Dal picchetto ai tribunali


Darío Aranda

A La Rioja a giudizio 35 persone per una protesta antimineraria.

Ad Angulos, a 40 chilometri da Famatina, gli abitanti hanno bloccato la strada per impedire una miniera d’oro dell’impresa Midaish e hanno protestato nella compagnia. Sono stati accusati di intimidazione. A Nequén, hanno confermato il processo a tre dirigenti mapuche.

È la quarta impresa mineraria espulsa dalla popolazione di La Rioja, ma ci sono state conseguenze: 35 persone a giudizio per aver bloccato il passaggio alla compagnia. Tra i denunciati figurano una minore adolescente, il sacerdote del paese e il sindaco di Famatina. “Di fronte alla paura che cercano di imporci, continuiamo a difendere la vita, l’acqua e le colline. Continuiamo a difendere l’autodeterminazione dei popoli”, hanno dichiarato le assemblee socio ambientali riojane. A Neuquén, hanno confermato il processo a tre dirigenti mapuche che hanno resistito ad uno sgombero. Possono subire pene fino a 15 anni di carcere.

Dal 2006, per mezzo del governatore Angel Maza, l’impresa Barrick Gold ha cercato di installarsi. La popolazione di Famatina, di Chilecito e del capoluogo provinciale si è mobilitata contro l’attività estrattiva. Maza è stata destituito, è stata approvata una legge che proibiva le megaminiere ed è diventato governatore Luis Beder Herrera. Ha abrogato la legge che bloccava l’attività mineraria e ha dato il benvenuto alle imprese.

Negli ultimi otto anni, a La Rioja sono state espulse tre imprese minerarie: Barrick, Shandon Gold e Osisko Mining Corp. L’estate del 2012 fu il momento di maggior mobilitazione, quando si seppe che l’impresa Osisko effettuava dello spionaggio sugli abitanti. Ci fu una sommossa popolare e un accampamento permanente all’entrata della collina Famatina. Durante il 2013 e il 2014, per più di un anno, c’è stato un accampamento delle assemblee socio ambientali, anche nella zona conosciuta come El Cantadero.

L’ultimo fatto è avvenuto lo scorso aprile, sul fiume Blanco, nel paese di Angulos (a 40 chilometri da Famatina). L’impresa Midaish ha cominciato ad insediarsi. Prometteva l’estrazione dell’oro con un metodo da “attività mineraria aurifera in un fiume secco”, mediante la rimozione della sabbia, trasferimento del concentrato e lavorazione a Salta. Assicuravano che non avrebbe contaminato né usato cianuro né acqua. Gli abitanti e il sindaco di Famatina, Ismael Bordagaray, hanno denunciato che non c’era uno studio di impatto ambientale e, soprattutto, hanno ricordato che nella regione non c’è “licenza sociale” (termine imposto dalle imprese per riferirsi al permesso della comunità).

Tra il 15 ed il 20 aprile, in tre occasioni gli abitanti sono saliti all’accampamento minerario per chiedere che si rispettasse il diritto della comunità a decidere il proprio modello produttivo (turistico e agropastorale).

L’impresa Midaish (con capitali saltegni) ha denunciato 35 abitanti (tra loro il sindaco, il sacerdote Omar Quinteros e una minore). L’avvocato dell’impresa, Daniel Adolfo Luna, li ha accusati per il “fermo illegittimo delle persone” e ha denunciato che gli abitanti “hanno minacciato di morte con un’arma da fuoco” i lavoratori della miniera. Li ha anche accusati di aver cercato di incendiare con il gasolio l’accampamento minerario. L’impresa ha diffuso un video con dei danni, ma non si osserva nessuna persona.

Sono intervenuti il procuratore Diego Torres Pagnusat e il giudice dell’Istruzione n° 1 di Chilecito, Marcelo Carrizo. Nella prima settimana di maggio hanno notificato agli abitanti e, nella seconda settimana, hanno cominciato a fare gli interrogatori. “La Giustizia è lenta, ma con noi ha agito rapidissima. Non è casuale e per questo denunciamo la persecuzione e la messa sotto processo della protesta”, ha spiegato Jenny Luján, dell’assemblea di Chilecito.

Le assemblee di Chilecito, Nonogasta, Campanas, della capitale provinciale e delle “Pianure per la vita” hanno emesso un comunicato congiunto. “Denunciamo pubblicamente il governo di La Rioja per acuire la sua strategia antidemocratica di criminalizzazione della protesta sociale. Si fanno cause con menzogne, false denunce a partire da auto attentati, come ha fatto l’impresa mineraria Midaish, con la complicità dell’apparato poliziesco e giudiziario”, hanno spiegato le assemblee.

Hanno messo in guardia sulla crescente “privatizzazione e mercificazione della natura, anche contro la volontà della maggioranza della popolazione colpita”. Hanno messo in guardia che in nome dello “sviluppo” e della creazione di lavoro, il territorio provinciale “è consegnato a grandi gruppi estrattivi, la cui insostenibilità socio ambientale ed economica risulta manifesta”. E hanno dato un avvertimento: “Vinca chi vinca (nelle elezioni), qui non ci sarà attività mineraria”.

A Neuquén è stato confermato l’inizio del processo orale a tre dirigenti mapuche delle comunità Winkul Newen e Wiñoy Folil. Situate a 30 chilometri da Zapala, da un decennio sono in conflitto con delle imprese petrolifere. A dicembre del 2012 c’è stato un tentativo di sgombero, ordinato dalla giudice Ivonne San Martín (molto discussa per le sue sentenze sempre avverse ai popoli indigeni). La comunità ha resistito e, con una sassata, ha ferito gravemente al viso l’ufficiale giudiziaria Verónica Pelayes.

La causa è stata inizialmente registrata come “lesioni”. Successivamente è passata a “tentato omicidio” e “danno grave”, con pene fino a 15 anni di carcere. I denunciati sono Relmú Ñamku, Martín Maliqueo e Mauricio Rain. Il processo comincerà dopo le ferie giudiziarie e può essere la prima condanna per un conflitto territoriale mapuche. “I settori del potere stanno cercando una condanna affinché le altre comunità non difendano il territorio. È una chiara persecuzione politica e giudiziaria per aver combattuto il modello petrolifero-estrattivo.

12-06-2015

Página 12

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Darío Aranda, “Del piquete a los tribunalespubblicato il 12-06-2015 in Página 12, su [http://www.pagina12.com.ar/diario/sociedad/3-274648-2015-06-11.html] ultimo accesso 15-06-2015.

 

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