Stédile: Lula ha percepito la fine di un ciclo e la necessità di andare avanti


João Pedro Stédile, uno dei leader del MST, dichiara il suo voto a Dilma, Tarso Genro e Olívio Dutra con un’analisi critica della disputa politica in corso.

João Pedro Stédile, 60 anni, del Rio Grande del Sud, uno dei fondatori e più importanti dirigenti del Movimento dei Senza Terra (MST), non ha dubbi rispetto ai numeri che digiterà nella cabina elettorale domenica prossima. Le sue certezze, tuttavia, come quelle di molti altri nel campo progressista, sono lontane dal significare un assegno in bianco ai prescelti. In questa intervista esclusiva a Carta Maior, Stédile dichiara il suo voto con un’analisi critica della disputa politica in corso, secondo lui, solo il primo round di un intenso periodo di scontri sulla direzione dell’economia e del paese, dopo lo svuotamento degli “anni del neosviluppismo”. Il ciclo dei governi progressisti iniziato nel 2003 è stato importante, secondo lui, “per bloccare il neoliberismo e generare una transizione con la ripresa del ruolo dello Stato e della crescita con distribuzione del reddito”, ma si è esaurita questa fase storica. Questo svuotamento affonda le radici nei cambiamenti economici a livello internazionale, è stato approfondito dal disordine neoliberista a partire dal 2008 e sta radicalizzando la disputa per il potere nel paese che si manifesta in queste elezioni. Tanto è vero che vari settori della borghesia, prima integrati nel governo, ora sono all’opposizione, osserva, dando una lettura strutturale della frantumazione soggiacente all’emergenza della “terza via”, a disputare con il PSDB la rappresentanza degli interessi conservatori. Lula, nell’opinione del leader del MST, è quello che ha capito meglio la profondità di questa transizione. E’ ancora il maggior leader popolare brasiliano. Ha capito questo ed è stato l’elemento di spicco dei comizi e dei suoi interventi nella campagna perché ha fatto una lettura della situazione della lotta di classe intrinseca al processo. Le proteste del 2013 hanno rappresentato un’altra sirena annunciando il crepuscolo di un periodo storico. Spetterà a un nuovo governo Dilma – dice – riordinare l’economia e la politica basandosi su questi nuovi segnali: “Se non avrà la forza di camminare in questa direzione (cambiare l’economia e riformare il sistema politico) avremo quattro anni di instabilità e il popolo tornerà nelle strade”. Il cambiamento più delicato, tuttavia, la storia lo richiede al PT. Il maggior partito di sinistra, con tutta la sua influenza sulle masse e sulle organizzazioni popolari, ha abdicato dal suo ruolo di organizzatore politico e formatore ideologico; si è rassegnato al mediocre ruolo di concorrere a cariche pubbliche. Questo lo ha sclerotizzato ideologicamente, si sfoga Stedile, per correggere una critica che suona quasi come una sfida al rinnovamento: “Come è possibile concepire un partito con 800.000 affiliati che non fa corsi di formazione politica, non possiede un giornale che orienti il dibattito e la  militanza?

QUI SOTTO L’INTERVISTA INTEGRALE E IL LINK AL DOCUMENTARIO  “In cerca di una terra senza veleni” in cui Stedile approfondisce la correlazione tra distruzione ambientale e sfruttamento predatorio promosso dal capitalismo contro società e natura. https://www.youtube.com/watch?v=-u3_D-d5sAw

– Il MST ha assunto posizioni critiche rispetto al governo, soprattutto sulla questione agraria, ma non solo.  Chi voterà domenica?

Stédile – Voterò Dilma, Tarso Genro,  Olívio Dutra e i candidati a deputati che il MST appoggia nel Rio Grande do Sul. Io e un’ampia maggioranza del popolo brasiliano vogliamo, tuttavia, cambiamenti. Cambiamenti per migliorare le condizioni di vita del popolo. Il neosviluppismo praticato fino ad oggi è stato importante per bloccare il neoliberismo e generare una transizione. Ha riscattato il ruolo dello Stato e la crescita con distribuzione del reddito. Ma questa politica si è esaurita perché vari settori della borghesia ora sono all’opposizione. E si è esaurita anche a causa della congiuntura economica internazionale. Il prossimo mandato deve fare cambiamenti strutturali che alterino la politica economica e con questa il superavit primario e il modello tributario. Sono requisiti per canalizzare le risorse necessarie a investire il 10% del PIL in educazione, sanità, abitazioni, riforma agraria e in impegnativi investimenti sul trasporto pubblico di qualità che la popolazione esige. In campo politico è necessario convocare un’assemblea costituente. E’ l’unica strada per una profonda riforma del sistema politico. Vogliamo cambiamenti anche nella forma di gestire la politica agricola e agraria. Se il governo Dilma non avrà la forza di andare in questa direzione avremo quattro anni di instabilità politica. Il popolo tornerà nelle strade.

– Perché, secondo lei, i governi del PT non hanno realizzato pienamente i programmi e gli impegni firmati con i movimenti sociali?

Stédile – Bene, in primo luogo, non considero i governi Lula e Dilma propriamente governi del PT. Sono stati governi di composizione di classi, in cui stavano tutte le classi sociali, dal banchiere Meireles, fino ai più poveri della Borsa Famiglia. In termini di partiti, c’è stata una coalizione con più di dieci partiti, con l’eterno peso conservatore del PMDB e troppi opportunisti. Dall’altro lato, sono stati governi che vivevano ancora il periodo storico di riflusso dei movimenti di massa, sconfitti politicamente e ideologicamente negli anni 80 e che non sono ancora riusciti a riprendere l’offensiva di lotta nelle strade. E infine il PT, come maggior partito di sinistra, con tutta la sua influenza sulle masse e sulle organizzazioni popolari, ha abdicato rispetto al suo ruolo di organizzatore politico, ha rinunciato al dovere di essere formatore ideologico, si è rassegnato al compito mediocre di lottare per le cariche pubbliche. Per questo si è sclerotizzato ideologicamente. Speriamo che nel futuro ci sia una ripresa del movimento delle masse. Le manifestazioni di giugno sono state un segno di allerta. E il plebiscito per la Costituente della riforma politica, con quasi otto milioni di elettori che hanno partecipato, un altro.

– Di fronte al fronte unico conservatore – che per un momento è sembrato potesse portare Marina alla vittoria contro Dilma – il PT ha cambiato il suo discorso. A SP, durante un bilancio della campagna, il 5 settembre, Lula ha detto che bisognava definire il campo di classe dell’elezione. E’ un segno di cambiamento ?

Stédile – La candidatura di Dilma ha avuto la fortuna che la borghesia si dividesse: una parte la appoggia, una parte appoggia  Aécio e una parte  Marina. Non hanno trovato un leader che potesse esprimere la voglia di cambiamento nell’ottica della destra.  Né Aécio, né Marina esprimono questo. Le campagne elettorali sono state sequestrate dai finanziamenti delle imprese e dalle logiche dei pubblicitari. Questo ha allontanato il popolo dalla disputa reale. Peggio ancora: ha allontanato la possibilità di discutere realmente sui problemi del paese. E’ diventata una disputa di pubblicitari. Le persone che stanno in strada a fare propaganda lo fanno per SOLDI. E’ lavoro, non è convinzione politica. E’ ancora un altro segnale della crisi di partecipazione e convinzione. Credo che Lula, tuttavia, che è ancora il nostro maggior leader popolare, si è accorto di questo ed è stato quello che ha più colpito nei comizi e negli interventi in questa campagna perché lui ha fatto una lettura della situazione della lotta di classe e difeso la necessità di una assemblea costituente per fare una profonda riforma politica che rimetta il popolo, i militanti e la lotta per idee e progetti al centro della disputa.

– Il peso della correlazione di forze, spiega in pare, l’ingessamento di molte bandiere progressiste. Perché in 12 anni di governi progressisti questa correlazione di forze non siete riusciti a cambiarla?

Stédile – Per vari fattori collegati. La sconfitta dell’89, l’egemonia del neoliberismo e l’impero onnipotente degli USA hanno imposto una sconfitta politica, economica e ideologica a tutta la classe lavoratrice nel mondo. Queste sconfitte, in genere, richiedono una generazione perché la classe capisca, maturi e torni ad assumere iniziative di lotta. Il processo di deindustrializzazione della nostra economia, d’altra parte, ha spezzato la schiena della classe operaia industriale che era il nostro settore più organizzato, più forte e più politicizzato, all’interno del quale sono nati Lula e il PT. Stiamo ancora vivendo una crisi ideologica nella sinistra a livello mondiale. Ci manca un progetto chiaro di transizione dal capitalismo al socialismo. Tutto questo rende difficile la costruzione di processi unitari e di programmi di breve periodo per le forze popolari, che cambino la correlazione di forze. E alla fine perché il PT, essendo il maggior partito di sinistra, come ho detto, non è riuscito a portare avanti la formazione politica e la disputa ideologica tra i suoi militanti e nella società. Non si può concepire un partito che con 800.000 iscritti non organizzi corsi di formazione politica, non abbia neanche un giornale nazionale che orienti e discuta con la militanza politica.

– In che misura il monologo conservatore dei media impedisce questo cambiamento di correlazione di forze?

Stédile – La borghesia fa la sua parte per mantenere l’egemonia economica, politica e ideologica nella società. Non sta ad aspettare noi. Per questo, controlla e gestisce tre strumenti politici allo stesso tempo. In primo luogo ha il controllo assoluto del potere giudiziario – basta vedere il comportamento del STF nel processo  AP 470, o la sfacciataggine dei giudici che si attribuiscono un aiuto-casa di 4.600 reais al mese, e contemporaneamente non esitano a autorizzare azioni di sgombero contro tutte le occupazione di chi lotta per il diritto alla casa. In secondo luogo, controlla il parlamento sempre più ostaggio delle 117 imprese che finanziano il 90% delle campagne elettorali dei candidati in questo paese. Hanno trasformato il parlamento in un luogo in cui si fanno affari e si sostengono idee conservatrici che puntano a distruggere i diritti conquistati a partire dalla costituente del 1988. E infine controlla in modo totale i mezzi di comunicazione di massa. La Globo è oggi il principale partito ideologico della borghesia brasiliana. E’ quella che esercita il ruolo di orientatore politico e di formazione ideologica delle masse sulle idee della borghesia. Per questo è fondamentale una riforma politica ampia e profonda che coinvolga non solo il modo di eleggere i candidati al governo e al parlamento ma anche il ruolo del potere giudiziario e la democratizzazione dei mezzi di comunicazione. Altrimenti non ci sarà democrazia, nemmeno quella borghese!

– Di fronte alla fragilità dei suo progetti elettorali, il conservatorismo  già si sta orientando verso un altro obiettivo: affermare la tesi che un “aggiustamento doloroso” in economia sarà inevitabile nel 2015, chiunque vinca le elezioni. Si tratta del tentativo di indebolire in anticipo un nuovo governo Dilma?

Stédile – La borghesia userà tutte le armi che abbiamo nominato per radicalizzare la subordinazione del Brasile all’economia degli USA, vale a dire agli interessi delle banche e delle corporation internazionali. Vogliono che il paese sia un mero esportatore di commodity, minerali, prodotti energetici e agricoli. Ma questo non crea lavoro e non fa sviluppare l’economia. Il pre-sal può avere un ruolo, ma settoriale. Noi, dei movimenti sociali, lotteremo perché ci sia un cambiamento reale. Questo include cambiare la sciocca politica del superavit primario per pagare gli interessi a 15.000 famiglie e ridirezionare le risorse verso investimenti produttivi, educazione, salute e trasporti pubblici. Abbiamo bisogno di una riforma tributaria che rovesci il modello attuale, che penalizza solo i lavoratori. Il governo deve controllare il tasso di interesse, non solo la Selic, ma anche i tassi imposti dalle banche al popolo, che paga in media il 48% di interessi all’anno. E intervenire sul cambio per evitare che l’industria brasiliana si polverizzi, è urgente revocare la legge  Kandir. E’ assurda.
 Esportazioni miliardarie di commodity minerali, energetiche e agricole non pagano tasse in Brasile. SOLDI che potrebbero contribuire a investire in servizi pubblici sono legalmente sottratti alla popolazione. La  Vale do Rio Doce, per esempio, che esporta miliardi e miliardi di tonnellate di ferro non paga nessuna tassa. Siamo il maggior esportatore di soja del mondo. E nessuno paga tasse! In Argentina, gli esportatori di soia pagano il 40%. Come si vede sarà un periodo id intense dispute intorno agli indirizzi di politica economica. E se i cambiamenti deluderanno i lavoratori entreremo in una grave crisi politica.

– Che cosa direbbe ai giovani che esitano nel votare Dilma per le ragioni che abbiamo appena discusso?

Stédile – I giovani hanno diritto di essere sfiduciati nel votare in chiunque. Ci sono più motivi per non credere che per credere. In funzione della congiuntura storica esposta qui, viviamo in un periodo in cui la gioventù è stata assente dalla politica e non può partecipare a nessuna istituzione. Né alla Chiesa, né ai sindacati, né ai partiti. E ancor meno ai governi, che chiamano i leader solo quando bolle l’acqua. Quindi, la gioventù è sfiduciata nei confronti della politica istituzionale. E’ sano. Se fossero soddisfatti sarebbero già vecchi e conservatori. Ma devono partecipare alla politica in maniera diversa e più intensa. Ora, per esempio, nel comune lavoro sul plebiscito per una Costituente che si occupi della riforma politica, la conduzione del processo è stata fondamentalmente in mano ai giovani. Non basta, tuttavia. I giovani devono legarsi a organizzazioni della classe lavoratrice perché insieme possiamo costruire un programma unitario di cambiamento. La protesta è solo l’inizio. Non costruisce il cambiamento. I cambiamenti verranno da un programma unitario che riesca a riunire le forze organizzate del popolo, della classe lavoratrice, in cui i giovani siano partecipanti attivi. Nelle elezioni penso che i giovani si divideranno tra astensione, voto nullo, voto per Dilma e per Luciana Genro. Ritengo che i giovani che hanno votato per Marina nel 2010 hanno perso la fiducia in lei

– Nel documentário, ‘In cerca della terra senza veleno” lei indica la necessità di un aggiornamento della vostra rivendicazione della riforma agraria. Che riforma agraria risponde alle sfide del XXI secolo?

Stédile -Nel secolo scorso, la riforma agraria rispondeva a una necessità di democratizzare la proprietà della terra. La lotta principale, pertanto era contro il latifondo, in linea di massima improduttivo. In genere, questo programma di riforma classica è stato realizzato nell’ambito di governi borghesi nazionalisti. In Brasile, non siamo mai riusciti a fare questo tipo di riforma agraria. Ci siamo andati vicini nel 1964 con la proposta di riforma di   Celso Furtado-Goulart. il MST si è sviluppato riferendosi a questo programma: la terra per chi la lavora. Purtroppo non si è realizzato qui. Ora, con il capitalismo finanziario e le corporation transnazionali che dominano l’agricoltura, la disputa non è solo per la terra. La disputa è per il modello di produzione agricola, per il destino delle risorse naturali. Dobbiamo cambiare modello. In primo luogo, per produrre alimenti sani per tutta la società. Cibo senza veleno. Allo stesso tempo adottare il modello tecnologico dell’agroecologia; produrre in equilibrio con la natura, senza distruggere la biodiversità che altera ambiente e clima. E dobbiamo organizzare le agroindustrie in forma cooperativa, per trasformare questi alimenti. Per questo ora auspichiamo un nuovo modello che chiamiamo di “riforma agraria popolare”.

– E’ un obiettivo che non interessa solo i contadini, che prima volevano solo terra da lavorare. Ora, i cambiamenti interessano a tutto il popolo, a chi non vuole ammalarsi o morire di cancro per l’ingestione di veleni agricoli, di cui il Brasile è il più grande consumatore mondiale; interessa a chi soffre nelle città, espulso dalle campagne e a chi si preoccupa dei cambiamenti climatici in corso, di cui è espressione, per esempio, la mancanza di acqua a  San Paolo. Questo sarà il futuro dell’agricoltura e, in realtà, l’unica possibilità di sopravvivenza per tutti noi.

CARTA MAIOR, San Paolo, 2 ottobre 2014

Amig@s MST – Italia

João Pedro Stédile, “Stédile: Lula ha percepito la fine di un ciclo e la necessità di andare avanti” pubblicato il 05-10-2014 in Amig@s MST – Italia, su [http://www.comitatomst.it/node/1084] ultimo accesso 07-10-2014.

 

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