Nuovo massacro nei territori indigeni del Guatemala


Imprese, conflittualità e stato di emergenza

Guatemala – I popoli indigeni del Guatemala tornano a subire nei propri territori un massacro, che di nuovo ha dato luogo alla dichiarazione dello stato di allerta da parte del Governo di Otto Pérez Molina.

I fatti di violenza sono cominciati nella notte del 19 settembre, nel momento in cui –secondo quanto denunciano le comunità– sono entrati nei loro territori degli attori armati, che hanno identificato come lavoratori dell’impresa Cementos Progreso, i quali hanno aperto il fuoco contro la delegazione comunitaria che si era recata sul luogo, causando la morte di un comunitario. È cominciata così una spirale di violenza che ha già causato undici morti e varie persone ferite, e che viene ad aggravare in modo drammatico la conflittualità che si vive nella regione.

Puoi accedere con il seguente link al Comunicato Ufficiale delle dodici Comunità Organizzate e in Resistenza di San Juan Sacatepéquez.

Il cementificio, fonte di conflittualità

Il clima di violenza nella regione non ha cessato di aumentare da quando nell’anno 2006 la citata impresa (Cementos Progreso S.A.) ha annunciato la sua intenzione di costruire nei territori indigeni una grande progetto cementiero. Detto progetto, che non è stato in nessun momento oggetto di consultazione con la popolazione, si sta sviluppando da allora nell’ambito di un generalizzato conflitto che sta causando un enorme impatto sui diritti umani. Al giorno d’oggi, l’impresa non ha potuto terminare le installazioni, a causa della resistenza comunitaria, ma nemmeno abbandona un progetto che conta sull’esplicito appoggio del Governo.

Tra i fatti di violenza registrati, secondo quanto hanno potuto documentare le Brigade Internazionali di Pace (PBI), ci sono stati attacchi armati contro persone e beni materiali (veicoli, chiesa, …), minacce di morte e aggressioni fisiche contro le autorità ancestrali e i dirigenti comunitari, così come altri attacchi contro attivisti sociali che accompagnano le comunità. Nella maggior parte di questi casi, la popolazione locale ha identificato gli aggressori come personale contrattato dall’impresa cementifera.

Questa relazione di causalità tra la presenza dell’impresa e l’aumento della conflittualità non è segnalata solo dalle comunità. Lo stesso Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, James Anaya, informava dopo la sua missione nel paese nel 2011, che “la presenza di imprese nei territori indigeni ha creato una situazione di grave conflittualità e ha causato enormi divisioni nelle comunità”.

Recentemente, Amnesty International andava più in là e metteva in allerta sul fatto che “il Governo guatemalteco sta alimentando la fiamma del conflitto non consultando le comunità locali prima di concedere licenze minerarie alle imprese; in questo modo, in pratica sta incrementando il rischio che ci sia uno spargimento di sangue e sta radendo al suolo i diritti della sua popolazione”.

Gli stati di emergenza, un’arma del Governo contro i popoli indigeni

Da quando nel 2012 il presidente Pérez Molina –generale ritirato e alta carica dell’Esercito durante gli anni in cui fu perpetrato il tentativo di genocidio contro i popoli maya– ha preso possesso della sua carica, ha dichiarato vari stati di emergenza. Tutti questi in territori indigeni, e sempre quando venivano colpiti gli interessi degli imprenditori.

La prima di queste dichiarazioni fu lo stato d’assedio dichiarato nel maggio del 2012, nel municipio di Barillas (territorio q’anjobal, dipartamento di Huetenango), a causa della resistenza comunitaria di fronte alla costruzione della Hidro Santa Cruz, da parte dell’impresa spagnola Hidralia Energía. Il secondo, lo stato di allerta nei dipartimenti di Jalapa e Santa Rosa, nel maggio del 2013, colpendo tra gli altri, il territorio del popolo xinka di Xalapán. In questo caso, si trattava di dare una risposta alla cosiddetta rivoluzione dei fiori di fronte all’ingresso dell’impresa GoldCorp per l’esplorazione della miniera El Oasis (manifestazioni pacifiche nel paese di San Rafael Las Flores per impedire il passaggio dei lavoratori dell’impresa mineraria).

Nel rapporto precedentemente citato, il Relatore Anaya già allertava “sull’uso indiscriminato che si fa da parte dei poteri pubblici in Guatemala degli stati di allerta, la crescente presenza delle forze d’ordine pubblico nelle comunità e l’uso eccessivo della forza da parte loro. Denuncia, inoltre, la situazione di impunità riguardo le azioni di persecuzione e violenza fisica, inclusa la violenza sessuale, contro i comunitari, in un contesto marcato dalla mancanza di accesso effettivo dei popoli indigeni alla giustizia”.

La resistenza pacifica come risposta comunitaria

In mezzo a tutto questo clima di conflittualità, costanti aggressioni e criminalizzazione, le comunità maya kaqchikel di San Juan continuano a far valere il risultato della consultazione popolare effettuata nel maggio del 2007, nella quale 8.946 abitanti espressero il proprio diniego alla costruzione del cementificio, a fronte di 4 che votarono a favore.

Di fronte agli ultimi fatti di violenza registrati propongono, inoltre, le seguenti richieste:

1) Che sia aperta una indagine obbiettiva e in profondità per determinare chi sono le persone che hanno provocato il massacro nella comunità di Los Pajoques.

2) Che il Governo blocchi la costruzione dei megaprogetti che stanno provocando le morti.

3) Che le forze pubbliche proteggano e vigilino per la sicurezza della cittadinanza che sta difendendo le risorse naturali delle comunità.

Alla fine, le dodici comunità manifestano “la propria solidarietà con le famiglie dei martiri caduti nella difesa del territorio e rinnovano la propria resistenza pacifica, come è stato fino ad oggi, rinnovando il rifiuto dei megaprogetti installati nel nostro territorio”.

23-09-2014

Coordinamento per i Diritti dei Popoli Indigeni CODPI

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
“Nueva masacre en territorios indígenas de Guatemala. Empresas, conflictividad y estrado de excepciónpubblicato il 23-09-2014 in Coordinamento per i Diritti dei Popoli Indigeni CODPI, su [http://www.codpi.org/observatorio/240-masacresanjuan2014] ultimo accesso 25-09-2014.

 

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