La marcia plurinazionale convocata dalla Conaie e da altre organizzazioni è arrivata venerdì nella capitale equadoriana. Dopo aver percorso 700 km il corteo partito l’8 marzo scorso è arrivato a Quito per contestare la politica del presidente Correa, troppo benevolente nei confronti delle multinazionali minerarie. 70.000 persone hanno partecipato al corteo, 7.000 secondo Correa che aveva mobilitato 60.000 sostenitori del suo partito Alianza PAIS per una contromarcia.

I manifestanti sono stati caricati davanti al palazzo dell’Assemblea Nazionale, dove avevano provato ad entrare. Quattro poliziotti hanno denunciato di essere stati feriti con delle lance.

La Marcia plurinazionale per l’acqua la vita e la dignità dei popoli rifiuta il Piano Nazionale di Sviluppo Minerario, il quale promuove cinque progetti strategici realizzati da multinazionali straniere: Mirador, Panantza – San Carlos, Quimsacocha, Fruta del Norte, Río Blanco.

Di questi il progetto Mirador è stato firmato dal govern equadoriano con l’impresa cinese Ecuacorrientes SA pochi giorni prima dell’inizio della marcia dei popoli. Questo progetto vale circa $20 mln, dei quali solo il 22% finirà nelle casse dello Stato.

Sulla questione petrolifera gli indigeni reclamano che il governo abbia consegnato la produzione dei campi di Shushufindi e Libertador, finora appartenenti a Petroecuador, alle multinazionali Schlumberger, Tecpetrol e Sertecpet.

A tutto ciò si somma l’avvio di un nuovo modello energetico con un piano i costruzione di dighe idroelettriche e progetti multifunzionali per rifornire di energia gli stabilimenti minerari e l’acqua alle zone agroindustriali.

Vedi comunicato della Conaie Messaggio al Popolo Ecuadoriano