico e riportano alle epoche più oscure del nostro paese”, ha denunciato l’Assemblea degli Abitanti per il No alla Miniera. Secondo il Pubblico Ministero di Chubut, le operazioni di spionaggio sono state effettuate da “un organo nazionale”, ma si sono rifiutati di precisare quale. Il Centro di Studi Legali e Sociali (CELS) ha biasimato i fatti.

Il 28 agosto si svolgeva un’udienza nei tribunali di Esquel. La multinazionale Benetton (proprietaria della Compañía de Tierras del Sud Argentino) si trasformava formalmente in denunciante del Lof Mapuche in Resistenza del Dipartimento Cushamen, che dallo scorso marzo aveva deciso di tornare nel proprio territorio originario, località Leleque, dove oggi si trova una delle tenute della compagnia.

Il difensore pubblico (avvocato che interviene a favore dei mapuche), Fernando Radziwilowski, ha esibito davanti al giudice Martín Zacchino parte della prova che la Procura (gli accusatori) ha nelle sue mani. Appaiono nomi, soprannomi, cognomi, carta d’identità e foto di abitanti di Esquel. E “profili” ideologici. “È preoccupante che queste cose avvengano nell’ambito di uno stato di diritto”, ha rimarcato il difensore ufficiale.

Si può leggere: “Impiegato pubblico. Autore ideologico di molte azioni del No alla Miniera. Negli eventi rimane sempre dietro osservando e rare volte fa dichiarazioni”. Un’altra scheda segnala: “Giornalista di Radio Kalewche. Docente. No alla Miniera”. Sono state mostrate 22 schede, ma il Potere Giudiziario ha riconosciuto che sono 34.

“Docente della scuola 713. Attivista del No alla Miniera. Prende decisioni. Principale fochista del conflitto dei docenti del 2014”. Con foto inclusa, si riferisce a Corina Milán. “Qui stanno perseguitando e criminalizzando noi che lottiamo perché non vogliamo che consegnino e distruggano il territorio. Siamo coloro che vogliono che i nostri figli e nipoti abbiano acqua, terra e lavoro. Non faremo marcia indietro”, ha spiegato.

Esquel è stata una delle città pioniere nel rifiutare le megaminiere. Nel 2002 fu annunciata un’iniziativa metallifera a cielo aperto, per mano della multinazionale Meridian Gold. La popolazione si organizzò, formò un’assemblea e nel marzo del 2003 votò democraticamente. L’82 per cento disse “no” alla megaminiera. È stato il germe per la nascita di assemblee in tutto il Chubut e lungo la Cordigliera. Tutti i governatori di Chubut hanno voluto portare avanti l’attività estrattiva, ma nessuno ci è riuscito.

Un fatto inedito per Chubut, il giudice della causa, Martín Zacchino, e il procuratore Fernando Rivarola avevano sollecitato l’applicazione della Legge Antiterrorismo contro i mapuche (il giudice federale Guido Otranto ha rifiutato la richiesta).

Una delle schede più lunghe è quella della dirigente mapuche Moira Millán. (Incoraggia i blocchi stradali e ogni tipo di protesta. Viaggia per il paese. Organizzatrice della Prima Marcia delle Donne Originarie”.

La diffusione delle operazioni di spionaggio, senza ordine giudiziario, ha provocato uno scandalo a Chubut. Il potere politico, attraverso il ministro del Governo, Javier Touriñán, si è occupato della questione ed è ha dichiarato che il Potere Giudiziario deve dare delle spiegazioni. Il Pubblico Ministero, che dallo scorso maggio aveva le schede, ha cercato di prendere le distanze dalle operazioni di spionaggio e ha dichiarato che non erano state fatte dai procuratori.

I procuratori generali Fernando Luis Rivarola e Alicia Fernanda Revori hanno fatto una conferenza stampa. Hanno manifestato il proprio “ripudio” delle operazioni di intelligence e hanno riconosciuto che questo materiale è “violatore dei diritti basilari” riconosciuti dalla Costituzione Nazionale. Hanno affermato che le operazioni di spionaggio sono scaturite da personale “di un organismo nazionale”, ma per l’applicazione della Legge Nazionale di Intelligence si sono rifiutati di apportare dettagli.

Lo stesso sabato è stata fatta un’assemblea nella scuola 767. Più di 200 abitanti, l’Assemblea del No alla Miniera e le comunità mapuchetehuelche. Hanno fatto un comunicato congiunto. Hanno chiesto un’indagine e un processo per tutti i coinvolti, hanno chiesto la rinuncia dei componenti della Procura e hanno ricusato il modo di agire dei funzionari giudiziari (giudice Martín Zacchino) che di fronte alla lotta mapuche hanno cercato di utilizzare la Legge Antiterrorismo. “È inconcepibile che detto materiale fosse da maggio archiviato dal Pubblico Ministero, senza che fossero state date garanzie e fatte azioni legali corrispondenti per difendere i diritti civili e umani dei cittadini”, hanno denunciato.

Hanno messo in guardia sul fatto che sono di fronte ad una “gravissima situazione di mancanza di difesa istituzionale provocata dal sistema giudiziario e politico, tanto a livello provinciale come nazionale”.

Gli abitanti di Esquel hanno sfilato tutti i 4 del mese, per rifiutare la megaminiera. Venerdì scorso, la mobilitazione è stata di massa, insieme alle comunità mapuchetehuelche. È stato respinto il tentativo di applicare la Legge Antiterrorismo e le azioni di intelligence. I membri del Lof in Resistenza Cushamen hanno denunciato la persecuzione e la violenza istituzionale contro i popoli originari.

08-09-2015

Página/12

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Darío Aranda, “Las fichas de los antiminerospubblicato il 08-09-2015 in Página/12, su [http://www.pagina12.com.ar/diario/sociedad/3-281078-2015-09-07.html] ultimo accesso 16-09-2015.

 

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