Dopo 59 giorni di sciopero della fame ordinano di ripetere il processo per uno dei prigionieri politici mapuche, e la libertà condizionale per un altro. Trasferiscono gli altri.
Questo mercoledì, la Corte Suprema del Cile ha accolto in modo parziale i ricorsi di nullità del processo contro due dei quattro prigionieri mapuche che oggi hanno completato 59 giorni di sciopero della fame, reclusi nel carcere di Angol, nel sud del paese.
Paulino Levipán, di 19 anni, e Daniel Levinao, di 18, in agosto sono stati condannati da un tribunale della città di Angol. Per ambedue la sentenza decretò 10 anni e un giorno di carcere per il tentativo di omicidio dei Carabinieri e 541 giorni per porto illegale di arma da fuoco nel comune di Ercilla nel novembre del 2011.
Secondo il verdetto, nel caso di Levinao la sala penale ha deciso di attuare d’ufficio e di annullare la sentenza emessa contro di lui per il delitto di tentativo di omicidio nei confronti del generale dei Carabinieri Iván Bezmalinovic. Di conseguenza, ha ordinato di fare un nuovo processo, di fronte alla mancanza dei presupposti della sentenza del Tribunale Penale di Angol. Circa il delitto di porto illegale di arma da fuoco, la deliberazione è stata di mantenere la condanna a 541 giorni di carcere.
Nel caso di Levipán, la corte ha accolto il ricorso di nullità per il delitto di tentativo di omicidio dei Carabinieri ed è stata emessa, come sentenza sostitutiva, una pena di tre anni di carcere. A seguito della riduzione della sentenza gli è stata concessa la possibilità di compiere la stessa in libertà condizionale, una volta che sia stata notificata la sentenza del tribunale di prima istanza.
Levipán e Levinao sono rinchiusi nel penale di Angol a seguito del peggioramento provocato dallo sciopero della fame che stanno portando avanti insieme agli altri due prigionieri mapuche, i fratelli Rodrigo ed Eric Montoya, che sono in attesa di essere giudicati per il presunto tentativo di omicidio nei confronti di un carabiniere che proteggeva la tenuta Centenario, nell’agosto del 2011.
I quattro appartengono alla comunità Wente Wilkun Mapu, vicino a Chequenko, nella zona di permanente conflitto per la proprietà delle terre tra i mapuche e le imprese forestali.
Il presidente cileno, Sebastián Piñera, in una visita che ha fatto nel comune di Ercilla il 16 ottobre scorso, aveva rifiutato la pressione dei comuneri e si dichiarò d’accordo con la sentenza che li aveva condannati e che questo mercoledì la Corte Suprema ha capovolto. “Permetteremo che questo tentativo di omicidio rimanga impunito? La Giustizia è arrivata alla sentenza definitiva e pertanto penso che se hanno commesso un delitto, lo sciopero della fame non è legittimo né efficace”, commentò allora il presidente in mezzo alle contestazioni da parte del pubblico.
Gli altri cinque prigionieri mapuche che si trovavano in sciopero della fame nel carcere di Temuco martedì hanno smesso il digiuno dopo che le autorità hanno accettato una delle loro principali richieste, il trasferimento nella prigione di Angol, a 140 chilometri da Temuco. Lo sciopero è durato 23 giorni e ha raggiunto l’obiettivo del trasferimento per stare più vicini alle loro famiglie.
Negli ultimi anni ci sono stati vari scontri nella zona sud del paese tra la comunità mapuche e le forze di sicurezza cilene, principalmente per la disputa delle terre. Con la scusa di attacchi e resistenza all’autorità, una gran quantità di indigeni è stata giudicata e detenuta in dubbi processi. Per questo gli scioperi della fame sono stati uno strumento ampiamente utilizzato allo scopo di far pressione sulle autorità per vari obiettivi: il trasferimento in altre carceri penali, la sospensione dei loro processi, che non ci siano più testimoni protetti, fine delle montature politico-giudiziarie o la non applicazione della legge antiterrorismo.
28/10/2012
Marcha
da La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
“Nación Mapuche: La huelga de hambre dio sus frutos” pubblicato il 28-10-2012 in La Haine, su [http://www.lahaine.org/index.php?p=64857] ultimo accesso 31-10-2012. |