Cresce la protesta in Nicaragua contro le espropriazioni per il Canale Interoceanico


Il canale isolerebbe dai loro centri sociali le comunità afrodiscendenti che risiedono a sud di Bluefields.

Circa 3 mila persone di 15 comunità del municipio di Nueva Guinea, nei Caraibi del sud, hanno sfilato mercoledì scorso contro le progettate espropriazioni di terre per la costruzione del Canale Interoceanico, che attraverserà la Regione Autonoma Atlantico Sud (RAAS).

Si tratta del quinto corteo che viene effettuato nelle ultime due settimane, organizzato dalle comunità che manifestano la propria contrarietà e incertezza per il censimento della terra e del patrimonio che i dipendenti dell’impresa cinese HKND Nicaragua Group –concessionaria dell’opera– hanno iniziato nei loro territori, protetti da poliziotti e militari.

I manifestanti hanno percorso più di un chilometro fino al distretto La Unión, gridando parole d’ordine contro la citata impresa. Hanno chiesto informazioni sul progetto che unirà l’oceano Pacifico con l’Atlantico.

Da parte sua, il comitato organizzatore del corteo ha chiesto al presidente Daniel Ortega di rispettare i loro diritti e ha affermato di non volere che le loro terre siano espropriate a beneficio di imprese straniere.

Il corteo, che è stato controllato dal personale della polizia, è sfilato senza incidenti. Nonostante ciò, i dirigenti hanno avvisato di voler esaurire la via pacifica e di dialogo prima di prendere altre misure.

Chiedono la consultazione

Il deputato indigeno, presidente della Commissione degli Affari dei Popoli Indigeni, Brooklyn Rivera Bryan, ha chiesto al Governo del Nicaragua di consultare sul progetto le nove comunità indigene della regione dei Caraibi del Sud che sono lungo il percorso del Grande Canale Interoceanico.

Ha avvertito che una delle comunità dell’etnia Rama che sarà danneggiata è quella chiamata “Ban-Kukú” che è l’unica che conserva il proprio idioma.

In un altro momento Rivera ha sostenuto anche che il progetto colpirà migliaia di indigeni del territorio Rama-Kriol, che affrontano l’incertezza di quale sarà l’impatto sulla loro cultura, sulla loro forma di vita e sul loro territorio.

Inquietudine per il censimento

Una notizia del quotidiano El Confidencial di agosto di quest’anno, raccoglie l’incertezza che ha destato nella popolazione del percorso del canale la presenza di lavoratori cinesi dell’impresa HKND Group, protetti da militari e poliziotti e accompagnati da funzionari della Direzione del Catasto e della Procura.

Gli abitanti denunciano che i lavoratori sono apparsi inaspettatamente nelle comunità per effettuare misurazioni dei terreni e per annunciare ai loro proprietari che le loro case saranno comprate dall’impresa. Per questo gli hanno chiesto le planimetrie e i documenti delle loro proprietà.

In alcuni questionari intitolati “Questionario di Indagine sulla popolazione, le abitazioni e gli annessi del terreno oggetto di utilizzo da parte del progetto del Canale del Nicaragua” mettevano nelle liste i residenti e gli chiedevano la loro firma, hanno dichiarato gli abitanti.

Isoleranno gli afrodiscendenti

In un documento pubblico, il Centro di Assistenza Legale ai Popoli Indigeni (CALPI) ha avvertito che la costruzione del canale isolerà dalle proprie famiglie e dai centri sociali le comunità afrodiscendenti situate a sud di Bluefields, come Monkey Point, Corn River, Greytown.

Secondo María Luisa Acosta, coordinatrice del CALPI, le comunità che abitano in questa zona rimarranno separate dal “triangolo dei popoli afrodiscendenti”.

Ha anche precisato che fino a questo momento le comunità e le autorità autonome della RAAS non sono state consultate né hanno ricevuto informazioni tecniche del progetto.

Il Canale Interoceanico

Il canale percorrerà 278 chilometri del territorio nicaraguense, dal litorale del Pacifico fino ai Caraibi. Del percorso, centocinque chilometri saranno dentro il Gran Lago.

Il costo dell’opera sarà di 50 miliardi di dollari e avrà una capacità per il passaggio di navi più grandi di quelle che oggi attraversano il Canale di Panama.

La compagnia HKND Group, ha firmato con il Governo del Nicaragua un accordo per lo sfruttamento del canale per 50 anni, prorogabili per altri 50. L’inizio della costruzione dell’opera è programmato per la fine del 2014.

Secondo il CALPI, il 52 per cento del percorso sarà tracciato su terre indigene, i cui processi di titolazione sono stati ritardati per rendere possibile il progetto.

11/10/2014

Servindi

tratto da Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
“Crece la protesta en Nicaragua contra expropiaciones para Canal Interoceánico” pubblicato il 11-10-2014 in Desinformémonos, su [http://desinformemonos.org/2014/10/crece-la-protesta-en-nicaragua-contra-expropiaciones-para-canal-interoceanico-servindi-11102014/] ultimo accesso 15-10-2014.

 

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