Sabato 21 maggio presidio contro le dighe Enel in Cile


CONTRO LE DIGHE ENEL-ENDESA IN PATAGONIA
SABATO 21 MAGGIO PRESIDIO A P.ZZA S.MARCO (ADIACENTE P.ZZA VENEZIA)
H. 11.00 – 13.00

per maggiori informazioni ascolta la trasmissione di lunedì scorso o leggi il progetto promosso dalla controllata di Enel la spagnola Endesa (tratto dal sito della campagna: patagoniasenzadighe.org):

“La nuova minaccia che grava sulla Patagonia cilena e sul territorio della regione dell’ Aysén è un megaimpianto idroelettrico sui fiumi Baker e Pascua, due dei tre fiumi con la maggiore portata d’acqua di tutto il paese: il Pascua è lungo 73 km con una portata di 700 m3/s, mentre il Baker 182 km, con una portata di 870 m3/s.

Questa zona è stata dichiarata dal governo regionale Area di Conservazione della Cultura e dell’Ambiente (ACCA de la Patagonia) nel 2000.

Il mega-progetto che minaccia l’integrità della zona è promosso dal consorzio HidroAysén, composto dai gruppi di Endesa (adesso controllato dal ENEL) e di Colbùn: è’ costituito da cinque dighe, di cui due sul fiume Baker e tre sul fiume Pascua che produrranno in totale 2750 MW, una quantità di energia pari a circa il 20% dell’intera capacità di generazione attualmente installata nel paese.  L’ 80% dell’energia prodotta in Cile,  distribuita attraverso la rete nazionale (SIC – Sistema Interconectado Central), è nelle mani di due sole società, Endesa Chile e Colbùn, ed il 37% di tutta l’energia prodotta viene utilizzata per l’estrazione mineraria principalmente ad opera di multinazionali straniere.

Si prevede di costruire le dighe entro il 2020.

Un po’ di numeri:

Il riempimento dei bacini sommergerà 5900 ettari di terra sulla quale sono ancora oggi presenti alcune importanti foreste primarie. L’elettricità verrà trasportata 2450 chilometri più a nord attraverso delle linee ad alta tensione sorrette da 6000 torri alte 70 metri.

Questa lunghissima linea attraverserà 4 parchi nazionali, 8 riserve forestali nazionali, 16 siti prioritari per la conservazione della biodiversità, 3 zone turistiche di interesse nazionale, 26 zone umide. Il progetto coinvolgerà 66 comuni e 9 regioni. Un’enorme cicatrice nella terra lunga 1600 chilometri e larga 120 metri dal costo indicativo di 3 miliardi di dollari.  Le dighe costeranno 4 miliardi di dollari ed il ricavo annuale per Endesa Chile e Colbùn è stimato intorno ad un 1,2  miliardi di dollari l’anno.

3 agenzie di marketing e comunicazione sono state assoldate per aumentare il consenso intorno al progetto e ripulire l’immagine delle società coinvolte:  Burson & Marsteller, Young & Rubicam e Tironi Associati.

Gli Impatti

A livello ambientale l’inondazione delle zone rocciose e dei boschi provocherebbe la perdita dell’ habitat di numerose specie animali che vivono lungo i due fiumi,  dai grandi mammiferi ai più piccoli insetti e anfibi. Le paludi della valle del Baker sarebbero completamente inondate mettendo in pericolo la riproduzione e la nidificazione dei numerosi uccelli della regione.

Gli sbarramenti altererebbero la composizione chimica dell’acqua trattenendo alghe, microrganismi acquatici ed altri nutrienti necessari per i pesci ed i mammiferi che abitano i fiumi.  La linea di trasmissione rappresenterebbe un ulteriore pericolo per  gli uccelli della regione in quanto barriera al loro libero spostamento.

Fra le specie animali più vulnerabili che rischierebbero l’estinzione si possono segnalare:   l’Huemul, il condor, la vizcacha australe (della famiglia dei chinchillidae, roditore latinoamericano), il picchio nero, l’armadillo peloso, Il grigione minore e numerosi specie di papere di fiume.

La costruzione delle cinque dighe danneggerebbe anche i laghi ghiacciati alimentati dal Pasqua e dal Baker, in una zona in cui la loro scomparsa è sempre più frequente.  Se in passato si verificava la scomparsa di un lago ogni 20 anni, oggi si registra un lago in meno ogni 6-11 mesi. Le dighe, poi, provocherebbero un ingrossamento dei fiumi a monte che farebbe aumentare le inondazioni nelle zone circostanti e i rischi sismici.

Oltre agli impatti negativi sull’ambiente, a livello socioeconomico l’espropriazione delle terre per far posto ai bacini ed alle infrastrutture idroelettriche priverà le comunità del loro unico mezzo di sussistenza costringendole a trasferirsi altrove. Buona parte dell’insediamento abitativo di Cochrane, il terzo per dimensioni della Patagonia, verrebbe sommerso. Tale cambiamento causerebbe gravi perdite alla pesca, all’ allevamento e all’ecoturismo, motore economico dei  municipi di Cochrane, Tortel e O’Higgins

HidroAysén propone di mitigare questi impatti con un programma d’intervento di 150 milioni di dollari, destinati agli studi per lo sviluppo turistico, la riforestazione di un’area di 4.500 ettari, la creazione di una riserva naturale di 5.770 ettari, il trasferimento di 14 famiglie dalla zona coinvolta nel progetto, la costruzione di 90 km di strade e il miglioramento di altri 187 km, e la realizzazione di installazioni portuali e di un sistema di telecomunicazioni. Un piano di mitigazione che purtroppo non garantirà la conservazione nè dello stile di vita e della cultura delle comunità colpite tantomeno la biodiversità e l’integrità di una delle ultime regioni incontaminate del mondo.”

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