La Bolivia si oppone al Foro Mondiale dell’Acqua


J. Marcos y Mª Ángeles Fernández

 “L’equità e la giustizia nell’accesso all’acqua sono fondamentali ma sfortunatamente non sono state considerate”. Delle più di 130 delegazioni partecipanti al Foro Mondiale dell’Acqua, la Bolivia è stato l’unico paese che si è opposto in modo ufficiale e pubblico alla dichiarazione ministeriale, il risultato più importante di questa riunione che si celebra a Marsiglia (Francia), da lunedì 12 marzo fino a sabato 17.

La dichiarazione ministeriale non fa cenno esplicito al riconoscimento del diritto umano all’acqua, motivo che ha fatto sì che il Ministro dell’Ecosistema e dell’Acqua della Bolivia, Felipe Quispe, prendesse la parola nell’assemblea per mostrare il proprio disaccordo. La risposta dell’organizzazione è stata di interrompere la traduzione simultanea, per cui solo coloro che parlavano spagnolo hanno potuto ascoltare la voce del paese andino.

Il rappresentante boliviano ha chiarito ai mezzi di comunicazione che “la Bolivia non aderirà a questa dichiarazione perché non è d’accordo con il contenuto e nemmeno siamo stati uditi come paese sulle osservazioni che abbiamo fatto”.

Le sfumature giocano un ruolo chiave sul terreno delle dichiarazioni pubbliche e la dichiarazione ministeriale, su cui si sta lavorando da mesi, parla dell’impegno ad “accelerare la messa in opera degli obblighi in materia di diritti umani per l’accesso all’acqua potabile e alla depurazione”. E l’uso di plurali e l’utilizzazione della parola “accesso” sono un modo sottile di non riconoscere il diritto umano all’acqua e alla depurazione, secondo quanto hanno spiegato i tecnici dei movimenti sociali che lavorano in questo settore.

A questa critica, il ministro boliviano ha insistito affinché sia incluso un approfondimento del diritto umano all’acqua, aggiungendo che “cercano di inserire che l’investimento privato possa garantire il diritto umano all’acqua, cosa che comporta  che le aziende dell’acqua siano privatizzate”. Di fatto, nella dichiarazione si parla di “ottimizzare i guadagni e il valore dell’acqua”.

A differenza di ciò che avvenne nel precedente Foro, svoltosi ad Istanbul nel 2009, la Bolivia è rimasta sola nella sua protesta. Quispe ha dichiarato ad una decina di mezzi di comunicazione: “Ho sentito che vari paesi, come l’Ecuador, non sono d’accordo ma deploro che chi ha organizzato questo Foro non abbia ascoltato coloro che sono in disaccordo”. Nessun’altro ha alzato la voce, mentre che da parte dell’organizzazione si insiste sul fatto che i negoziati siano stati fatti consensualmente.

Come avviene dal foro del Messico del 2006, gli applausi hanno sostituito le firme al momento dell’approvazione ufficiale. In questo modo, una timida ovazione di appena tre secondi è servita per legittimare la dichiarazione ufficiale. Niente si è saputo di chi è rimasto in silenzio.

A Quispe ha dato fastidio che la posizione ufficiale insistesse sul consenso: “Abbiamo chiesto che risulti agli atti che la Bolivia non aderisce”. Altri paesi che hanno mostrato una propria posizione sono stati la Norvegia ed il Venezuela che, dopo le riunioni preliminari, hanno deciso di non presentarsi. Al lato opposto, secondo quanto ha dichiarato The Council of Canadians, il Canada è stato quello che ha spinto affinché nella dichiarazione non fosse inserito il diritto umano all’acqua. La presidente di questa organizzazione sociale, Maude Barlow, ha puntualizzato che “il Canada sta usando il Foro Mondiale dell’Acqua, un foro non democratico, sostenuto da multinazionali e imprese dell’acqua”.

Il Foro dell’Acqua è promosso ed organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, una organizzazione privata. Contemporaneamente si svolge, a partire da mercoledì 14, il Foro Alternativo Mondiale dell’Acqua, convocato dalle organizzazioni civili.

Come novità ci sono stati incontri a porte chiuse tra rappresentanti di organizzazioni della società civile di più di 30 paesi e i governi della Germania, Bolivia, Brasile, Spagna, Stati Uniti, Nigeria, Panama e Uruguay, per discutere sulla istituzione del diritto umano all’acqua.

La riunione è stata preceduta da alcune dure dichiarazioni di Catarina de Albuquerque, relatrice speciale delle Nazioni Unite sul diritto umano all’acqua e alla depurazione, che ha affermato che la dichiarazione ministeriale significa un passo indietro rispetto alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sul diritto umano all’acqua e alla depurazione e mette a rischio l’istituzione dello stesso.

La relatrice ha incoraggiato i governi coinvolti con il diritto umano, come Germania, Bolivia e Spagna, a rifiutare l’attuale documento. Solo la Bolivia si è opposta al Foro.

15-03-2012

Otramérica

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
J. Marcos y Mª Ángeles Fernández, “Bolivia planta cara al Foro Mundial del Agua” traducido para Otramérica por S., pubblicato il 14-03-2012 su [http://otramerica.com/radar/bolivia-planta-cara-al-foro-mundial-del-agua/1686], ultimo accesso 15-03-2012.

 

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