La geografia dei nuovi movimenti sociali


Francisco López Bárcenas

Comincia l’anno e con questo arrivano i venti. Sono venti freschi nati da alcuni popoli che si muovono perché non vogliono smettere di esserlo. Vengono da molte parti del paese, dai deserti e dalle catene montuose del nord, fino alle valli e alle selve del sudest messicano. Sono venti che provocano i popoli organizzati che hanno deciso di lottare per affrontare l’imposizione di politiche governative che se non vengono fermate metteranno fine a loro. Sono venti forti perché, a differenza degli anni passati, dove ciascun popolo lottava per la sua propria richiesta, ora vanno unendo il proprio cammino, che alla fine ha il medesimo obiettivo. Le loro richieste sono le stesse di decenni fa, ciò che è nuovo è il modo con cui si stanno organizzando. Come vanno trovando il proprio cammino.

Ci sono molti esempi. I popoli indigeni e meticci della sierra nord di Puebla, che fino all’anno passato lottavano ciascuno per proprio conto, hanno costituito il Fronte in Difesa della Terra, per bloccare i progetti di morte, come chiamano i progetti minerari a cielo aperto, le dighe idroelettriche e le città rurali che il governo e l’iniziativa privata vogliono portare avanti. Ma non sono gli unici che si oppongono a questo tipo di progetti. Nella comunità di Zacualpan, municipio di Comala, nello stato del Colima, il Consiglio Indigeno per la Difesa del Territorio ha convocato un insieme di organizzazioni e popoli del paese ad una riunione da effettuarsi nei giorni 15 e 16 febbraio per cercare il modo di affrontare le problematiche che l’industria crea.

Con la difesa dell’acqua succede lo stesso. Il 29 gennaio passato, i membri del Comitato Salviamo Temacapulín hanno iniziato una campagna per ricordare al governatore del Jalisco che in questo giorno è passato un anno da quando aveva promesso che la comunità non se ne sarebbe dovuta andare per inondare, a causa della costruzione dalla diga El Zapotillo, senza che alla data ci sia una qualche garanzia che mantenga la parola. “Gober, è tempo di mantenere!”, protestavano, nel momento in cui chiamavano alla solidarietà con la loro lotta. Altrettanto avviene con coloro che si oppongono alla diga La Parota, nello stato del Guerrero, dove i danneggiati hanno deciso di costituire la propria polizia comunitaria per procurarsi sicurezza, a El Paso de la Reina, Oaxaca, e a El Naranjal, Veracruz, dove subiscono il medesimo problema. Senza dimenticare la lotta del popolo yaqui, in difesa dell’acqua che gli era sta assegnata dal presidente Lázaro Cárdenas.

Anche nell’istmo di Tehuantepec, nello stato dell’Oaxaca, è dove resistono, dove i governi hanno concesso tutte le facilitazioni affinché l’impresa eolica Fuerza y Energía Bií Hioxo, filiale della Gas Natural Fenosa (GNF), continui con i suoi piani per installarsi nella regione, nonostante l’opposizione degli abitanti. Solo il 29 gennaio passato è stato incendiato l’accampamento che l’Assemblea Popolare del Popolo di Juchitán (APPJ) aveva posto alla congiunzione con la strada verso Playa Vicente per evitare che il personale dell’impresa iniziasse i lavori. Non si sa esattamente da dove sia venuto l’attacco, ma tutti i sospetti ricadono sull’impresa e le autorità che li appoggiano per portare a termine i loro propositi.

Il saccheggio non è solo nel campo, succede anche nelle città. O nelle zone rurali vicine a quelle. È il caso del paese di Santa Cruz Xochitepec, delegazione Milpa Alta, nel Distretto Federale, dove l’impresa Tepepan Country Club costruisce 86 residenze di 500 metri quadrati ed un club ippico su una superficie di 90 mila metri quadrati. Ma anche in questi luoghi resistono. Nei giorni 31 gennaio e 1° febbraio, nella comunità di Milpa Alta, si riuniscono comunità, paesi e quartieri del Distretto Federale, convocati a nome del Congresso Nazionale Indigeno (CNI), per discutere modalità di difesa del proprio territorio, problematiche ambientali, organizzazione per la difesa delle risorse naturali e rafforzamento dell’identità culturale.

Come si può vedere, il centro delle lotte è la difesa del territorio ed il rafforzamento dei popoli.

Se qualcosa ci insegnano queste lotte è che dobbiamo prendere coscienza che ciascuna di quelle, per piccola o grande che sia, rappresenta la volontà di noi messicani di non lasciarci portar via il nostro futuro, di recuperare i beni comuni che governi vicini al capitale hanno privatizzato, senza aver alcun diritto di farlo, perché i mandatari sono rappresentanti del popolo, non proprietari del suo patrimonio. Bisogna recuperare l’idea di un governo popolare e di uno stato di diritto democratico e multiculturale, nel senso profondo del termine, perché perfino questo ci hanno portato via. Un modo di appoggiare le lotte che i popoli oggi portano avanti può essere quello di aprire spazi per immaginare il paese che vogliamo. Il Congresso Popolare al quale hanno invitato vari cittadini onesti e rispettabili del Messico può essere uno di questi.

01-02-2014

La Jornada

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Francisco López Bárcenas, “La geografía de los nuevos movimientos sociales pubblicato il 01-02-2014 in La Jornada, su [http://www.jornada.unam.mx/2014/02/01/opinion/017a1pol] ultimo accesso 20-03-2014.

 

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