Nei giorni 29 e 30 maggio saranno effettuate in Costa Rica presso la Corte Interamericana dei Diritti Umani le udienze relative alla causa unificata nella quale per la Legge Antiterrorismo sette mapuche e una attivista furono condannati nel 2002. Il processo internazionale segna un importante precedente per i processi che sono stati effettuati successivamente, e che hanno portato a che oggi in Cile ci siano 28 persone mapuche detenute per delitti associati alla rivendicazione delle terre ancestrali. Intervista di Radio Tierra all’avvocata Nancy Yañez.
Nancy Yáñez, avvocata e condirettrice dell’Osservatorio Cittadino, ha comunicato che si stanno perseguendo due situazioni che hanno leso il rispetto delle garanzie fondamentali nel paese, come la mancanza di un dovuto processo nei tre giudizi, e il doppio giudizio nel caso particolare di Pascual Pichún e Aniceto Norín. La denuncia poggia sul fatto che nei tre casi la prova di colpevolezza provenne sostanzialmente da testimoni a volto coperto, la cui parzialità non poté essere impugnata.
“Ciò che qui verrà dimostrato è l’uso della legge antiterrorismo, o l’uso di leggi d’eccezione, che vengono utilizzate contro il Popolo Mapuche come un nemico dello stato del Cile, e questo in termini politici è una situazione insostenibile, perché il diritto internazionale impone agli stati di rispettare e proteggere i propri popoli originari”, ha puntualizzato Yáñez.
La giurista ha aggiunto che “più che un giudizio sulla legge antiterrorismo, qui si fa un giudizio sulla responsabilità internazionale dello stato, che in questo caso dimostra di avere una condotta discriminatoria nei confronti dei propri popoli indigeni”. Situazione che si rispecchia nelle sue parole per il fatto che si è agito in difesa di interessi di privati, per questo ha affermato che “nemmeno si sta proteggendo la democrazia, ma si stanno proteggendo certi interessi specifici contro i popoli indigeni. La verità è che la criminalizzazione a cui lo stato del Cile ha sottoposto il Popolo Mapuche non ha precedenti in altri paesi della regione, perciò questo caso è molto importante, perché rende conto di una democrazia che ha agito con una attitudine alla discriminazione razziale”, ha sostenuto.
Responsabilità politiche
Yáñez ha ricordato che inizialmente l’applicazione della Legge Antiterrorismo fu invocata dall’ex ministro concertazionista Juan Agustín Figueroa, dopo un attacco avvenuto alla sua tenuta Nancahue. A partire da quel momento, il decreto-legge ereditato dalla dittatura si è trasformato nella norma per perseguire fatti di violenza avvenuti nell’ambito della questione mapuche.
Ai tre casi che sono giunti alla Corte Interamericana dei Diritti Umani, si aggiunge il processo che ha iniziato Figueroa. “I governi della Concertazione, i rispettivi Presidenti della Repubblica, i ministri degli Interni che sono stati coloro che hanno effettuato le ingiunzioni, e i privati – specialmente il signor Juan Agustín Figueroa deve assumersi la responsabilità politica, perché lui, inoltre, aveva un ruolo istituzionale da adempiere. Era né più né meno che membro del Tribunale Costituzionale, e pertanto garante che in Cile fossero rispettate le istituzioni fondamentali”, ha argomentato.
Le 8 presunte vittime che sono state incluse in questa causa unificata sono: Segundo Aniceto Norín Catrimán, Pascual Huentequeo Pichún Paillalao, Florencio Jaime Marileo Saravia, José Huenchunao Mariñán, Juan Patricio Marileo Saravia, Juan Ciriaco Millacheo Lican e Manuel Ancalaf Llaupe, e l’attivista Patricia Roxana Troncoso. Ci si attende che la sentenza venga fatta conoscere in un periodo che va dalla fine del presente anno fino al primo semestre del 2014.
11 maggio 2013
mapuexpress
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Juicio internacional por mapuches: Han sido tratados como un enemigo interno” pubblicato l’ 11-05-2013 in mapuexpress, su [http://www.mapuexpress.net/?act=news&id=10295] ultimo accesso 24-05-2013. |