“La lotta per la terra e per la giustizia sociale sono il punto centrale del conflitto e della sua eventuale soluzione”


José Antonio Gutiérrez / Eliecer Jiménez

Intervista a James Petras

Venerdì 31 maggio abbiamo avuto il piacere di fare una intervista telefonica al sociologo nordamericano James Petras, durante la quale abbiamo trattato le difficoltà del processo di pace in corso in Colombia. Processo che apre una opportunità storica di mettere sul tappeto le cause strutturali che storicamente hanno scatenato la violenza di classe, ma che affronta formidabili nemici, dall’imperialismo fino alla mancanza di volontà dell’oligarchia di fare significative concessioni o di metterle in pratica. Un punto cruciale in questo franco dibattito lo ha costituito la recente visita di Capriles e il suo significato, facendo parte del doppio gioco di Santos che, da una parte parla di fraternità e dall’altra si allea con i golpisti; che mentre parla di pace, rafforza l’esercito e cerca alleanze con la NATO; che mentre esige gesti da parte della guerriglia, continua a bombardare perseguitando i dirigenti popolari, e sviluppa una campagna mediatica per dividere il campo popolare propria della guerra sporca.

Una menzione a parte meritano le riflessioni di Petras sul modello di pace irlandese e le sue differenze fondamentali con l’eventuale pace che è necessaria in Colombia, al di là di certi aspetti metodologici (cessate il fuoco, processo integrale, agenda aperta) è importante tenere in considerazione le differenze fondamentali di ambedue i conflitti e la dinamica relativa alla lotta di classe in Colombia. Queste riflessioni sono fatte nell’ambito della recente visita che ha compiuto nella Repubblica dell’Irlanda.

Vi presentiamo questa intervista con una figura di primordine nella sinistra internazionale per apportare nuovi elementi al processo che attraversa la Colombia, il quale precisa che i movimenti popolari devono mettersi alla testa e con una sola voce stringere legami per la soluzione politica del conflitto sociale e armato.

1. Lei è una persona che durante vari decenni ha seguito gli avvenimenti politici latinoamericani. Così ha visto il risorgere dei movimenti popolari nella regione e dei progetti di trasformazione sociale. In questo contesto, come valuta i dialoghi dell’Avana che stanno sostenendo gli insorti e il governo colombiano?

In prima istanza, dobbiamo riconoscere che il fatto, che il governo abbia accettato di negoziare con gli insorti, è un passo positivo. Secondo, il fatto che ambedue abbiano formulato una agenda per discutere misure concrete, positive, è un altro elemento importante. Terzo che ci sia un coinvolgimento e delle consultazioni con i movimenti popolari per includere le loro opinioni sui temi in agenda, sulle riforme, è un altro fatto positivo, ancor di più se compariamo questo processo in relazione al Centroamerica, dove i guerriglieri hanno negoziato a porte chiuse, escludendo il movimento di massa. Quarto, che il governo abbia detto di essere disposto a risolvere i problemi del campo, è anche qualcosa di positivo.

Ma ci sono vari problemi che dobbiamo prendere in considerazione, come che il governo continui a militarizzare il campo, che continui come sempre a reprimere contadini, ad assassinare, a fare prigionieri, a farli sparire. Tutto questo indica una continuità con il passato di Uribe … ancora non c’è rottura. Un altro fatto preoccupante, è il fatto che il governo della Colombia continui con le basi militari, con l’aiuto militare nordamericano, questo è qualcosa di molto contraddittorio con gli sforzi per risolvere il conflitto. Alla fine, dobbiamo dire che la militarizzazione del campo è incompatibile con le riforme del campo, perché i militari e i paramilitari continuano a reprimere e ad assassinare afrocolombiani, indigeni, contadini, facendo scomparire persone quasi quotidianamente …

Una menzione a parte merita la notizia che Santos si è riunito con Capriles, un golpista che non riconosce il governo del Venezuela. Questo dimostra che c’è molta mancanza di serietà, è un cattivo segnale. C’è stato un accordo con il Venezuela con il quale è stato riconosciuto questo governo come legittimo, e questa è una premessa affinché il processo possa andare avanti.

L’altro tema è che ci sono aspetti di cui dobbiamo tenere conto: nei negoziati non c’è il segnale che, da parte dell’oligarchia, verrà presa in considerazione la grande concentrazione delle terre. Offrono la restituzione per i contadini sfollati, offrono terre non coltivate nelle frontiere per insediare i senza terra … in altre parole, la chiave del campo sono le grandi terre fertili e con irrigazione in mano agli agro-affari e non è chiaro se questo entra nei negoziati … queste terre dell’oligarchia commerciale non le toccano.

Alla fine voglio dire che in tutto questo processo il governo della Colombia sta facendo un doppio gioco: da una parte parlano di soluzione negoziata mentre continuano a militarizzare; parlano di cooperare con il Venezuela mentre appoggiano i golpisti; parlano di riforma agraria e fanno scomparire attivisti contadini; tutti questi elementi rappresentano una messa in discussione di tutto il processo, come può andare avanti. Perché il governo ha una politica su due binari, ha in realtà due politiche: parla di pace e continua con la politica della repressione, questo non soddisfa né le FARC né il Venezuela né nessun osservatore obiettivo. La Colombia deve abbandonare il binario golpista-militarista e puntare sulla pace, o questo va alla rottura … nonostante tutto l’ottimismo ingenuo, non c’è rottura di Santos con Uribe, c’è solo un cambiamento di stile, c’è più diplomazia, è meno frontale di Uribe. Ma nessuno dei due vuole delle riforme, vogliono un po’ di apertura politica per i guerriglieri e dimenticarsi dei milioni di contadini sfollati e depredati delle proprie terre.

 2. Come analizza la visita di Capriles in Colombia? Crede che la sua riunione con Santos sia una stupidaggine diplomatica di questi o rifletta altre intenzioni politiche?

Capriles è espressione della politica degli USA, che hanno una politica di intervento nella regione. Loro, gli USA, vogliono il negoziato con le FARC, ma solo per disarmare i guerriglieri e il movimento popolare e conseguire la sicurezza per i grandi investimenti in risorse primarie, particolarmente in miniere e petrolio. D’altro lato, Biden, il vicepresidente degli USA, dice che è positivo che si negozi, ma la domanda è su quali basi … Santos continua la linea del presidente nordamericano, che è quella di cercare concessioni senza giustizia sociale.

Capriles fa parte del piano di destabilizzazione del Venezuela, ha viaggiato in tutta l’America Latina riunendo la destra di tutto il continente, cercando punti d’incontro, che è un indizio che gli USA stanno preparando una controffensiva. Il fatto che Santos abbia una riunione con il capo della politica interventista nordamericana è il segno che non ha nessun interesse alla coesistenza pacifica con il Venezuela … e come dice Diosdato Cabello, questo cerca di far deragliare il processo di pace. Capriles cerca anche di usare la Colombia come un trampolino per appoggiare i golpisti interni, perché in Venezuela non ha un sostegno interno, Washington è molto occupato in Medio Oriente, allora la Colombia è ammessa a compiere un ruolo chiave. È come un triangolo, Washington-Bogotà e la controrivoluzione in Venezuela. Questo è un triangolo nefasto, ed è il punto di una possibile rottura su tutto, non solo per il miglioramento e la normalizzazione delle relazioni … ci potrebbe essere anche una rottura dei negoziati all’Avana che porta ad una rimilitarizzazione. Washington cerca una crepa per la rottura e apparire come quelli che sono a favore della democrazia, della pace, e che i mezzi di comunicazione diano la colpa al Venezuela e ai rivoluzionari della possibile interruzione del processo.

3. Secondo lei siamo allora in un periodo critico per i dialoghi? Crede che la posizione di Maduro, di rivedere la propria partecipazione all’Avana, possa dare argomenti a Washington per favorire una politica più aggressiva contro la soluzione negoziata?

C’è l’intenzione di provocare una ripresa della guerra fredda tra la Colombia e il Venezuela, non c’è stato  il ricevimento di un candidato di destra sconfitto. Il Capriles che è stato ricevuto da Santos è un golpista che dopo le elezioni ha lanciato una violenta campagna, che discute il risultato democratico di questo processo, che si consulta costantemente con Washington per destabilizzare il Venezuela. Capriles non è un qualsiasi candidato. Santos si è riunito con uno che, in un altro paese meno democratico del Venezuela, sarebbe arrestato per delinquenza politica. È coinvolto in vari progetti di destabilizzazione.

Il governo della Colombia, riunendosi con Capriles,  per questo atteggiamento estremista dovrà fare piccole concessioni per migliorare la propria immagine: hanno già offerto di vendere più alimenti al Venezuela per la scarsità che c’è in questo paese, ma non parlano di sabotaggio dei simpatizzanti di Capriles. La Colombia offre cibo, ma sarebbe meglio che smettessero di appoggiare coloro che stanno dietro alla mancanza di approvvigionamento … la Colombia dirà che la riunione con Capriles era una riunione di poco significato, informale, ma il fatto è che tutti i media l’hanno raccolta, Washington le dà molta pubblicità … dire che questo è un protocollo non è convincente …

4. È molto preoccupante la sua visione, crede che l’incidente con Capriles possa far deragliare i negoziati di pace?

Il Venezuela ha già richiamato per consultazioni il rappresentante all’Avana nei negoziati, che è una posizione negativa di fronte a questo extra di Capriles-Santos che è emerso questa settimana. Il prossimo passo è la discussione su come reagire, in Venezuela non possono passare sopra al fatto che questa non sia stata una semplice riunione ordinaria, ci sono accordi non pubblicati, accordi commerciali, politici … il mero riconoscimento di questo delinquente da parte di Santos è molto grave.

Ma i cubani faranno pressioni sul Venezuela affinché non si ritiri, Cuba è molto coinvolta nel processo di pace. Credo che il Venezuela tornerà alle sessioni per vedere come ciò evolverà, le relazioni della Colombia con l’opposizione interna … se questo problema continua, può portare ad una rottura, nell’attuale congiuntura tutto è per aria, può avvenire qualsiasi cosa. Ora c’è una pausa di riflessione, e credo che il Venezuela, sta già tirando il pallone nel campo della Colombia per vedere come rettificheranno e correggeranno. Se continuano a difendere ciò che hanno fatto, questo potrebbe pregiudicare tutto.

Ora come agiranno le FARC se il Venezuela ritira la propria rappresentanza, è un altro tema. È difficile che le FARC continuino a negoziare con garanti come il Cile di Piñera e con la Norvegia della NATO … ciò sarebbe molto squilibrato, al di là del fatto che Cuba sia presente, è molto difficile che continuino nel processo; questo metterebbe in discussione i negoziati … credo che loro non approvino questo incontro con Capriles e ora stanno discutendo sui prossimi passi. Devono anche considerare nelle loro analisi i segnali di cattiva fede di Santos. In questo scenario, pesano molto le pressioni dalla Colombia, i cortei popolari, le manifestazioni democratiche che chiedono un accordo politico, con giustizia sociale, sono cruciali. Che il Polo Democratico Alternativo abbia criticato Santos, dicendo che con questa riunione sabota il processo di pace, è un elemento che fa pressione all’interno, e le FARC stanno prendendo in considerazione tutti questi elementi e prenderanno delle misure di fronte a questa delicata situazione.

5. Tornando al processo di pace, c’è chi ha fatto paralleli tra il processo di pace in Irlanda e in Colombia, e ci sono elementi che sono stati presi per apportarli dall’uno all’altro. Nonostante ciò ci sono differenze qualitative, che pensa di questo?

In Irlanda hanno raggiunto una pace che riduce la discriminazione etnico-religiosa, si avanza su elementi di uguaglianza politica … senza l’unificazione delle due Irlande, continua la colonizzazione della corona britannica, e molte altre cose. Questo è stato un assetto molto mediatizzato. In Colombia la lotta per la terra, per la giustizia sociale, costituiscono il punto centrale del conflitto e della sua eventuale soluzione, non la discriminazione in sé stessa, che anche esiste, contro gli afrocolombiani, i contadini, gli indigeni. In Colombia il cambiamento della struttura economica sociale è il punto centrale, questo non è stato il caso dell’Irlanda.

Gli USA possono appoggiare Santos affinché le FARC presentino dei candidati e formino un partito, ma niente di più. Non c’è nemmeno la garanzia che i patti siano applicati, come nelle precedenti volte, nelle quali le FARC accettarono una tregua, scesero dalla montagna e furono assassinate migliaia di persone nel genocidio dell’Unione Patriottica. Bisogna apprendere dalle esperienze storiche, perché i governi e l’oligarchia hanno firmato patti di pace e in quel momento la maggioranza dei dirigenti e degli attivisti sociali sono eliminati. Le FARC hanno bisogno di avere qualcosa di più di un foglio scritto, ci devono essere segnali reali, per esempio, la smilitarizzazione, il fatto che i 1500 consiglieri e assassini nordamericani in Colombia se ne vadano dal paese dovrebbe far parte del processo di pace. L’Inghilterra ha ancora le proprie truppe in Irlanda del Nord. Ci sono differenze tra i due casi, e in Colombia è più complicato, perché la lotta di classe, la lotta per la terra, per la smilitarizzazione, in Colombia è un problema molto acuto.

6. Per ultimo, crede che Simón Trinidad possa giungere all’Avana e giocare un ruolo nei negoziati?

Se Simón Trinidad giungesse all’Avana, potrebbe essere un passo positivo, così potrebbe uscire libero da alcune accuse fabbricate e credo che sarebbe positiva la sua presenza come legittimo delegato. È una persona molto coinvolta nei precedenti negoziati di pace, prima di cadere nella trappola che gli hanno teso in Ecuador … con la sua intelligenza, le sua conoscenza dei temi giuridici, può essere un fattore positivo, ma Washington non è disposto a liberare nessuno né a fare nessuna concessione, vivono della vedetta, della politica estremista repressiva. Ora nei tribunali c’è un processo, perché il Procuratore di Obama stava spiando tutti i mezzi di comunicazione di massa, la stampa commerciale e borghese, nemmeno media alternativi, ma stiamo parlando dei principali quotidiani  ed emittenti, di giornalisti controllati dalla polizia segreta … se fanno questo alla loro propria gente, come lasceranno che un rappresentante delle FARC giochi un ruolo di pace negli attuali negoziati di pace … la gente a volte non capisce che questo è un regime repressivo di polizia. C’è ancora chi crede che Obama sia un moderato e diverso dagli altri presidenti, questo è falso e contraddetto da tutti i fatti quotidiani, questo scandalo prova che non ci sarà nessuna concessione concreta perché non sono in buona fede.

05-06-2013

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
José Antonio Gutiérrez / Eliecer Jiménez, “La lucha por la tierra y por la justicia social son el eje del conflicto y de su eventual soluciónpubblicato il 05-06-2013 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=169224&titular=”la-lucha-por-la-tierra-y-por-la-justicia-social-son-el-eje-del-conflicto-] ultimo accesso 06-06-2013.

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