Colombia: un paese in guerra, ecco le ultime cifre di una situazione drammatica


L’articolo 300 días de gobierno de Santos: Las buenas palabras no frenan la violación de los derechos humanos en Colombia, che ripubblichiamo, mostra chiaramente che in Colombia la situazione continua ad essere drammatica per tutti gli oppositori. Nonostante il nuovo presidente Santos faccia discorsi più “puliti” del suo predecessore Alvaro Uribe.

 

Al contrario del governo precedente [Alvaro Uribe Velez, 2002-2010, ndt], questo ha iniziato il suo mandato con un discorso più aperto sulla questione dei diritti umani nel paese e ha diminuito le dichiarazioni pubbliche che stigmatizzavano l’opposizione in generale e le organizzazioni di difesa dei diritti umani in particolare. Questa nuova strategia è stata definita il “disarmo della parola”.

Tuttavia questi cambiamenti nel discorso pubblico del governo non sono stati tradotti fino a questo momento ne in una migliore situazione per il rispetto dei diritti umani ne in una diminuzione degli alti indici di impunità delle violazioni già commesse. Al contrario, dopo 300 giorni di governo, la situazione dei diritti umani in Colombia continua ad essere molto grave e preoccupante, così come affermano organismi come l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in Colombia (OACNUDH) o Amnesty International.

A sostegno di quanto sosteniamo riassumiamo qui di seguito alcune delle violazioni più gravi ai diritti umani commesse tra il 7 agosto 2010, giorno dell’insediamento di Juan Manuel Santos alla presidenza della Colombia.

– Dal luglio 2010 all’aprile 2011 sono state registrate 206 aggressioni individuali contro difensori e difensore dei diritti umani, di cui 34 assassinii. Nello stesso periodo 127 organizzazioni sociali o di difesa dei diritti umani sono state vittime di un qualche tipo di aggressione che ha messo a rischio la loro vita e l’integrità dei propri membri e ha ostacolato il lavoro legittimo e legale di difesa dei diritti umani.

– Rispetto al processo di restituzione delle terre, durante questo periodo sono stati assassinati 15 leaders che stavano reclamando i loro diritti in comunità di Norte de Santander, Antioquia, Valle, Cauca, Nariño, Arauca e Tolima. Davanti a questi fatti val la pena chiedersi come sarà possibile applicare la futura ley de víctimas y restitución de tierras quando non si può garantire la vita delle persone che ritornano alle loro terre.

– Il dramma del desplazamiento forzado [trasferimento di popolazione, in modo coatto o indotto con la violenza da militari o paramiliatari per cacciare dalle loro terre contadini] ha raggiunto cifre esorbitanti indipendentemente dalle fonti utilizzate (da 3.486.305 a 4.915.579 profughi)3. E questo flagello continua, solo nei primi tre mesi dell’anno sono stati registrati da Acción Social altre 36.000 vittime di desplazamiento forzado e va considerato l’alto livello di sottovalutazione già denunciato dalla Corte Costituzionale.

– La situazione delle vittime di sparizione forzata è tanto grave che nemmeno oggi si ha una cifra unificata sul livelllo reale di questo crimine. Fino ad oggi4 figurano più di 57.200 persone sparite nel Registro Nacional de Desaparecidos, mentre la Procura conoscererebbe più di 26.500 casi di presunte sparizioni forzate. Di questi casi 1.130 sono avvenuti negli ultimi 3 anni5, come dire un caso al giorno. Inoltre, secondo la OACNUDH, non ci sono stati progressi nell’applicazione delle raccomandazioni delle Nazioni Unite da parte del Ministero della Difesa e dell’Esercito per identificare le persone sparite e collaborare con la giustizia.

– Le esecuzioni extragiudiziarie commesse dalla forza pubblica non sono cessate durante questo periodo e sono stati documentati 29 nuovi casi6. Rispetto alle indagini su quelle passate è preoccupante il significativo passo indietro del 2010 della collaborazione della Giustizia Penale Militare con la giustizia ordinaria nel trasferimento dei casi di “morti in combattimento” con segni di violazioni dei diritti umani7.

– Nonostante le pressioni internazionali per sradicare la violenza sindacale, in mezzo alle trattative per i TLC [Trattati di Libero Commercio, ndt], e alle continue raccomandazioni delle istituzioni internazionali come l’OML [Organizzazione Mondiale dei Lavoratori, ndt] e il PNUS [Piano delle Nazioni Unite per lo Sviluppo], la situazione nel Paese continua ad essere critica. Dall’insediamento di Santos fino al maggio 2011 ci sono stati 24 assassinii di sindacalisti e sono state subite 233 aggressioni delle quali 32 contro donne. Nel 2010 il 30% delle vittime di omicidio sono stati dirigenti sindacali, e in un terzo dei casi i presunti responsabili sono gruppi paramiliatari. Infine, nello stesso anno sono state contate almeno 177 violazioni alla vita, alla libertà e integrità delle sindacaliste, un terzo della violenza totale. La CUT [Central Unitaria Trabajadores, principale confederazione sindacale colombiana, ndt] interpreta questo aumento delle aggressioni ai sindacalisti come un grave sintomo della riorganizzazione dei gruppi paramiliatari e del loro risorgimento, nella forma delle cosidette bande criminali8. Non possiamo dimenticare che la Colombia ha patito la più grave violenza antisindacale del mondo intero; dal 1986 fino ai giorni nostri 2861 sindacalisti sono stati assassinati, sono stati commessi più di 11.000 atti di violenza contro sindacalisti e con un’impunità di circa il 90% situazione che ha contribuito a che il paese viva una situazione lavorativa e sindacale estremamente grave.

– La violenza contro le donne continua ad essere un tema secondario nelle politiche pubbliche del paese con indici di impunità inaccettabili. Secondo la prima inchiesta di prevalenza della violenza sessuale nel quadro del conflitto armato in Colombia9, durante gli anni 2001-2009, 489.687 donne furono vittime dirette di violenza sessuale. Uno dei casi più drammatici di violenza sessuale avvenne in Arauca nell’ottobre 2010 quando venne attribuita a un membro dell’Esercito lo stupro di 2 bambine e il successivo assassinio di una di loro assieme ai suoi fratelli. Ne l’Esercito ne la Procura hanno reagito immediatamente alle denuncie, cosa che evidenzia non solo una condotta negligente ma carenze strutturali delle due istituzioni10. La giudice che trattava il caso fu assassinata lo scorso marzo.

– Il governo continua senza rispettare il suo dovere costituzionali di consultazione previa dei popoli indigeni e comunità afrocolombiane quando si tratta di progetti che devono realizzarsi nei loro territori collettivi11. Per l’Organizzazione Nazionale Indigena di Colombia (ONIC), l’assenza di rispetto di questo diritto è un fattore che contribuisce al rischio di estinzione di più della metà dei popoli indigeni del paese. Solo nel 2010, 122 indigeni sono stati assassinati12.

– Durante questo periodo si è fatto ogni volta più evidente che le mal definite Bacrim (bande criminali) sono composte da molti degli stessi paramilitari che in teoria vennero smobilitati con l’applicazione della Legge 975 o che nemmeno entrarono nel processo di smobilitazione. Secondo le ultime relazioni13, esistono all’incirca 7.000 uomini armati distribuiti in 360 municipi di 32 dipartimenti del paese provocando un aumento esponenziale delle loro azioni armate. È importante segnalare che questi gruppi, che il governo vuole mostrare come delinquenti comuni e legati al narcotraffico, sono formati almeno per il 50% da comandanti di alta e media importanza dei paramilitari che mai si sono smobilitati e che continuano ad avere legali con il potere politico e la forza pubblica. Prova di questi legami sono i 350 militari espulsi dall’Esercito per connivenza con questi gruppi, gli 888 poliziotti indagati per presunti legami o le più di 1.300 denuncie contro giudici e procuratori per sentenze che hanno favorito questi gruppi14. Davanti alle prossime elezioni di ottobre la Commissione di Monitoraggio Elettorale ha avvertito che già sono stati identificate alcune zone dove ci potrebbero essere irregolarità.

– L’impunità delle violazioni dei diritti umani è inaccettabile e sono necessari sforzi reali da parte dello Stato colombiano per combatterla. Ad esempio dei più di 50.000 presunti smobilitati con il processo avviato dalla legge 975 c’è solo una condanna definitiva emessa dalla Corte Suprema. Il panorama delle indagini giudiziarie sulle esecuzioni extragiudiziarie è preoccupante per lo stato attuale dei processi e i pochi risultati che ottenuto rispetto al numero totale dei casi riportati fino ad oggi. A questo si somma il significativo passo indietro del 2010 sulla collaborazione tra Giustizia Penale Militare e Giustizia Ordinaria, el vencimiento de terminos, l’esistenza di casi di Militari condannati per gravi violazioni al Diritto Umanitario Internazionale che ancora continuano ad essere in servizio, e l’assenza di misure di protezione per i familiari delle vittime, i testimoni, i procuratori e i giudici16. In quanto all’impunità nei casi di violenza sessuale, nel quadro della Legge 975 di Giustizia e Pace del 2005, i paramiliatari hanno confessato un totale di 70.780 delitti, di questi, solo 69 sono di violenza sessuale e fino ad oggi non c’è stata nessuna sentenza di condanna per questo crimine.

Davanti alla gravitù di questi fatti, è dimostrato che, oltre le parole, sono necessari fatti concreti e vera volontà politica per avanzare nella loro sradicazione. Quindi, le organizzazioni firmanti sollecitano la Comunità Internazionale, e concretamente il Governo Spagnolo, che metta pressione allo Stato Colombiano perché garantisca in maniera integrale e effettiva il rispetto dei diritti umani, in particolare ai diritti delle vittime e alla lotta contro l’impunità. Nello stesso tempo, che venga sostenuta una vera politica di pace come contributo fondamentale a una futura uscita negoziata dal conflitto armato in Colombia.

Organizzazioni firmanti

Stato Spagnolo:

Organizaciones Sociales de la “Taula Catalana per la Pau i els Drets Humans a Colòmbia”: Associació Catalana per la Pau, Col·lectiu Maloka, Comissió Catalana d’Ajuda al Refugiat, Consell Nacional de la Joventut de Catalunya, Cooperacció, Entrepobles, Federació Catalana d’ONG per al Desenvolupament, Federació Catalana d’ONG per la Pau, Fundació Pau i Solidaritat -CCOO, Fundació Pagesos Solidaris, Fundació per la Pau, Intermón – Oxfam, Internacional Peace Observatory, Justícia i Pau, Lliga dels Drets dels Pobles, Moviment per la Pau, Sindicalistes Solidaris- UGT, Solidara – Intersindical-CSC. Plataforma Justícia por Colombia: Comisión Española de Ayuda al Refugiado, Comité de Solidaridad Madrid Oscar Romero, Instituto de Estudios Políticos para América Latina y África-IEPALA, Munduba, Organización de Solidaridad con los Pueblos de Asia, Africa y América Latina-OSPAAAL, Paz con Dignidad, Fundación Madrid Paz y Solidaridad de CCOO. Plataforma por la Paz y los Derechos Humanos en Colombia (Estado español): integrada por la Coordinación Valenciana de Solidaridad con Colombia-CEAR-PV, CEDSALA, CEPS, Colectivo Sur-Cacarica, Entreiguales-Valencia, Intersindical Valenciana-, Coordinadora Catalana por la Paz y los Derechos Humanos en Colombia, Justicia por Colombia, Kolektiba Colombia, Mesa de Apoyo a la Defensa de los Derechos Humanos de las Mujeres y la Paz en Colombia, Plataforma Andaluza de Solidaridad con Colombia, Plataforma Asturiana por la Paz y los Derechos Humanos en Colombia, Red Canaria por los Derechos Humanos en Colombia. Izquierda Unida, Partido Comunista de España, Asociación Española para el Derecho Internacional de los Derechos Humanos, Associació Catalana d’Enginyeria Sense Fronteres, Xarxa de Consum Solidari, Setem Catalunya, Asociación de Técnicos Especialistas en Investigación y Estudios sobre la realidad Latinoamericana(Atelier), Plataforma de Solidaridad con Chiapas y Guatemala de Madrid, Soldepaz Pachakuti, Confederación Sindical de Comisiones Obreras, Unión de Juventudes Comunistas de España, Asociación Malagueña Josefa Camejo de apoyo a la Revolución Bolivariana, Izquierda Anticapitalista de Madrid, Ecologistas en Acción, Colectivo de Solidaridad por la Justicia y Dignidad de los Pueblos, COLICHE, Plataforma Bolivariana de Solidaridad con Venezuela de Madrid, Fundación Hijos del Maíz, Comité Oscar Romero de Vigo, Iniciativas de Cooperación Internacional para el Desarrollo – ICID, Justícia i Pau de Barcelona, Consejo Español por la Paz y la Solidaridad CEDESPAZ, STOP IMPUNIDAD, Coordinadora Estatal de Solidaridad con Cuba-Madrid.

Europa:

Oficina Internacional de Derechos Humanos Acción Colombia-OIDHACO, Foro de mujeres y desarrollo – Noruega-FOKUS,kolko e.V DDHH por Colombia – Alemania,Pan para el Mundo (Brot für die Welt) – Alemania,Grupo de Trabajo Suiza Colombia (Arbeitsgruppe Schweiz Kolumbien) – Suiza,Coordinación suiza de ONGs por Colombia – Suiza,Cordaid – Holanda,Mensen met een Missie- Holanda,DKA Austria,Rete italiana Colombia Vive! – Italia

Notas

1 Campaña Por el derecho defender los derechos humanos en Colombia. Informe 2010 y primeros 90 días de gobierno de Santos.

2 http://m.elespectador.com/impreso/politica/articulo-260651-victimas-de-restitucion

3 Datos de Acción Social y CODHES 2010.

4 Intervención del Representante de la OACNUDH, doctor Christian Salazar Volkmann, en el seminario “ Herramientas para la protección y defensa del derecho a la verdad de las víctimas de desaparición forzada en el ámbito jurídico nacional e internacional”

5 “Rompiendo el Silencio” de la U.S.Office en Colombia y el Grupo de Trabajo sobre Asuntos latinoamericanos.

6 Mesa de trabajo de Ejecuciones Extrajudiciales de la Coordinación Colombia-Europa-Estados Unidos

7 Informe anual de la Alta Comisionada de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos 2010

8 Central Unitaria de Trabajadores de Colombia- CUT “Acuerdo Obama Santos 5 de mayo de 2010” e “Informe nacional de coyuntura laboral y sindical 2010-2011” de la Escuela Nacional Sindical-ENS

9 Campaña Violación y otras violencias: saquen mi cuerpo de la guerra. Oxfam Internacional.

10 Informe anual de la Alta Comisionada de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos 2010

11 http://www.elespectador.com/impreso/politica/articulo-266920-consulta-de-minorias

12 Informe elaborado por la Organización Nacional Indígena de Colombia del 2010.

13 V Informe sobre narcoparamilitares en 2010. Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz.

14 http://www.eltiempo.com/archivo/documento/CMS-8936501

15 http://m.elespectador.com/impreso/politica/articulo-272171-fraude-latente-elecciones

16 Centro de Investigación y Educación Popular – Programa por la Paz (CINEP/PPP)

Tradotto dal Comitato Carlos Fonseca da
300 días de gobierno de Santos: Las buenas palabras no frenan la violación de los derechos humanos en Colombia , pubblicato il 03-06-2011 su [http://www.kaosenlared.net/noticia/300-dias-gobierno-santos-buenas-palabras-no-frenan-violacion-derechos-], ultimo accesso 09-06-2011.

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