Obrador “Se vinco le elezioni questo il mio Governo”


I ministri dell’ipotetico futuro governo di Obrador mostrano quanto sia lontano questo candidato dalla sinistra delle lotte sociali.

di Rafael de la Garza Talavera

Come già segnalato in un articolo anteriore, le esigenze mediatiche del processo elettorale hanno obbligato i candidati a tira fauori assi dalla manica per mantenere e sostenere la loro presenza nella corsa alla presidenza della repubblica. In questa occasione ci occuperemo di AMLO [Andrés Manuel López Obrador, candidato del Partito Rivoluzionario Democratico, di centrosinistra] e della sua proposta di gabinetto governativo.

Ometteremo di segnalare la sua proposta della repubblica dell’amore o la sua abitudine di millantatore con i suoi avversari politici, come Salinas, Televisa eccetera, che contengono perle elettorali di alto merito. Nemmeno entreremo nel tema della sua immagine di vecchietto in forma, sempre padrone delle proprie emozioni e con la stessa cantilena – che non è cambiata nei due dibattiti officiali e in quello recente organizzato dai giovani del #132 – impegnato a mostrarsi conciliante e senza denti. Senza dubbio gli ultimi sei anni di permanenza in strade non asfaltate hanno indebolito abbastanza la sua capacità critica, facendolo diventare un’ombra di quello che fu nella campagna del 2006.

Così stanno le cose, ci concentreremo sulla sua  proposta di gabinetto, che non è altro che una chiara dimostrazione delle esigenze che impone la tecnica mercifera politica e del suo calcolato spostamento verso destra, come bene ha segnalato già mesi fa il subcomandante Marcos. Nel suo gabinetazo possiamo trovare una prova di quanto detto dal sup quando evidenzia i compromessi politici che il tabasqueño ha sottoscritto pubblicamente per utilizzarli come moneta di scambio di voti. Imprenditori, burocrati di alto rango e personalità del mondo della cultura e della scienza non lasciano spazio a dubbi che il suo progetto non vuole molestare i padroni del paese ma pavimentare il la strada alla continuità del modello economico.

A dimostrarlo basta un esempio: Juan Ramón de la Fuente, ex ministro della Salute con Ernesto Zedillo, e se fosse poco repressore degli studenti della Unam e testa visibile del progetto privatizzatore dell’educazione superiore, come eventuale ministro dell’Educazione. Come dimenticare il compito che svolse de la Fuente nel conflitto universitario del 1999-2000, la sua richiesta di violare l’autonomia universitaria e sollecitare al governo federale l’intervento della Polizia Federale Preventiva (PFP).  Come dimenticare la sua nomina a rettore dell’Unam, che non aveva come altro obiettivo che posizionarlo perché fosse menzionato come possibile candidato al governatorato del Distretto Federale. Ma soprattutto come dimenticare che grazie al suo amore per l’educazione pubblica inviò in carcere più di mille studenti e li accusò di terrorismo, sabotaggio e altre sottigliezze.

de la Fuente, 60 anni

A noi che siamo stati in quei giorni alla Unam non ha mai smesso di sorprendere la freddezza e il cinismo che ha mostrato durante e dopo il conflitto studentesco. E inoltre come – dopo aver inviato la polizia militare e “recuperato” il controllo della Unam – improvvisò una campagna mediatica per far conoscere ciò che tutti sapevano da prima la fine del secolo: che la Unam è l’università di lingua spagnola più importante del mondo. Grazie ad essa apparì come il salvatore della Unam, nonostante molti pensarono che il massimo leader accademico mai si sarebbe ripreso dall’enorme campagna di diffamazione montata dai poteri politici contro il movimento studentesco e dell’educazione gratuita, laica e obbligatoria tra 1999 e 2000.

Con questi antecedenti, AMLO ha trovato modo di dire che “… voglio che Juan Ramón de la Fuente diventi il nuovo José Vasconcelos per portar avanti l’educazione” Il citato Vasconcelos è stato un personaggio chiaramente legato alla destra cattolica messicana negli anni Venti e simpatizzante della Germania durante la Seconda guerra mondiale. Ma all’apice del suo ottimismo edulcolorato Amlo chiude l’annuncio dicendo che darebbe completa libertà di manovra a de la Fuente “… perché non è solo migliorare la qualità dell’insegnamento, è garantire l’accesso di tutti all’educazione”. Ma non è stato il signor de la Fuente quello che si è scontrato e che ha represso un movimento studentesco che difendeva proprio l’accesso di tutti all’educazione?

La polizia entra alla Unam, 1999

Ora, se il perredista si riferiva alla simpatia che dimostrò Vasconcelos rispetto al nazismo e al suo disprezzo per la democrazia, non mi resta alcun rimedio che riconoscere che Juan Ramón de la Fuente,grazie alla sua dimostrata inclinazione all’autoritarismo e alla repressione, si adegua pienamente al profilo politico dell’autore dell’Ulisse creolo. Ma inoltre, questa perla ci dimostra fino a dove AMLO ha rincorso la destra, fingendo di non ricordare per rafforzare un’immagine di riconciliazione e di saggezza politica. Suppongo che alla base di una simile tattica sta l’idea che i messicani non hanno memoria storica e per questo la sua assurdità, per dire poco, non gli verrà fatta pagare. Vedremo, disse il cieco.

Le elezioni presidenziali si terranno il 1 luglio, questo il profilo dei candidati: Le elezioni messicane 2012

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Rafael de la Garza Talavera, AMLO y el “Ulises criollo” de su gabinetazo, pubblicato il 21-06-2012 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=151719&titular=amlo-y-el-%22ulises-criollo%22-de-su-gabinetazo-], ultimo accesso 22-06-2012.

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