Nicaragua: proteste contro il Gran Canal


Marina Zenobio

“Non vogliamo il canale, il Nicaragua non diventerà una cinalandia”. I nicaraguensi protestano contro  la costruzione del Canale interoceanico che dividerà in due il paese.

Il canale progettato sarà lungo 278 chilometri, tra i 230 e 520 metri di larghezza e 30 metri di profondità. Partirà da Brito, sulla cosa Pacifica, attraverserà per 105 chilometri il Lago di Nicaragua – la più grande e importante riserva di acqua dolce del Centro America -, camminerà parallelo al fiume Tule per arrivare sulla costa Atlantica, all’altezza della sua foce, a Punta Gorda.

La concessione per la costruzione del Gran Canale di Nicaragua al gruppo cinese HKND è stata rilasciata dal presidente nicaraguense, Daniel Ortega, lo scorso 23 giugno, per una durata di 50 anni e una possibilità di proroga per altrettanti.

Oltre agli scavi per il canale, HKND Group ha previsto la costruzione di strade, due porti, un lago artificiale, un aeroporto, un complesso turistico, una zona di libero commercio, nonché fabbriche di acciaio e di calcestruzzo. Inoltre l’opera richiederà 50 mila lavoratori e dovrebbe creare, secondo i dati ufficiali, 200 mila posti di lavoro per l’indotto.

Uno scambio allettante al quale il governo sandinista non ha saputo dire di no. “Con questo grande canale – ha dichiarato il vicepresidente del Nicaragua, Moises Omar Halleslevens, durante la cerimonia – il paese aspira a muovere il 5% del commercio internazionale che attualmente circola per mare”. Dall’altra parte il presidente di HKND, Wang Jing, faceva già gli auguri ai 100 anni del Grande Canale del Nicaragua sostenendo che “la costruzione di questa via acquatica garantirà il sacro tema della protezione ambientale”. Tutte informazioni divulgate da media ufficiali, quelli che hanno avuto accesso alla cerimonia inaugurale.

Il Canale del Nicaragua darà accesso dal Pacifico all’Atlantico, e viceversa, a mega imbarcazioni che non potranno passare per il Canale di Panama, persino dopo il suo ampliamento che dovrebbe concludersi per il 2016. Sarà una competizione tra i due Canali? Non è detto. Più che altro si svilupperà un processo di complementarietà regionale di cui soprattutto l’America Centrale e i Caraibi saranno beneficiari. Quando entrambi i canali andranno a pieno regime, nel prossimo decennio, l’incremento del flusso delle grandi navi Post-Panamax e delle monumentali Triple-E Class produrranno cambiamenti radicali nella struttura economica della conca caraibica anche nel settore import-export, nell’agricoltura, nel turismo e nelle nuove tecnologie.

Nonostante le rassicurazioni del HKND Group riguardo le conseguenze sull’ambiente del megaprogetto, secondo le organizzazioni ambientaliste nicaraguensi, la costruzione del canale avrà un impatto ambientale devastante, perché il suo tracciato si incrocerà con zone con alti livelli di biodiversità, vegetale e animale, e attraverserà territori abitati da indigeni la qualità della cui vita è destinata così a peggiorare.

 31 Dicembre 2014

Popoff Quotidiano

Marina Zenobio, “Nicaragua: proteste contro il Gran Canalpubblicato il 31-12-2014 in Popoff Quotidiano, su [] ultimo accesso 07-01-2015.

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