Frode agraria storica: Che “terraio”!


Nell’ultimo decennio lo stato ha ripartito 2,5 milioni di ettari di terreni incolti. Nonostante che questi fondi dovessero essere destinati a contadini senza risorse, una terza parte sono stati irregolarmente assegnati o sono rimasti nelle mani di persone danarose, impresari, politici e professionisti. SEMANA rivela la più grande frode agraria nella storia del paese.

La scena non poteva essere più rivelatrice. Nel centro del paese una funzionaria dell’Incoder si è recentemente occupata di una pratica di routine con  dei contadini ai quali lo stato aveva aggiudicato delle terre incolte. La sorpresa è stata grande quando una signora con occhiali scuri, piena di gioielli e una borsa di marca si è presentata su un fuoristrada 4×4. Anche se chiaramente questa “contadina” mai aveva usato una zappa, lo stato ha creduto che fosse una bracciante senza risorse, che aveva occupato un fondo agricolo durante gli ultimi cinque anni, e che viveva del suo utilizzo. Come dire, rientrava nei requisiti della legge affinché la Nazione le consegnasse gratuitamente un fondo incolto. Che questo succeda è già sufficiente per dubitare di come venga applicata la politica di consegna delle terre. Ma se si tiene conto che il caso si ripete centinaia di volte in tutto il territorio, il fatto si trasforma in uno scandalo di grandi proporzioni.

SEMANA ha indagato in tutto il paese le assegnazioni dei terreni incolti dal 2003 e ha trovato che centinaia sono stati assegnati a politici locali, avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti e persone che vivono e lavorano in luoghi molto distanti dalle terre assegnate. Sono profili sociali che a prima vista non rientrerebbero tra i requisiti per essere favoriti con questo beneficio.

Anche nell’Incoder, da parte loro, sono scandalizzati. La direttrice Miriam Villegas, che è arrivata nell’ente sei mesi fa, ha cominciato le procedure per la revoca di 9.000 provvedimenti di titolazione di terreni incolti, che comprenderebbero almeno 800.000 ettari, l’equivalente dell’area del Caldas. Dice: “Tutti i giorni abbiamo trovato irregolarità”. Da qui, il sovraintendente del Notariato e Registro, Jorge Enrique Vélez, afferma di “non aver dubbi che questa sia la frode agraria più grande del paese”.

Anche gli enti di controllo hanno acceso gli allarmi. Un mese fa la Procuratoria Agraria di Antioquia ha rivelato che poco tempo fa hanno respinto 272 su 295 richieste di assegnazione di terreni incolti, perché i richiedenti avevano altre proprietà ed era evidente che non erano contadini con scarse risorse. Secondo il Ministero dell’Agricoltura, i casi respinti dalla Procuratoria di Antioquia negli ultimi mesi coinvolgerebbero più di 100.000 ettari. Dall’altro lato del paese, nel Meta, la Corte dei Conti ha identificato un altro centinaio di casi e ha cominciato un’indagine per valutare la multimilionaria perdita patrimoniale della Nazione.

Nell’ultimo decennio il paese ha consegnato 2.445.000 ettari di terreni incolti a 85.219 persone. Che la terza parte di queste assegnazioni sia in dubbio, a giudicare dai processi che portano avanti vari enti, è il risultato di un miscuglio di corruzione, debolezza dello stato, interpretazioni errate della Legge e molti trucchi.

Radiografia di una frode

Le irregolarità non ci sarebbero state senza la complicità di impiegati degli uffici del Registro e dell’Incoder. Una alta funzionaria di quest’ultimo ente ha detto a SEMANA che ci sono faccendieri che hanno allestito “uffici paralleli” nei quali partecipano ex funzionari che conoscono a menadito la procedura di aggiudicazione dei terreni incolti.

Approfittano, inoltre, dell’ingenuità della gente. Nell’Urabá, per esempio, un gruppo di contadini ha denunciato che terreni incolti destinati a loro erano stati ricevuti da altre persone. In questo caso il responsabile si era avvalso di un foglio che loro avevano firmato in bianco, e che aveva presentato come se avessero rinunciato alla loro richiesta.

Un altro di questi ex impiegati avrebbe conservato provvedimenti di aggiudicazione originali e li starebbe vendendo al miglior offerente. Per un titolo guadagnano tra i 3 ed i 5 milioni di pesos, secondo la località. L’attuale amministrazione dell’ente ha già denunciato penalmente vari di questi casi. In questa stessa regione, la Sovrintendenza del Notariato ha identificato un centinaio di provvedimenti falsi che apparivano firmati da un funzionario già morto. Le indagini hanno confermato che la firma era autentica ma che il defunto le aveva emesse in bianco.

Anche i corrotti falsificano i provvedimenti. A Turbo hanno trovato 11 provvedimenti con numeri consecutivi di documenti ufficiali dell’ente, ma nel controllarli corrispondevano ad altri atti amministrativi. Questa modalità conosciuta come “gemellaggio” è frequente nell’Urabá e nei LLanos Orientales ed è già nel mirino delle autorità.

Un altro dei modus operandi per impossessarsi dei terreni incolti è presentarsi in gruppo, ciascuno per il proprio pezzo di terra, e dopo l’aggiudicazione riunirli per fare una grande azienda alle spalle dello stato. Secondo la Legge Agraria, il terreno incolto che viene consegnato corrisponde alla cosiddetta Unità Agricola Familiare (UAF), la cui area, che dipende dalla regione e dal tipo di suolo, deve essere sufficiente a che una famiglia contadina viva degnamente. In zone molto fertili, le UAF sono di pochi ettari e in altre, come nell’Orinoquia le UAF possono essere di 1.500 ettari.

Questi casi sono stati scoperti perché i richiedenti, che in molti casi agiscono come prestanome, hanno in comune la provenienza da luoghi distanti dalle proprietà terriere. Si valuta se questo sia il caso degli amici dell’allora senatore Habib Merheg, rivelato da SEMANA nel 2007. Allora si dimostrò che i 31 aggiudicatari, nella loro maggioranza del Risaralda, ricevettero 38.000 ettari di terra nel Vichada. Alcuni di loro in quel tempo raccontarono a questa rivista che nemmeno conoscevano i LLanos Orientales. Verificando sulle mappe, i terreni incolti assegnati sono contigui ad una proprietà dell’ex congressista.

Una situazione simile viene indagata nel caso dello zar degli smeraldi, Víctor Carranza. Oggi una delle imprese di allevamento della sua famiglia occupa una grande proprietà nel Meta frutto dell’inglobamento di 27 terreni incolti assegnati a un ugual numero di persone, di un’altra parte del paese, varie delle quali della regione dove sono estratte le gemme.

Il nome dell’esmeraldero è legato a un altro caso molto particolare. Vicino alla proprietà precedentemente menzionata, comprò 999 ettari da una persona che li aveva ricevuti come terreno incolto. Anche se questa operazione è legale, ha attirato l’attenzione delle autorità il fatto che dopo un procedimento di verifica dei confini del fondo, questo si è trasformato in una azienda di 4.111 ettari. Occupare illegalmente i terreni incolti mediante queste verifiche è un altro metodo usato in tutto il paese.

È tale la sicurezza che hanno gli imbroglioni che a Medellín una funzionaria, che verificava le informazioni di un richiedente, ha raccontato che nel suo ufficio era arrivata una donna con un atteggiamento arrogante dicendo “vengo per la mia terra”. Le chiesero se aveva delle proprietà e rispose che aveva un appartamento a El Poblado, la zona più esclusiva di Medellín, e che la sua attività era di casalinga. Anche così insisteva che le dovessero assegnare delle terre. In questo dipartimento, secondo recenti scoperte, sono stati assegnati fondi a beneficiari benestanti, che hanno trasformato i terreni incolti in proprietà per le vacanze.

Debolezza statale o indolenza?

Il maggior problema strutturale è che nessuno sa quanti ettari siano della Nazione, cioè non esiste un inventario, qualcosa di incredibile in un paese che ha sofferto mezzo secolo di guerra dove la terra è stata il bottino più prezioso. Questa cattiva informazione in buona misura spiega anche il perché di tante irregolarità. Dal 2003, quando fu creato l’Incoder, erano insufficienti i funzionari che facevano questo lavoro, per cui l’ente dovette ricorrere alle assunzioni di contrattisti. Ma in molte delle direzioni territoriali, furono assunti con il criterio di pagare favori politici a congressisti o capi locali, e in alcuni casi, anche per favorire gli oscuri interessi dei gruppi armati illegali che volevano legalizzare per via amministrativa le terre depredate ai contadini.

La crescita sproporzionata del numero dei contrattisti dell’Incoder è stata percepita dalla Corte dei Conti Generale, che in un rapporto del 2010 afferma che dal 2007 al 2010 la percentuale di contrattisti è passata, in alcuni di questi anni, dal 4,3 per cento al 54 per cento del personale. Nonostante il cambio di governo la tendenza si è mantenuta. Nella Procuratoria ci sono denunce contro l’ex direttore Juan Manuel Ospina, nel 2011 la cifra è arrivata a 1.306 contrattisti, in pratica il doppio dei 745 funzionari che aveva in quel momento. “I contrattisti si sono presi questo programma dei terreni incolti, le decisioni le prendono loro”, dice un funzionario dell’Incoder.

D’altra parte, è discutibile la poca comunicazione dell’Incoder con altri enti pubblici per verificare le informazioni fornite dai richiedenti. Nella maggioranza degli uffici regionali il procedimento si limita a verificare se non gli siano stati precedentemente assegnati terreni incolti. Con questa debolezza, non solo vengono autorizzate assegnazioni con irregolarità per la natura dei beneficiari, ma anche per le caratteristiche dei fondi. Questo, per esempio, ha permesso che siano assegnate terre in zone di riserva ambientale. Incominciano a sorgere controversie anche per terreni incolti in zone con potenziale petrolifero come quelli di Puerto Gaitán nel Meta.

Jhenifer Mojica, vicedirettrice di Terre Rurali dell’Incoder, afferma che uno dei maggiori problemi è che i responsabili della verifica dei requisiti agiscono con grande lassezza. Per questo in molti casi hanno permesso che i beneficiari “dimostrino” l’occupazione della terra attraverso custodi o amministratori, quando per l’Incoder la legge è chiara: il possesso della proprietà deve essere diretto e non per interposta persona.

Un altro dei punti controversi è che un articolo della Legge 160 del 1994, relativo alla materia dei terreni incolti, che esclude dall’essere aggiudicatario chi abbia un patrimonio netto superiore a 1.000 salari minimi, come dire 570 milioni di pesos. Alcuni funzionari lo hanno interpretato come se ognuno che abbia meno di questo patrimonio possa essere idoneo per questo beneficio. “Controllano la norma come se fosse una lista di verifica e non si rendono conto di perdere lo spirito della legge, che è che queste terre siano date a contadini”, dice il direttore dell’Incoder. Questo porta ad assurdità come quella che praticamente tutti i colombiani potrebbero ricevere terreni incolti, secondo la Dian, di 1.464.000 persone che hanno dichiarato i redditi nel 2011, solo 162.000 hanno un patrimonio superiore a 570 milioni di pesos.

Alle interpretazioni della legge, aggiustate secondo convenienza, si sommano le truffe, sostenute anche dagli stessi funzionari. Nei procedimenti che l’Incoder incomincia a verificare con la lente, c’è l’assegnazione di proprietà vicine a vari membri di una stessa famiglia.

Impresari in difficoltà

Nelle sue verifiche l’Incoder ha trovato che alcuni grandi proprietari terrieri sembravano puntare sulla negligenza dello stato per ampliare con terreni incolti i propri confini. Uno dei casi emblematici è l’azienda Bellacruz, nel Cesar, di proprietà della famiglia di Carlos Arturo Marulanda, Ministro dello sviluppo del governo di Virgilio Barco. Essi vendettero nel 2007  buona parte di questa azienda al Gruppo Agroindustriale La Gloria, uno degli investimenti dell’impresario Germán Efromovich. L’Incoder dichiara che in quel momento nel certificato di libertà del fondo già emergeva che 1.200 ettari erano della Nazione. L’impresario brasiliano ha ereditato questa causa non risolta, e se fosse confermata la versione dell’Incoder, oltre ad un processo di recupero, ne comincerebbe un altro per determinare se fu un occupante in mala fede, nel cui caso Efromovich perderebbe gli investimenti che ha fatto su quei terreni.

Con la buona situazione per gli investimenti nel settore agricolo, stanno crescendo i problemi agrari per le grandi compagnie. È il caso della multinazionale brasiliana Mónica Semillas e della italo-spagnola Poligrow, ambedue situate nel Meta, che occupano 18.000 ettari che una volta erano terreni incolti. I loro casi sono simili, la legge proibisce a chi compra terre da aggiudicatari di terreni incolti di accumulare più di una UAF. Questo per evitare che terre, la cui vocazione è promuovere il progresso del settore contadino, terminino concentrate nelle mani di grandi capitalisti. Questa norma ha molto senso in zone molto fertili adatte al piccolo contadino, ma si discute se debba essere uguale nelle nuove zone di sviluppo nell’Orinoquia che richiedono solidità finanziaria. Nel caso dei brasiliani, inoltre, è da rilevare che le scritture delle proprietà che comprarono furono fatte con imprese differenti, e anche di persona da alcuni rappresentanti dell’azienda, cosa che ha destato la preoccupazione se questa non sia stata una formula per cercare di eludere il controllo.

Di fronte alle critiche secondo cui la verifica di questi titoli di proprietà starebbe danneggiando gli investimenti agricoli, la direttrice dell’Incoder è categorica: “Il minimo che ci si aspetti da qualcuno che investe milioni di dollari in un progetto, è che faccia un’adeguata indagine sui titoli su cui va a fare il proprio affare. Inoltre, c’è molta terra privata, dove lo può fare. Non deve essere solo nelle zone destinate alla riforma agraria”. La polemica è infuocata.

In altre regioni, alcune accumulazioni di terreni incolti sono macchiate di sangue. Così succede in un centinaio di proprietà nel Sucre e nel Córdoba che sono finite nelle mani del Fondo per l’Allevamento di quel dipartimento. Nel controllare la storia dei terreni, le autorità hanno trovato che Sor Teresa Gómez, una delle persone più vicine ai Castaño, per molti anni massimi capi paramilitari, e latitante dalla giustizia, ha negoziato direttamente diversi di essi.

Dove la Sovrintendenza del Notariato e Registro ha trovato più frodi nei documenti, è San Vicente del Caguán, un territorio con presenza storica delle Farc, dove è stato fatto un grande numero di aggiudicazioni. Vanno dalle cancellature e correzioni, passando per aggiudicazioni di superfici superiori alla UAF del luogo, o a persone con altre proprietà rurali nella stessa zona.

SEMANA, con l’appoggio della Missione di Controllo Elettorale, ha fatto una mappa con le informazioni che ha ottenuto sulle aggiudicazioni di terreni incolti, che permette di vedere come sia stato il comportamento in questi conferimenti. Il risultato è molto indicativo poiché la metà delle assegnazioni si concentrano nel 10 per cento dei 720 municipi che hanno assegnato terre dal 2003.

In alcuni casi questi comportamenti atipici si spiegano per programmi nazionali o locali per formalizzare la proprietà. Questo succede, per esempio, a Cartagena del Chairá, che fa parte delle cosiddette zone di consolidamento nelle quali lo stato ha voluto strategicamente chiudere, con una maggiore presenza, lo spazio alla guerriglia. Una delle politiche è che la gente che per anni ha occupato una terra formalizzi la sua condizione e ne ottenga ora il suo titolo.

In altri municipi questa alta concentrazione è dovuta ad iniziative locali o dipartimentali molte volte accompagnate da risorse extra di cooperazione internazionale. Ma l’attuale amministrazione indaga in molti altri le ragioni di tali incrementi atipici, come succede nella zona del Golfo de Morrosquillo e in alcuni luoghi nella Guajira.

La legge prevede che in zone di alta valorizzazione si sospenda la consegna di terreni incolti. Questo è stato il caso del Vichada nel 2007. Ma oggi nessuno spiega perché queste assegnazioni sono tornate ad essere autorizzate. La cosa certa è che tra il 2003 e il 2006 erano stati aggiudicati solo 333 fondi e da quando nel 2008 sono state riprese le aggiudicazioni, sono adesso aumentate notevolmente a 1.402.

Degli 85.000 terreni incolti consegnati dal 2003, SEMANA ha selezionato un campione di 27.000 proprietà e lo ha incrociato con ZoomOnline.info, la base dati del Consiglio di Redazione, un’associazione di giornalisti investigativi. Ha trovato che 225 dei beneficiari sono stati candidati nelle passate elezioni nazionali e territoriali e che altri dieci appartenevano a gruppi di lavoro di congressisti. Ha identificato, inoltre, un centinaio di altri aggiudicatari che hanno delle professioni non relazionate alla campagna. È possibile, in effetti, che alcuni di questi casi possano corrispondere ad un contadino che aveva aspirato a diventare consigliere, o che fu beneficiario e successivamente aveva terminato gli studi superiori. Ma in generale i casi creano molta inquietudine data la grande frode che gli stessi enti responsabili riconoscono.

Incrociando le informazioni SEMANA ha individuato un altro centinaio di persone che sono state giurati di votazioni in luoghi distanti dai terreni incolti, e controllando i loro registri di lavoro, in almeno il 30 per cento dei casi verrebbe confermato che, in effetti, non vivono nel luogo assegnato e non si dedicano al lavoro dei campi. Ha anche incrociato le informazioni con i registri pubblici di 24 municipi differenti e sono apparse proprietà di vari beneficiari. Come dire, queste persone che hanno beneficiato delle terre della Nazione non sono contadini senza risorse che dipendono dalla terra per il loro sostentamento.

Difficile restituzione

Il governo nazionale vuole controllare tutti questi procedimenti e recuperare ciò che è stato aggiudicato in modo irregolare. Per questo l’Incoder ha cominciato a controllare e ha rafforzato su questo fronte la sua strategia legale. Il cammino, nonostante ciò, non è facile e malgrado le centinaia di processi, nell’ultimo anno si è riusciti a recuperare solo 21.000 ettari. Processi così emblematici come quello degli amici del senatore Merheg nel Vichada trovano ostacoli giudiziari ad ogni passo, cosa che fa sì che le terre non siano immediatamente recuperate. Con i terreni incolti il governo si trova, inoltre, in un vaso di pandora che aggiunge nuove sfide sul tema della terra. Non è un lavoro facile poiché già sono vari i fronti: le terre per i profughi, quelle depredate dalla violenza, quelle occupate dal narcotraffico ed ora i terreni incolti consegnati irregolarmente.

Villegas spera che su questo tema la sua gestione lasci un segno, per lei il recupero delle terre incolte assegnate male può essere un fattore chiave nel dialogo di pace con la guerriglia. Il sovrintendente Jorge Enrique Vélez evidenzia gli sviluppi in materia di sicurezza e gli aggiustamenti inseriti nel nuovo statuto del registro delle proprietà, che cerca soprattutto di mantenere identificabili le terre della Nazione.

Nella prossima legislatura la legge di sviluppo rurale offre un’opportunità per fare gli aggiustamenti che si richiedono, senza dubbio per il paese sarà sempre più difficile continuare a vivere uno sviluppo agrario con realtà del secolo XIX, ma con le pressioni del XXI.

17 Novembre 2012

Semana

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
“Fraude agrario histórico: ¡Qué tierrero!pubblicato il 17-11-2012 in Semana, su [http://www.semana.com/nacion/fraude-agrario-historico-tierrero/188255-3.aspx] ultimo accesso 22-11-2012.

 

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