È applicabile il modello cinese o vietnamita a Cuba?


Julio A. Díaz Vázquez

Il Progetto di lineamenti della politica economica e sociale del Partito e la Rivoluzione e l’appassionato intervento del secondo segretario del Partito Comunista di Cuba, Raúl Castro Ruz, alla chiusura del VI Periodo ordinario di sessioni della Settima Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (18-12-2010), hanno dato origine ai più disparati giudizi sul documento che tutto il popolo cubano ha discusso. Nei messaggi in internet che circolano nel paese, nei commentari prodotti all’estero, alcuni bene intenzionati ed altri non tanto, si commenta e si medita sull’attinenza che le esperienze delle politiche economiche della Riforma e Apertura, in Cina e di quelle del Rinnovamento in Vietnam potrebbero avere per Cuba.

Sulla convenienza di comprendere o illustrare i cambiamenti operati negli ultimi trenta anni in quelle economie, considero – essendo sempre aperto il dibattito – utile ed interessante puntualizzare quanto segue:

1)      Il crollo del socialismo nell’Europa del Est e la disintegrazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) seppellì il concetto di un modello specifico socialista ispirato a generalizzazioni teoriche dell’esperienza sovietica. La Cina, tra il 1953 ed il 1957 prese in prestito alcune delle caratteristiche collaudate in URSS. Tra il 1958 ed il 1976 – eccetto l’interregno 1961-1965, chiamato di riallineamento, consolidamento, completamento e avanzamento – cercò di dar vita ad un altro modello di socialismo. Dapprima sviluppò le Comuni Popolari, successivamente mise in mostra la Rivoluzione Culturale. Tra il 1978 ed il 2010, con un riconosciuto successo ha applicato una politica economica innovatrice che proietta il paese ai primi posti mondiali.

2)       Terminata da più di trenta anni la cruenta lotta di liberazione nazionale, il Vietnam ha conseguito nel 1975 la riunificazione del paese. Su tutto il territorio nazionale fu adottato il  modello di economia centralizzata che aveva funzionato nel Nord, mettendo in evidenza che il bilancio era finanziato per circa l’ 80% dall’aiuto socialista e, soprattutto, dall’URSS. Il tentativo fallì e aprì la strada ad una situazione critica: le carestie costaron al paese migliaia di vite. Dalla seconda metà degli anni 80 fu introdotta una politica economica di rinnovamento. Negli ultimi venti anni, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è cresciuto con medie annuali superiori al 6%. Tra gli altri risultati produttivi esaltanti, ha trasformato il paese in esportatore di caffè e nel secondo mondiale del riso ed i livelli di povertà della popolazione sono diminuiti fino del 10%.

3)      Il fracasso del socialismo in Europa, le trasformazioni in Cina e Vietnam, e le meno apprezzabili della Repubblica Democratica della Corea, tendono alla formazione di altri modelli socialisti che si discostano dalla teoria e dalla pratica del socialismo reale. Lo sviluppo nel creare modelli propri rafforza la tendenza alla pluralità, secondo le condizioni e le esperienze di ciascun paese e le mutevoli realtà segnate dal corso geopolitico-strategico del secolo XXI. A Cuba, avviando il rinnovamento del modello economico, si riafferma che rivoluzione, sovranità e indipendenza nazionale sono strettamente uniti.

4)      Risulta positivo seguire ciò che succede nell’economia cinese e vietnamita; però le differenze geografiche, socioculturali ed altre circostanze mostrano differenze che non debbono essere ignorate. Inoltre, crescita e sviluppo sono imperativi che  non debbono essere separati dalla pratica; la Cina ed il Vietnam hanno scelto di accettare la sfida della globalizzazione e di competere nell’economia mondiale con queste regole. In America Latina, Cuba affronta la sua propria sfida globalizzatrice per reinserirsi in una dinamica economica internazionale, resa dura dall’ostilità e dal blocco degli Stati Uniti. Nonostante ciò, ci sono elementi che non debbono essere persi di vista:

  • A Cuba la maggioranza della popolazione, il 75%, è urbana. La Cina ed il Vietnam si contraddistinguono per tutto il contrario: rispettivamente circa il 56% e l’ 80% dei loro abitanti vivono in zone rurali. La qual cosa, in buona misura, spiega gli enormi sforzi che l’impegno economico modernizzatore ha richiesto nei due paesi asiatici per introdurre il mercato e la gestione imprenditoriale nella direzione economica. Storicamente Cuba è stata caratterizzata da una economia agraria, ma non contadina come la cinese o la vietnamita.
  • L’estensione territoriale e la popolazione mostrano differenze regionali, zone di povertà, comunicazioni, ecc., che hanno evidenti influenze nell’accelerare o ritardare le politiche innovatrici. La Cina presenta i maggiori contrasti. Il Vietnam, oltre all’arretratezza secolare e al sottosviluppo della sua economia, affronta una spaccatura in crescita tra il Nord ed il Sud del paese. Le regioni di Cuba non presentano differenze così accentuate.
  • Per quanto riguarda la cultura, la Cina ha riaperto il dibattito di fine secolo XIX ed inizi del XX con la diffusione di influenze intellettuali che sostenevano l’apertura del paese all’Occidente per attrarre tecnologie ed istituzioni democratiche. Il Vietnam, per molti anni colonia francese, è stato più aperto a queste tendenze. Cuba, al contrario, ha le sue radici nazionali e culturali all’interno della tradizione occidentale. Non dobbiamo nemmeno chiudere un occhio sul fatto che le due nazioni asiatiche hanno una vita culturale e contadina di migliaia di anni; la struttura e la tradizione familiare hanno avuto ruoli molto differenti  negli insediamenti umani asiatici e cubani.

5)      Cosa può essere valido delle esperienze cinesi e vietnamite? a) Provano che il modello sovietico non era riformabile. b) I cambiamenti introdotti, sia la riforma e l’apertura in Cina sia il rinnovamento in Vietnam, sono stati favoriti da dirigenti storici. Stanno conducendo alla formazione di modelli differenti da quello conosciuto del socialismo reale. c) Sembra utile provare l’istituzionalizzazione delle relazioni di mercato. Senza dimenticare che il mercato, come Giano bifronte ha due facce. Una, la stimolazione della produzione e del commercio, l’incremento degli stimoli al lavoro, il riempimento delle vetrine, ecc., oltre alla differenziazione dei produttori. L’altra, l’esasperazione dell’avidità, dei bassi istinti e dei sentimenti, l’egoismo e l’individualismo. Creativo sarebbe trarre profitto dalla prima faccia e porre un freno sociale alle distorsioni del secondo aspetto. Il mercato per sua natura non è capitalista o socialista. d) Non porre dei freni ed incentivare la creatività di tutti i cittadini. e) Studiare l’effettivo ruolo svolto dalle industrie rurali in Cina.

6)      Tanto l’esperienza vietnamita come quella cinese cominciarono con il riformare i rapporti agrari. Nel primo caso si trattava di risolvere con urgenza la mancanza di alimenti, nel secondo la fretta non era così incalzante, ma era necessario eliminare la minaccia delle carestie ricorrenti, assicurare la crescita continua della produzione, elevare il livello di vita dei contadini, eliminare le importazioni, ed assicurare un consenso nazionale maggioritario che appoggiasse il processo di riforme. In Cina la consegna della terra con contratto familiare, è stata distribuita secondo il numero dei membri della famiglia; il tempo del contratto ha variato dall’avvio iniziale, attualmente è di trenta anni, con diritto al rinnovo per un periodo uguale e con il diritto di trasmetterlo in eredità ed anche in affitto. Inizialmente i contadini consegnarono alla cooperativa il 70% del raccolto ed il restante 30% lo vendevano al mercato. Progressivamente la quantità da consegnare diminuì, elevandosi la parte venduta liberamente. Si pose fine alla pratica del socialismo conosciuto, di vendere caro e comprare a buon mercato nelle relazioni campo-città.

7)      Altri fattori che è necessario considerare: adeguare il funzionamento dell’economia a modelli che introducono il mercato, partendo da metodi centralizzati di direzione, richiede la gradualità come condizione di base. La Cina iniziò la riforma e l’apertura senza grandi tensioni interne ed in modo pragmatico. Il rinnovamento in Vietnam cominciò in un momento critico. Ambedue le esperienze hanno dovuto affrontare, con maggiore o minore successo, l’organizzazione delle infrastrutture normativo-giuridico-economico-finanziarie indispensabili ad assicurare il normale sviluppo dei rapporti monetario-commerciali.

8)      La riforma e l’apertura in Cina, come il rinnovamento in Vietnam, cominciarono dando la priorità alla sfera economica. In ambedue i casi si trattava di risolvere, in maggiore o minore misura, problematiche urgenti; ampliare la base sociale che appoggiava il processo rinnovatore che, dato il successo ottenuto nel avvio agrario, creò spinte affinché fosse esteso ad altri ambiti dell’economia; e allo stesso tempo isolassero i settori conservatori e ritardatari. Le due pratiche sono state favorite dal fatto che i rispettivi Partiti avevano prodotto le trasformazioni economico-sociali-politiche. Hanno dato uno speciale rilievo al mantenimento della stabilità sociale.

9)      Tanto la Cina come il Vietnam hanno dovuto vincere il fattore soggettivo, però capitale, di liberare le menti. La modernizzazione del modello economico a Cuba parte da decenni di pratiche nella gestione e direzione centralizzate dell’economia; ed inoltre bisogna superare le abitudini e le vestigia create dalle politiche socioeconomiche paternaliste. L’ordinamento giuridico ed il rispetto della legge sono indispensabili per stabilire nuovi metodi. Più di una generazione dovrà superare il trauma creato dalla scomparsa di una realtà e adeguarsi ad un’altra molto diversa.

10)  In ambedue i paesi asiatici i programmi socioeconomici per il 2011-2015 pongono l’accento, tra i vari problemi non rinviabili, sul superamento dei ritardi nelle aree dell’educazione e della salute, sulla diminuzione delle differenze regionali, dei livelli di povertà, delle diseguaglianze dei redditi urbani e rurali, nel frenare la degradazione del medio ambiente ed ampliare l’accesso all’acqua potabile. Con ciò, cercano in parte di rispondere agli squilibri creati dagli effetti del mercato, dall’esaltazione delle politiche di sviluppo, dalle eredità del passato neocoloniale, da secoli di ritardo o da fattori di congiuntura internazionale.

11)  La sfera politica non rimane al margine delle trasformazioni; benché analisti nazionali o stranieri segnalino che in Vietnam sono più avanti che in Cina. L’agire degli organi del potere statale ha rafforzato la partecipazione cittadina, mentre nel Partito la partecipazione collettiva e le responsabilità hanno guadagnando maggiori spazi. Le due esperienze applicano misure legali, preventive ed amministrative, ed impongono severe sanzioni ai metodi corrotti, tanto a livello statale come nel Partito o nelle imprese.

12)  Complessivamente quanto accaduto in Cina ed in Vietnam, durante i processi di modernizzazione o di rinnovamento dei principi in base ai quali avevano funzionato le due economie, deve stimolare lo studio e la valutazione tanto di quanto è valido riguardo agli effetti sfavorevoli dovuti all’applicazione di principi mercantili nella pratica della direzione dell’economia e di elementi di mercato nella gestione dell’impresa. Ciò permetterà di essere preparati a trarre profitto dall’aspetto positivo del mercato e a porre un freno al comportamento pernicioso del rapporto monetario-commerciale.

L’Avana, 20 marzo 2011

* Julio A. Díaz Vázquez, Professore Consulente del Centro di Ricerche di Economia Internazionale dell’Università dell’Avana

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Julio A. Díaz Vázquez, “¿Es aplicable el modelo chino o vietnamita en Cuba?” traducido para Rebelión por S., pubblicato il 06-04-2011 su [http://www.rebelion.org/docs/125839.pdf], ultimo accesso 20-04-2011.

,

I commenti sono stati disattivati.