Il Brasile e i paesi dell’Alba si pronunciano per il ristabilimento dell'”ordine democratico”. L’Argentina ritira l’ambasciatore da Asuncion. L’Osa ritiene illegale il procedimento di sfiducia per non aver rispettato il diritto alla legittima difesa. L’Unasur si riunirà mercoledì in Perù per esaminare la questione. Gli Stati Uniti invitano i paraguaiani “a mantenere la calma”.

La destituzione del presidente paraguaiano Fernando Lugo con un “giudizio politico” realizzato in meno di 24 ore dal Senato ha suscitato le reazioni di buona parte dei paesi latinoamericani. Ai lettori italiani va ricordato che il Paraguay, come tutti gli altri Stati latinoamericani, è una repubblica presidenziale: il presidente viene scelto dagli elettori e controlla il potere esecutivo. Non come in Italia dove il potere esecutivo risiede nel Parlamento che può togliere la fiducia o meno al primo ministro. Dalla costituzione paraguaiana è prevista una procedura di sfiducia per il presidente, quello che è in ballo è se sia stata regolare o meno.

Tra gli altri paesi della regione è tornato lo spettro del colpo di Stato che tre anni fa ha rovesciato il presidente dell’Honduras Zelaya, contro il quale si era rivoltata, oltre all’esercito, la sua stessa maggioranza parlamentare.

Mentre gli Stati Uniti invitano i paraguiani ad “agire in maniera pacifica, con calma e responsabilità, secondo lo spirito dei principi democratici del Paraguay” e non si pronunciano sulla legittimità della destituzione, buona parte dei paesi latinoamericani hanno condannato il “copo di Stato”.

Per il Brasile è una rottura dell'”ordine democratico”
Il paese che ha più interessi economici in Paraguay, con gli imprenditori brasiliani che espandono le loro coltivazioni di soia nella parte nordorientale del paese, ha condannato la destituzione di Lugo.
Dopo aver convocato il proprio ambasciatore ad Asuncion per chiarire la situzione Brasilia ha affermato in un comunicato che “considera che il procedimento adottato dal parlamento del Paraguay compromette il pilastro fondamentale della democrazia, condizione essenziale per l’integrazione regionale”.
Secondo quanto detto dal ministro degli esteri il Brasile studia con i suoi soci del Mercosur e della Unasur le misure che saranno imposte come “conseguenza della rottura dell’ordine democratico” in Paraguay.

L’Argentina ha ritirato l’ambasciatore
La presidenta argentina Cristina Fernández ha scritto che “quello che è successo è un attacco diretto alle istituzioni” e ha confermato che “l’Argentina non convaliderà il golpe in Paraguay”. L’Argentina ha rtitirato il proprio ambasciatore e nominato un incaricato delle trattative, e in un comunicato ufficiale scrive “Davanti ai gravi avvenimenti istituzionali avvenuti nella Repubblica del Paraguay che hanno sfociato nella destituzione del Presidente Costituzionale Fernando Lugo e nella rottura dell’ordine democratico” si ritira l’ambasciatore “fino a quando non venga ristabilito l’ordine democratico in questo Paese”.

L’Alba e Cuba condannano la destituzione e non riconoscono il nuovo governo
Per ora netti sulle loro posizioni anche i paesi dell’Alba, l’alleanza politico-commerciale guidata da Cuba e Venezuela che raccoglie i paesi più ostili agli Stati Uniti.
In un comunicato ufficiale l’Alba ha condannato in maniera categorica il “colpo di Stato” realizzato in Paraguay e considera che l’azione ha riportato in Sud America “le vecchie pratiche politiche” per installare un governo illegittimo. Ha poi espresso “ferma solidarietà al Presidente Costituzionale eletto dal popolo paraguaiano” e appoggio “al valoroso popolo paraguaiano che è uscito in starda per protestare questa azione vergognosa”. L’ALba non riconosce “il presidente de facto Federico Franco” e allerta le nazioni del mondo su una nuova forma di colpo di Stato che viene praticato con il fine di “attaccare i processi di indipendenza e integrazione latinoamericana”.

I capi di Stato del Sud America si riuniranno mercoledì a Lima (Perù) per prendere misure unitarie

Da parte sua Cuba condanna il “colpo di Stato parlamentare” che fa parte di un lungo elenco di “attentati contro l’autodeterminazione dei popoli latinoamericani realizzati dalle oligarchie con la collaborazione, la complicità o la tolleranza del governo degli Stati Uniti”, con il fine di “frenare i processi di cambiamento progressista e di genuina integrazione” in America Latina.
In questo elenco anche “il golpe militare e poi petrolifero contro il Venezuela, il tentativo destabilizzatore e secessionista contro lo Stato plurinazionale di Bolivia, il golpe militare contro le forze progressiste in Honduras e il tentativo di golpe contro la Revolución Ciudadana in Ecuador”.

Per l’Osa non è stato seguito il procedimento regolamentare
L’Organizzazione degli Stati Americani, per la verità mai troppo radicale nelle sue posizioni che devono mediare tra quelle degli Stati Uniti e dei suoi alleati e quelle dei paesi più insofferenti a Washington, si è espressa duramente in una nota del suo segretario generale, Juan Manuel Insulza.

“La comunità internazionale ha posto dubbi fondati sul rispetto delle norme (…) della Costituzone del Paraguay e dei trattati internazionali firmati da questo Paese”, “Sono già diversi i casi che in alcuni paesi, con base sulle parole scritte delle leggi, vengono violati principi democratici che devono avere valore universale” riferendosi all’imbossibilità per Lugo di difendersi nel “processo” del Senato.