Intervista a Óscar Olivera, dirigente operaio


“Con l’insurrezione di dicembre viene recuperata la memoria delle lotte”

 Raúl Zibechi

La rivolta popolare di dicembre contro l’aumento della benzina, decretato dal governo di Evo Morales, è stata la prima sommossa di massa contro il governo di sinistra. L’importanza del fatto merita di essere spiegata e meditata. Oscar Olivera la fa dal “basso e a sinistra”.

Il Coordinamento per l’Acqua è stato il principale protagonista della guerra dell’acqua, ad aprile del 2000, ed ottenne un trionfo contro la privatizzazione promossa dal municipio di Cochabamba. Con quella si iniziò il ciclo di lotte 2000-2005 che delegittimò il modello neoliberale in Bolivia e portò Evo Morales al governo. Il dirigente operaio Oscar Olivera giocò un ruolo decisivo in quell’occasione.

Quasi undici anni dopo, la popolazione di tutto il paese ha fatto, contro il “gasolinazo” deciso dal governo di Evo, importanti mobilitazioni che hanno obbligato l’Esecutivo a fare marcia indietro di fronte all’imminente rischio di produrre una nuova esplosione sociale. Durante queste mobilitazioni i collettivi riuniti intorno alla lotta per l’acqua sono tornati a stare in prima fila. Cochabamba è stata insieme ad El Alto e a La Paz una delle città che ha vissuto le maggiori manifestazioni. Oscar Olivera riflette sulla nuova congiuntura politica creata in Bolivia.

-La forma come è stato applicato il “gasolinazo”, in piene feste natalizie mentre Evo era in viaggio, rivela uno stile di governo di tipo neoliberale o molto simile a quello che si usava in quel periodo. La cultura politica del governo di Evo è una continuazione del neoliberalismo? In che senso, in quale maniera?

-Le parole che Evo Morales utilizzò quando si insediò come presidente, il 22 gennaio 2006, furono quelle di “comandare obbedendo”, credo più come slogan, che come una pratica ed una azione permanente di governo. Durante questi anni le decisioni più importanti come la convocazione dell’Assemblea Costituente, per smantellare le istituzioni statali neoliberali ereditate, furono decise tra quattro pareti e tra i quattro capi dei partiti politici con rappresentanza parlamentare.

La voce e la rappresentanza sociale un’altra volta tornò ai partiti, dopo che dal 2000 la gente con la propria lotta aveva abbattuto fisicamente ed ideologicamente tutti questi partiti, sia quelli di sinistra, di centro o di destra. Le altre leggi come la “nazionalizzazione degli idrocarburi”, la Legge sull’educazione, la Legge sulle pensioni, le leggi sul lavoro ed altre furono decise, in alcuni casi in modo verticistico e senza consultazione, o furono organizzati luoghi di discussione ed approvazione tra militanti e dirigenti dei movimenti sociali cooptati o subordinati, senza la possibilità di permettere voci critiche o dissidenti.

Sebbene queste leggi non colpirono direttamente la maggioranza della popolazione, il “gasolinazo”, a parte dall’essere una misura economica che ha a che vedere con il mercato internazionale, colpisce in modo diretto le tasche della gente e di fatto fu approvata senza la consapevolezza e senza la consultazione della popolazione. Secondo il governo il Decreto 748 da più di sette mesi veniva studiato dagli esperti. L’interessante è che Morales, come in altre occasioni, non è colui che annuncia il provvedimento ma lascia questo al vicepresidente Alvaro García Linera e ciò che più colpisce la gente è la data in cui è stato fatto conoscere questo provvedimento, durante le feste Natalizie. In sintesi, è una misura nel miglior stile politico tradizionale, neoliberale, autoritario, brutale, senza consultazioni e dal mio punto di vista, di nuovo, come ai vecchi tempi, la gente non esiste, non se ne tiene conto, valgono solo gli esperti ed i numeri.

-Il governo ha fatto molto poco per uscire dal modello estrattivista, e oltre a ciò non ha voluto aprire un dibattito sul tema. Queste misure sono in relazione con quel modello che abbiamo definito come la continuazione del neoliberismo senza privatizzazioni?

-Sì. Il modello di questo governo, a mio modesto modo di intendere, si basa sulle miniere, sugli idrocarburi, decidendo la spesa pubblica in funzione delle politiche richieste dal FMI e dalla Banca Mondiale. Per questo si vanta delle riserve internazionali e di una politica economica centrata sulla produzione agricola per l’esportazione, come succede con la quinua, che è diventata non solo una mercanzia preziosa che ha aumentato il suo prezzo a livello internazionale, ma sta lasciando la Pachamama, nelle zone dell’altipiano, senza possibilità di rispettare i suoi diritti per lo sfruttamento irrazionale e che meccanizza il suolo, per l’espulsione dei camelidi e la loro sostituzione con bovini e, la cosa più grave, lasciando senza alternative giacché la quinua è uno dei più importanti alimenti quotidiani dei boliviani e delle boliviane.

Per non parlare dell’industria estrattiva, tanto mineraria come petrolifera. Riguardo a ciò bastano due esempi: la miniera di San Cristóbal, la più grande del mondo a cielo aperto che terminerà l’argento ed il piombo in solo 17 anni, dove si dice che alcuni funzionari del governo sarebbero soci della multinazionale Sumitomo e che Morales si congratulò per gli investimenti effettuati da questa multinazionale, paga 100 milioni di imposte e si porta via 1.000 milioni di dollari.

Le comunità colpite ed i movimenti sociali in difesa dell’acqua e della Pachamama non sono stati ascoltati per il disastro che sta avvenendo in questa zona, dove l’attività dell’impresa mineraria sta quotidianamente consumando più acqua di tutti gli abitanti di Cochabamba. Le autorità hanno screditato queste proteste, sono stati cooptati alcuni dirigenti contadini con incarichi o promesse di impiego nel governo o semplicemente si sono fatte scontrare le comunità e le loro attività con i lavoratori dell’impresa, sostenuti dalla compagnia mineraria. Quando la Empresa de Cobre di Corocoro, una multinazionale che per le sue attività minerarie ha deviato le acque delle comunità, senza prima consultarle come è stabilito nella Costituzione e nella convenzione 169 della OIT, il governo si mise al lato dell’impresa mineraria.

Nessuna delle imprese petrolifere se ne è andata dal paese nonostante i cambiamenti nei contratti che hanno ridotto i loro profitti, perché si stima che il costo di produzione di un barile di petrolio in Bolivia è di appena sei dollari quando i prezzi nel mercato internazionale stanno arrivando ai cento dollari, la qual cosa ci dà un’idea chiara del perché della loro permanenza in Bolivia. Il litio del salar di Uyuni si sta trasformando in una nuova “collina ricca di Potosí” desiderato dalle multinazionali. Con la scusa dello sviluppo il governo trasforma in mercanzia la Madre Terra. Sarebbe lungo e penoso parlare sulle distruzioni di queste attività sui territori, la gente, le piante, la biodiversità.

-Si può notare il fatto che alcune persone che finora si trovavano molto vicino o in totale sintonia con il governo ora lo critichino. Crede che il fallito gasolinazo apra un momento politico differente, ossia una specie di conto alla rovescia per il governo di Evo? Questo è stato uno spartiacque?

 

-Credo che le persone che sono state nel governo e che ora sono critiche, salvo un ex viceministro della Terra recentemente criticato da García Linera, siano impostori nei loro discorsi e nelle loro azioni, non meritano rispetto né considerazione perché tutti e tutte sono stati servili, totalmente subordinati, come dire “llunk’us”. Credo che il gasolinazo apra un nuovo scenario politico, la gente ha mostrato che non è disposta ad essere ingannata una volta di più, meno dalle persone che il popolo ha collocato al governo. Le mobilitazioni di dicembre mostrano qualcosa che la gente stava commentando da un paio di anni: la sua disillusione verso il MAS e l’intuizione che ci stavano mentendo, ma non avendo un’altra opzione elettorale non c’era altro rimedio che votare Evo. Il MAS ha perso nelle ultime elezioni quasi un milione di voti nelle zone urbane.

A dicembre la gente ha recuperato la propria memoria, nelle città molte persone dicevano: “bisogna fare come nella Guerra dell’Acqua e del Gas, non può passare questa misura. Non ci possono imporre ciò che danneggia la nostra vita, dobbiamo bloccare”. Credo che sia importante il recupero della forza e della dignità della gente, dal basso, autoconvocata, disposta a combattere così sia Evo che chi sta al governo.

Però anche questo comportamento del governo ha reso possibili processi di riorganizzazione dei settori più reazionari della destra, impresari, latifondisti, grandi commercianti, intorno ai cosiddetti comitati civici, che in mancanza di referenti sociali chiari ed autonomi hanno in alcune regioni utilizzato a proprio beneficio la protesta popolare. Credo che il maggiore crimine di questo governo ed in particolare del gruppo impostore, opportunista, demagogico e neoliberale di García Linera, sia di aver esonerato i più noti referenti sociali e sindacali nel loro affanno di controllare tutto, ma ancor più grave è che abbiano utilizzato prestanomi o misure istituzionali di ricatto, di calunnia, di sospetto verso questi referenti con ampia base sociale.

Nell’aver messo insieme nello stesso discorso delinquenti politici, delinquenti comuni, corrotti, assassini, traditori della patria e oppositori sociali, non solo ha permesso di liquidare i referenti sociali che oggi sono molto necessari, ma ha fatto sì che la destra oligarchica ed assassina del popolo sia ora vista come vittima di questo governo, e ciò è molto pericoloso nella prospettiva di un ritorno della destra fascista che nessuno vuole.

-Ora che prospettive si aprono per il movimento popolare? Il gasolinazo ha aiutato a tendere ponti tra i settori o continua la frammentazione?

-C’è un processo di riorganizzazione, di recupero della memoria storica della gente e c’è una totale sordità, superbia, insolenza e disprezzo da parte di alcuni governanti, che ribadiscono che il gasolinazo debba essere imposto. Stanno preparando le proprie basi per la lotta, come già hanno fatto varie volte per difendere il processo ed il governo.

Per me questa è la cosa più pericolosa, perché stanno incentivando uno scontro, tra campagna-città, commercianti-consumatori, trasportatori-utenti, lavoratori salariati pubblici-lavoratori salariati privati, come dire stanno creando nemici in seno allo stesso popolo e si perdono di vista i veri nemici di questo processo, le grandi compagnie minerarie, petrolifere e finanziarie, che sono le più beneficiate da questo governo.

A breve termine vedo molto difficile tendere ponti di vera fiducia tra i referenti sociali, le organizzazioni sociali autonome non subordinate al governo, però è necessario farlo per essere preparati a ciò che verrà.

-Quale situazione c’è a Cochabamba circa i collettivi che costituirono il Coordinamento per l’Acqua?

-Mai abbiamo pensato al Coordinamento come una struttura organizzativa tradizionale, per noi il Coordinamento è la popolazione, che a dicembre ha ripreso la propria memoria ed azione, questo è il Coordinamento, non solo a Cochabamba, ma dappertutto. Adesso se parliamo delle forze sociali organizzate, ciò che rimane sono i comitati dell’acqua della zona sud, le cooperative dell’acqua delle zone rurali-urbane, la popolazione senza casa, il sindacato dei lavoratori dell’azienda dell’acqua, alcuni sindacati operai e in genere gente dispersa, senza alcuna appartenenza istituzionale, che è disposta a mobilitarsi come nel 2000.

05-02-2011

Viento Sur

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Raúl Zibechi, “Entrevista a Óscar Olivera, dirigente fabriltraducido para Viento Sur por S., pubblicato il 05-02-2011 su [http://www.vientosur.info/articulosweb/noticia/?x=3572], ultimo accesso 08-02-2011.

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