Le organizzazioni sociali sono coscienti che più si avvicina il Mondiale, più il governo si sentirà sotto pressione per non avere manifestazioni nelle strade.
Messico. “Per noi, il Mondiale di calcio è una opportunità affinché si sappia chi sono i nostri governanti e la gente conosca realmente come è il nostro paese; molta gente pensa che sia una nazione in crescita, ma la cosa certa è che c’è una tremenda disuguaglianza e il buono di questa Coppa è che è reso visibile il vero Brasile”, afferma Pedro Biava, membro del collettivo audiovisivo Revira-Lata di San Paolo.
A pochi giorni dall’inizio della Coppa Mondiale di Calcio, le strade del Brasile non sono solo piene di turisti ansiosi che il pallone rotoli, ma anche di migliaia di oppositori del governo di questo paese. “Il problema non è e il calcio, è ciò che questo evento crea. È assurda la quantità di denaro investita negli stadi e chi sa l’uso che ne faranno dopo; il governo ha promesso di migliorare gli spazi dove si fossero fatte le opere ed è l’ora in cui non fa nulla, dopo il Mondiale ancor meno accadrà. La Coppa non lascerà nessuna eredità alla popolazione”, considera Leonardo Chagas, fotografo e membro del collettivo audiovisivo.
Molti stadi e pochi tetti
Il Movimento dei Lavoratori Senza Tetto (MSTS) è il movimento più organizzato che ha la città di San Paolo, con quasi 13 occupazioni di terreni privi di costruzioni. “Nel centro della città e nella periferia ci sono molti altri gruppi che fanno occupazioni di edifici; questa pratica avviene da molto tempo”, racconta Pedro Biava, che aggiunge che quasi tutti i giorni le strade e le imprese costruttrici di San Paolo sono paralizzate da differenti organizzazioni, e le loro azioni sono così contundenti che è inevitabile che i grandi media parlino di loro.
Quando in Brasile hanno annunciato la Coppa di Calcio, racconta Chagas, la gente è diventata contenta perché ha pensato che ci sarebbe stata una risposta del governo a molti dei problemi, ma “i prezzi delle abitazioni sono aumentati, e al riguardo il governo non si pronuncia”.
L’occupazione “Coppa del Popolo”, con quasi 4 mila persone in un terreno situato nella città di San Paolo, è in attesa dell’approvazione della costruzione di abitazioni. A pochi giorni dal nuovo piano di sviluppo della città, differenti movimenti sociali (senzatetto, indigeni e quilombo [discendenti di neri fuggiti dalla schiavitù, ndt]) si aspettano cambiamenti nell’organizzazione urbana. Tutti vogliono che il nuovo piano sia fatto conoscere prima del Mondiale. “Tutti i giorni le organizzazioni occupano le strade per fare più pressione sul governo, che però ha fretta di terminare gli stadi e non di risolvere i problemi della popolazione”, dice Pedro Biava.
Il problema della casa in Brasile, e specificatamente a San Paolo, è storico, considera Leonardo Chagas, ma “forse ora è più visibile perché i movimenti sono gruppi più organizzati”. Il 10 per cento della popolazione della città non ha casa, anche se queste cifre sono truccate, aggiunge, poiché non considerano la gente che vive con qualche familiare perché non ha da pagare un affitto o le famiglie che vivono nelle zone ad alto rischio. “In questa città non necessariamente si deve essere un abitante di strada per non avere un tetto”, afferma l’attivista.
Prima, la speculazione immobiliare si concentrava nel centro della città e in questo modo hanno allontanato in periferia la gente più povera, denuncia Biava; evidenzia anche che è un processo naturale che scaccino la gente in aree dove non c’è nessun tipo di infrastrutture.
“La gente non può più pagare affitti così costosi e deve andarsene in periferia. Molta gente di lì, ci diceva che prima della coppa pagavano 300 real di affitto, e ora devono pagarne tra i 700 e gli 800, ma i salari non sono saliti; è un modo di allontanare la gente”, dichiara Leonardo Chagas.
“Nella nostra costituzione è scritto che i terreni occupati dalle imprese devono avere una funzione sociale, e ci sono molte costruzioni abbandonate che aspettano di essere rivalutate; il fatto è che in questo paese c’è molta speculazione immobiliare”, denuncia Leonardo Chagas.
Itaquera è uno dei quartieri più poveri di San Paolo; in questo luogo è stato costruito lo stadio della città. Questo terreno è abbandonato da 30 anni, e il MSTS lo ha occupato con circa 1500 famiglie. “Loro pensano che un terreno abbandonato non compia nessuna funzione sociale, sono solo in attesa di rivalutarsi”, spiega Pedro Biava. Con la costruzione dello stadio, allo stesso tempo si erigono strade, ospedali ed è migliorato il servizio di trasporto, la qual cosa vuol dire che l’area rincara e le imprese lucrano con le opere che il governo realizza con le imposte.
Sgomberi, una forma di pulizia sociale
A San Paolo, uno sgombero è qualcosa che avviene con frequenza. La cifra approssimativa nelle città sedi della Coppa varia molto, ma ci sono tra le 170 e le 250 mila persone (più di 60 mila famiglie) in tutto il Brasile. Molti sono stati tirati fuori dalla propria casa e otterranno degli indennizzi molto bassi, che non gli permetteranno di comprare un’altra casa nello stesso quartiere, spiega il collettivo Revira-Lata intervistato da Desinformémonos.
Recentemente sono state sgomberate circa 4 mila persone che hanno occupato un terreno vicino allo stadio di calcio. Il fenomeno si ripete nei luoghi che sono vicini a qualche strada principale e alla metro, “sicuramente pensando all’immagine che devono dare ai turisti e alla stampa”, valuta Leonardo Chagas.
Gli sgomberi avvengono in modo violento, tanto per l’uso della forza pubblica e di grandi macchinari, come per la paura che si infonde nella gente e nelle altre occupazioni, spiega Pedro Biava. “Nell’anno 2012 c’è ne è stato uno a quasi cento chilometri dalla città; fu molto violento perché la gente resistette e, nonostante tutto, si è trasformato in un riferimento di resistenza per le altre occupazioni”, ricorda.
Quando a San Paolo c’è una occupazione in una zona con molto denaro e con imprese, i padroni o lo stesso governo usano il fuoco per tirar fuori la gente. “Qualcuno ha fatto una mappa dove si dimostra che nel centro della città o nelle zone più care ci sono le favelas più infiammabili, e gli incendi avvengono solo di notte”, precisa Pedro Biava.
La legge della vicinanza
Dal 2013, il Brasile è lo scenario di grandi manifestazioni. Le organizzazioni si sono rese conto che quanto più è vicino l’inizio del Mondiale, tanto più il governo acconsentirà alla soluzione di alcune delle necessità dei movimenti.
“Per noi queste piccole risposte del governo sono sufficienti, perché in Brasile possono passare decenni senza che ci sia una soluzione ai problemi di casa e sanità; incominciare il Mondiale con varie occupazioni o proteste a qualche chilometro dallo stadio è una follia per l’immagine che loro vogliono mostrare del paese”, spiega Biava.
“Ora si vedono molte mobilitazioni e chiederemo che ci siano dei veri cambiamenti. Affinché nel Mondiale non avvengano proteste, il governo dovrà fare molti cambiamenti e in modo molto rapido; crediamo che tutto questo non passerà e la gente andrà in strada. Il Brasile che riceve il Mondiale è un paese che si è svegliato e che esce da una inerzia molto lunga”, conclude Pedro Biava.
9 giugno 2014
Desinformémonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Carolina Bedoya Monsalve, “El Brasil que recibe al Mundial es un país que despertó” pubblicato il 09-06-2014 in Desinformémonos, su [http://desinformemonos.org/2014/06/el-brasil-que-recibe-al-mundial-es-un-pais-que-desperto/] ultimo accesso 13-06-2014. |