Panama: Changuinola reclama giustizia!


Giorgio Trucchi

A quasi quattro anni dalla brutale repressione di Martinelli.

Nel mese di luglio 2010, gli apparati repressivi dello Stato panamense aprirono il fuoco contro i lavoratori delle piantagioni di banane nella località di Changuinola, provincia di Bocas del Toro, che protestavano contro l’approvazione della legge 30, popolarmente conosciuta come “Ley Chorizo”.

Il bilancio dell’operazione condotta dalle forze di polizia e dall’esercito fu di due morti e più di 700 feriti, di cui 78 con invalidità permanenti. Gli accordi firmati più tardi tra il governo di Ricardo Martinelli e i lavoratori rimasero lettera morta.

“Ci siamo ribellati contro una legge che voleva eliminare i principali diritti dei lavoratori e la risposta del governo fu brutale. Ci hanno massacrato!” ha dichiarato Jacinto Quintero, presidente del Comitato “8 Luglio” organizzazione che riunisce le vittime della repressione di quel giorno.

Secondo i dati forniti in quei giorni dal Sindacato dei lavoratori dell’industria bananiera, agricola e affini, Sitraibana, degli oltre 700 lavoratori feriti a colpi di fucile caricati a pallettoni, 67 riportarono lesioni agli occhi, tre dei quali rimasti completamente ciechi e 43 con la perdita parziale della vista.

Altri 92 lavoratori subirono gravi ferite, due dei quali con perforazioni ai reni, uno al polmone e il resto con lesioni varie in tutto il corpo, che gli hanno provocato gradi diversi d’invalidità. Per alcuni di loro esiste l’urgenza di un trapianto d’organo, ma la mancanza d’accesso al sistema sanitario nazionale l’ha reso impossibile.

Lo scandalo per la feroce repressione si è esteso a livello internazionale e ha obbligato il presidente Martinelli a sedersi a un tavolo di trattativa e a ritirare la nefasta legge 30. Purtroppo, a pochi mesi dal quarto anniversario del massacro, i principali accordi firmati con le vittime restano lettera morta.

“Ci sono compagni che sono morti, altri che resteranno invalidi tutta la vita e alla maggior parte di noi è stato riscontrato piombo nel sangue, a causa dei molto pallettoni che non hanno potuto estrarre. Il governo non ha mai mantenuto la promessa di trasformare in legge gli accordi firmati, né di indennizzare e assegnare pensioni al resto delle vittime e alle famiglie dei morti”, dice Jacinto Quintero.

Repressione istituzionalizzata

Il presidente del Comitato “8 Luglio” ha ricordato che il presidente uscente, Riccardo Martinelli, ha mantenuto un atteggiamento repressivo contro le proteste sociali, criminalizzando la lotta dei settori più poveri della società panamense.

Nel febbraio 2012 la polizia ha attaccato violentemente il popolo indigeno Ngöbe Buglé, nella zona di San Félix, regione di Chiriquí, che protestava contro la realizzazione di progetti minerari e idroelettrici all’interno della regione. Il bilancio fu di vari morti e feriti.

Otto mesi dopo, le forze di repressione si sono scatenate contro la popolazione che difendeva le terre nella zona Libera di Colòn, che il governo voleva vendere alle multinazionali straniere. Il suolo panamense si impregnò nuovamente del sangue dei caduti e dei feriti.

“In meno di 4 anni, questo governo ha assassinato almeno 12 compagni e attualmente non c’è nemmeno un poliziotto arrestato. Tutto resta nell’impunità. La gente continua ad aspettare risposte concrete per le vittime e per le loro famiglie” ha dichiarato Quintero.

Mobilitazione

Diverse organizzazioni della provincia di Bocas del Toro stanno organizzando nuove mobilitazioni per obbligare il governo a rispettare gli accordi firmati 4 anni fa.

“Invece di immischiarsi nei problemi degli altri paesi, criticando e prendendo posizione contro il governo del Venezuela, Martinelli dovrebbe rispondere per i crimini commessi nel nostro Paese e rispettare gli accordi firmati con le vittime della repressione.

Abbiamo già percorso tutte le vie legali – continua Quintero – e non abbiamo ottenuto risposte concrete da parte delle autorità. Tutto l’apparato politico nazionale è concentrato in vista delle elezioni del 4 maggio. Non ci resta altra opzione che scendere nuovamente in piazza” ha detto il dirigente popolare.

Nei prossimi giorni, il Comitato “8 Luglio” e altre organizzazioni si mobiliteranno a livello nazionale e chiedono alle organizzazioni amiche e solidali di sostenere la lotta con comunicati pubblici e lettere rivolte al presidente uscente Martinelli.

25 aprile 2014

LINyM / Rel-UITA

Traduzione: Sergio Orazi

Traduzione di Sergio Orazi:
Giorgio Trucchi, “Panamá: ¡Changuinola clama justicia!pubblicato il 25-04-2014 in LINyM / Rel-UITA, su [http://nicaraguaymasespanol.blogspot.it/2014/04/panama-changuinola-clama-justicia.html] ultimo accesso 06-05-2014.

 

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