Lunedì scorso il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) dell’Honduras ha annunciato che si opporrà alla riammissione immediata del suo paese nell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) poiché, anche se il ritorno dell’ex presidente Maunel Zelaya è un avanzamento nel ripristino della democrazia, non dimostra di aver attuato tutto ciò che era stato garantito nell’Accordo di conciliazione nazionale firmato a Cartagena, Colombia.
Così lunedì scorso ha affermato il portavoce del FNRP, Juan Barahona, che in una intervista esclusiva a TeleSUR ha dichiarato che “l’Honduras non dovrebbe rientrare nell’OEA” poiché non sono state intraprese tutte le condizioni concordate.
Con questa frase il portavoce faceva riferimento all’Accordo di Cartagena firmato a favore della riconciliazione nazionale, il quale, oltre a stabilire il ritorno di Zelaya, contempla anche la cessazione della persecuzione degli oppositori ed, inoltre, la reiterazione che la Costituzione dell’Honduras garantisce il diritto di chiedere un referendum nazionale per riformare le leggi fondamentali.
Esige ugualmente rispetto dei diritti umani e l’investigazione di possibili violazioni, così come garanzie per i sostenitori di Zelaya a partecipare alla vita politica ed alle elezioni del 2014, come partito politico. Di fronte a questi argomenti, Barahona ha affermato che “con solo il rientro di Zelaya” non è stato completato il minimo affinché il paese torni nell’organizzazione internazionale, dalla quale nel 2009 fu espulso in risposta al colpo di stato che abbatté l’ex presidente honduregno.
L’inviata speciale di TeleSUR in Honduras, Madelein García, ha riferito che nella nazione c’è una grande aspettativa riguardo la prossima Assemblea dell’OEA, che ci sarà la prossima settimana in Salvador, dove si voterà per il ritorno dell’Honduras nel gruppo.
La giornalista ha spiegato che le autorità honduregne hanno avuto colloqui con il Governo dell’Ecuador, che è l’unico membro dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) che attualmente si oppone alla reintegrazione dell’Honduras nell’OEA. In questo senso García ha dichiarato che il cancelliere dell’Honduras, Mario Canahuati, ha parlato sia con l’ambasciatore dell’Ecuador in Venezuela, Ramón Torres, così come con la segretaria generale dell’Unasur, María Emma Mejía, che sembra abbiano richiesto che la decisione sul ritorno della nazione centroamericana sia unanime.
L’inviata speciale ha affermato che “si spera che ci sia da parte dei paesi l’appoggio per il ritorno dell’Honduras ma è stato anche detto che se non fosse possibile in questo momento lo sarà in un’altra occasione”.
Sabato scorso è rientrato in Honduras, dopo due anni di esilio, l’ex presidente Manuel Zelaya, che nel 2009 fu abbattuto da un colpo di stato. Zelaya arrivò nel suo paese con un volo diretto da Managua (Nicaragua), accompagnato dai ministri degli esteri del Venezuela, Nicolás Maduro, della Repubblica Dominicana, Carlos Morales Troncoso, dall’ambasciatore del Venezuela presso l’Organizzazione degli Stati Americani, Roy Chaderton, e dalla senatrice colombiana, Piedad Córdoba.
Dopo la sua permanenza in esilio, Zelaya è stato ricevuto da migliaia di seguaci che si sono affollati sulla pista di atterraggio dell’aeroporto di Toncontín, a Tegucigalpa, per festeggiare. Il ritorno di Zelaya avviene alla fine di trattative di mediazione condotte dai governi del Venezuela e della Colombia, che oltre a cercare di risolvere la crisi interna honduregna, contemporaneamente portano a termine anche un piano per reintegrare l’Honduras nell’OEA.
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca |
“La resistencia hondureña se opone a la readmisión inmediata del país en la OEA”, pubblicato su Resumen Latinoamericano, ultimo accesso 06-06-2011. |