Ex ‘para’ rivelano i segreti dei peggiori massacri del Llano


Un anno durò l’addestramento dei paramilitari delle AUC inviati dall’Urabà.

Durò un anno l’addestramento di circa 200 paramilitari dell’Urabà che, a luglio del 1997, fecero la prima incursione delle AUC negli antichi feudi delle Farc, nella parte sudorientale del paese: il massacro di Mapiripán.

Quasi tre lustri dopo, alcuni degli assassini stanno parlando di fronte all’unità di ‘Giustizia e Pace’ della Procura su quella mattanza, per la quale un generale, Jaime Humberto Uscátegui, fu punito con 40 anni di carcere, e per la quale lo Stato colombiano fu condannato dalla Corte Interamericana per i Diritti Umani.

Gli ex ‘para’ affermano che, più che Mapiripán, Carlos Castaño aveva di mira un paese, Caño Jabón, che in ogni caso dopo avrebbe sentito tutto l’orrore dei ‘para’.

A Mapiripán per quattro giorni i paramilitari assassinarono e lanciarono nel fiume Guaviare almeno 50 persone. E il 4 maggio 1998, con una lista in mano, entrarono a Caño Jabón ed assassinarono almeno 20 persone, ne fecero scomparire altre quattro e bruciarono il paese.

Secondo gli ex Auc, il trafficante di smeraldi assassinato, Yesid Nieto, ed un allevatore che è stato indicato in diverse deposizioni, Mario Zambrano, misero i soldi affinché le Auc entrassero nel Llano.

Manuel de Jesús Pirabán, ‘Jorge Pirata’, capo ‘para’ nel Meta, e 18 dei suoi uomini posero in luce quel rompicapo criminale di fronte a Yolanda Prado, procuratore 30 di ‘Giustizia e Pace’. Per il massacro di Caño Jabón furono condannati dalla giustizia ordinaria, a più di 15 anni di carcere ciascuno, Humberto Antonio Aguilar, soprannominato ‘Drácula’, e Elkin Casarrubia, il ‘Cura’. Come la maggioranza dei responsabili che sono rimasti in vita, nell’ambito di ‘Giustizia e Pace’ non pagheranno più di 8 anni.

Primo combattimento in Urabá

Senza sapere esattamente dove sarebbero andati a seminare la morte, un gruppo di 80 paramilitari furono addestrati nella famosa tenuta Las Tangas, la casa dei Castaño, situata tra Cordoba e Urabá.

Castaño mandò a chiamare dal Llano vari abitanti per addestrarli e garantirsi delle guide fidate. Un di quelli fu Dúmar de Jesús Guerrero, il polemico ‘Carecuchillo’, che rivelò nella sua deposizione un dato inedito: che uno dei militari inseriti dalle Farc nella lista degli ‘scambiabili’ fu sequestrato durante un combattimento in cui l’Esercito e i paramilitari combatterono fianco a fianco.

Quel militare era il sergente Pedro José Guarnizo, uno dei sopravvissuti della fallita operazione di riscatto in cui morirono nel 2003  il governatore di Antioquia Guillermo Gaviria, l’ex ministro Gilberto Echeverri e otto soldati e poliziotti. Una volta che siano state raccolte tutte le deposizioni dei paramilitari sui fatti di Mapiripán e Puerto Alvira, la Procura chiamerà a deporre il sergente Guarnizo ed altri militari che sono menzionati nelle testimonianze dei ‘para’. EL TIEMPO ha cercato di rintracciare il sottoufficiale, ma l’Esercito non ha fornito informazioni su di lui.

‘Carecuchillo’ ha detto che “le Forze Speciali entrarono a Turbo in contatto con il fronte 58 delle Farc (…). Chiesero aiuto perché gli stava andando male e per ordine dei comandanti noi ci mescolammo con loro: un ‘para’, un soldato. Lì furono uccisi un capitano ed alcuni soldati e fu catturato Guamizo”.

Il sergente Pedro José Guarnizo fu sequestrato a luglio del 1997 e rimase per sei anni in mano della guerriglia. Dopo, nel 1992 fu arrestato per un ‘falso positivo’ ed ora è in libertà.

Nei combattimenti gli andò così male che i Castaño ordinarono che i comandanti dell’avanzata ‘para’ fossero immediatamente riaddestrati. Secondo il ‘Prete’, nella tenuta ‘La 15’ ci fu un corso intensivo di controguerriglia ed, il 12 luglio 1997, 87 paramilitari dell’Urabá si imbarcarono su un arero Antonov verso San José del Guaviare. Era tale la complicità dei membri della Forza Pubblica che, poiché l’aereo non poté decollare per le condizioni della pista da Necoclí, fu ordinato di portare i ‘para’ all’aeroporto di Apartadó.

Agustín Sánchez Mejía, chiamato il ‘Político’, ha detto che “l’aereo Antonov non poteva alzarsi in quella pista. Perciò ‘JL’, ‘Doble Cero’ e ‘el Alemán’ decisero che bisognava portare il personale all’aeroporto di Apartadó. Arrivammo, non fummo registrati né dalla Polizia né dall’Esercito che erano sulla pista. Si intraprese il volo verso San José del Guaviare. Lì era arrivato l’aereo con le armi, vengono raccolte e si arriva al Cañero”.

Secondo gli smobilitati, gli urabeñi si riunirono con i Buitrago (comandati da ‘Martin Llanos’) ed i ‘para’ di ‘Guillermo Torres’. Quest’ultimo ha negato la sua partecipazione e quella dei suoi uomini al massacro di Caño Jabón e Mapiripán.

‘La Brasil’, base delle Auc

Il gruppo di assassini era diviso in ‘Las Aguilas’ (comandate dal ‘Cura’), ‘Los Dragones’ (sotto il comando di Darío Antonio Úsuga, ‘Mauricio’, attuale comandante dei ‘Los Urabeños’), ‘Los Tigres’ e ‘Los Cobra’. Dopo Mapiripán, i ‘para’ ebbero una base dove, secondo Efraín Pérez Cardona – chiamato ‘400’, allora capo della sicurezza dei Castaño – si addestrarono per diversi anni almeno 2.000 paramilitari. Era la tenuta La Brasil, che ha una pista abbandonata e appartenne allo ‘zar’ degli smeraldi Victor Carranza.

“Arrivammo a Puerto Gaitán (Meta), zona di don Guillermo (‘Guillermo Torres’), e lui fu incaricato di procurare il posto. Il primo corso durò 18 o 20 giorni e fu nell’ottobre del 1997”.

Da là uscirono il mese dopo per Caño Jabón. I paramilitari arrivarono su quattro camion, tre camion per il trasporto della terra e varie macchine rubate. Lungo il loro percorso uccidevano, ma la maggioranza delle vittime le tirarono fuori dal campo di calcio, dopo che lì fu riunita tutta la popolazione per l’ordine che i ‘para’ gli avevano dato con grida e megafoni.

Li portarono alla pompa di benzina e li crivellarono. Dopo eseguirono l’ordine, che più di un anno prima Carlos Castaño aveva dato, di ridurre tutto in cenere per non lasciare nulla alla guerriglia, che probabilmente controllava il gruppo di case. Gli ex ‘para’ hanno dichiarato che “quando bruciammo la pompa si incendiò tutto l’isolato di case, inoltre, c’era una casa di paglia e dentro c’erano delle munizioni e ciò pareva un combattimento dentro il paese; si sentiva il rumore di munizioni di differente calibro”.

Castaño inviò nelle incursioni del Llano i suoi più spietati assassini. Le macabre storie dei temuti ‘tagliateste’ (paramilitari che squartavano) dell’Urabá, le raccontano anche le popolazioni di Mapiripán e Puerto Alvira, nel Meta. Era un modo per seminare il terrore da parte del nuovo potere armato che irrompeva nelle zone dove prima imperava solo la guerriglia. Ma non creavano solo terrore con questi metodi. Uno di coloro che fu inviato, un paramilitare conosciuto come il ‘Pollo Roger’, alla fine fu assassinato dai suoi capi. Nelle Auc lo temevano perché, dicevano, era pazzo ed aveva un patto con il diavolo. Il ‘para’, secondo l’Unità di ‘Giustizia e Pace’, aveva centinaia di morti a suo carico e a Caño Jabón assassinò Angie Carolina Ducuara, una bambina di 8 anni, e suo padre, ai quali sparò, un giorno in cui cercarono di scappare con una canoa, con una mitragliatrice fino a quando li vide morti. Era tale la sua crudeltà che, secondo la confessione degli stessi comandanti ‘para’ del Llano, ordinarono di fucilarlo poiché i suoi crimini avevano cominciato a creargli molti problemi con le comunità, anche con quelle più atterrite.

Il ‘Pollo Roger’ è quasi una leggenda nella zona e nell’Unità di ‘Giustizia e Pace’, poiché le deposizioni coincidono sul fatto che dovettero sparargli più di 200 colpi per ucciderlo. Gli ex membri delle Auc assicurano che “stava sotto un tiro incrociato”.

16 febbraio 2011

EL TIEMPO

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Ex ‘paras’ revelan secretos de las peores masacres del Llano” traducido para El Tiempo por S., pubblicato il 16-02-2011 su [http://www.eltiempo.com/justicia/masacres-del-llano-son-descritas-por-ex-paras_8868734-4], ultimo accesso 18-02-2011.

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