L’Ecuador è un paese la cui economia è fortemente condizionata dagli Stati Uniti con il quale ha firmato un TLC e del quale adotta la moneta, il dollaro, dopo il crollo della sua valuta nazionale. La metà del valore delle sue esportazioni è costituita dal petrolio. Dal 2007 il presidente è Rafael Correa che ha avvicinato il paese al Venezuela.
Dieci anni e sei presidenti (1996-2006)
Gli anni Novanta furono drammatici per l’Ecuador, le riforme neoliberali dettate dal Fmi e applicate anche altri paesi dell’America latina (Argentina, Venezuela, Brasile…) si sommarono alla caduta del prezzo del petrolio e ai danni del niño (inondazioni, siccità…) facendo piombare il paese in una crisi terribile e raddoppiando le persone sotto la soglia di povertà (nel 2000 9 milioni di persone, di cui la metà in situazione di povertà estrema). Il debito estero raddoppiò nonostante nei 18 anni precedenti furono restituiti 75 miliardi, il sucre venne prima svalutato del 216% (1999) e l’anno dopo sostituito dal dollaro USA, ancora oggi la moneta utilizzata nel paese andino: l’economia ecuadoriana perse ulteriore autonomia, non potendo condurre politiche monetarie indipendenti.
Nel 1996 Sixto Durán fu l’ultimo presidente eletto a portare a termine il suo mandato. In 10 anni si successero sei presidenti, tre di questi furono cacciati dalla protesta popolare (Bucaram nel 1997, Muhad nel 2000, Gutierrez nel 2005), coordinata dalla poderosa CONAIE, una delle prime organizzazioni indigene del continente (fondata nel 1986 dalla convergenza di strutture con una storia organizzativa che risaliva agli anni Trenta) in un paese dove il 7% della popolazione è indigena (e il 75% meticcia). Il partito legato alla CONAIE, Pachakutik, fece l’errore di sostenere la presidenza di Lucio Gutiérrez (2003-2005), ma il tradimento del programma anti-liberista, la repressione del movimento indigeno e l’impegno per il ritorno in patria degli ex presidenti Bucaram e Noboa portarono alle proteste che ottennero la fuga dell’ex-generale.
Presidenza di Rafael Correa
Rafael Correa (1963), laureato in economia con master negli Stati Uniti, è stato ministro dell’economia nel governo Palacio per 4 mesi nel 2005, fino alle dimissioni per alcune divergenze con la politica del governo. Vince le elezioni del 2006 a capo del movimento Alianza PAIS (Patria Altiva I Soberana) con un programma che prevede la convocazione di un’Assemblea costituente. In quest’ultima il suo partito ottiene una maggioranza schiacciante di 80 deputati su 130, la nuova costituzione viene ratificata da un referendum popolare nel settembre 2008 grazie a 4,7 milioni di voti e a un’affluenza del 75% (dei 14 milioni di equadoriani 2/3 hanno diritto di voto). Come previsto dalla nuova costituzione si sono tenute nuove elezioni, rivinte da Correa (3,5 milioni di voti) ma senza i numeri di due anni prima per Alianza PAIS che ha ottenuto solo 1,7 milioni di voti e 59 seggi su 124 in parlamento.
La nuova Costituzione accoglie tra i suoi principi la difesa della natura, l’uguaglianza di genere e la sovranità alimentare (ossia l’indipendenza degli approvigionamenti dal mercato internazionale) e da allo stato nuovi strumenti d’intervento in economia.
Correa si è associato alle posizioni politiche di Chávez e del cosidetto Socialismo del siglo XXI definendo più precisamente la sua politica come Revolución Ciudadana (Rivoluzione Cittadina). Sul fronte internazionale ciò ha comportato l’adesione all’ALBA (2009), l’alleanza commerciale promossa da Venezuela e Cuba, e l’uscita dall’area di influenza statunitense, con il mancato rinnovo per la più importante base aerea USA in sudamerica, quella di Manta (2009), e le proteste per l’incursione militare colombiana nel proprio territorio per uccidere il capo delle FARC Raul Reyes (2008).
Sul piano nazionale la politica di sviluppo economico fondato su sfruttamento delle risorse e costruzione di infrastrutture che caratterizza anche altri governi latinoamericani di sinistra lo ha portato più volte a scontrarsi con le organizzazioni sociali del paese.
Nel maggio 2004 la CONAIE ha contestato la nuova Legge idrica che consentiva al governo di concedere la distribuzione dell’acqua (nonostante la privatizzazione di tale servizio sia vietata dalla costituzione) attraverso il controllo di un’Autorità Unica dell’Acqua dove non trovano spazio rappresentanti dello stato plurinazionale di cui lo stesso Correa auspica la creazione. Invece di ascoltare le proteste Correa ha accusato la CONAIE di ricevere finanziamenti dall’estero (ossia dagli USA) per danneggiare il governo. E in occasione del tentativo di colpo di stato della polizia del 30 settembre 2010 l’organizzazione indigena ha accusato il governo di aver represso i movimenti sociali mentre non smantellava le strutture di potere della destra come la polizia (leggi il comunicato).
Tentativo di Golpe 2010
Il congresso deve votare una legge che elimina alcune donazioni periodiche di cui godono i poliziotti e allunga il periodo dopo il quale si ottiene una promozione (e relativo aumento di stipendio). I poliziotti non ci stanno, ed il giorno che si tiene la votazione una parte di loro entra in sciopero lasciando il paese nel caos e organizzando manifestazioni che assumono l’aspetto di un vero e proprio tentativo di colpo di stato quando il presidente Correa viene tenuto in ostaggio in un ospedale, dopo essere stato ferito dai poliziotti stessi. Solo uno sciopero? Nell’ultimo giorno di settembre poliziotti che non riconoscono più l’autorità del governo hanno occupato il parlamento, hanno assunto il controllo di alcune strade mentre militari dell’Aviazione assumevano qullo di alcuni aeroporti, come quello della capitale, e si sono scontrati a fuoco, un morto e 27 feriti, con truppe dell’esercito incaricate di liberare il presidente dopo 11 ore di sequestro in un ospedale circondato dai poliziotti insubordinati, anche il veicolo sul quale è stato trasportato al sicuro è stato oggetto di spari. Subito dopo Correa afferma la necessità di un’epurazione della polizia e il capo di quest’ultima Freddy Martínez si dimette per non essere stato in grado di esercitare il suo comando sui suoi e accusando infiltrazioni di persone interessate a destabilizzare la polizia, lo sostituisce Patricio Franco mentre l’esercito già da qualche ora pattugliava le strade, ora assieme alla polizia, coi poteri speciali fornitigli dallo estado de excepción dichiarato mentre Correa era ancora nell’ospedale della polizia.
Rafael Correa ha accusato l’ex presidente Lucio Gutiérrez (2003-2005) di essere l’istigatore, attraverso ufficiali a lui fedeli, di quello che ha definito un tentativo di colpo di Stato. Ad ogni modo l’Unasur si è riunita immediatamente a Buenos Aires per condannare ciò che stava avvenendo, ed anche l’OSA e gli Stati Uniti si sono espressi a sostegno del governo democraticamente eletto dell’Ecuador. Ma ciò non è bastato (d’altronde lo avevano fatto anche dopo il golpe in Honduras per legittimarne l’operato nei mesi seguenti) perchè il Venezuela non accusasse esplicitamente gli ingombranti vicini del nord di essere dietro un tentativo di rovesciare un governo amico e alleato commerciale nell’Alba. D’altronde a “sollevarsi” non sono stati solo “poliziotti scontenti”: nei mesi precedenti sono stati i parlamentari dell’opposizione a soffiare sul fuoco della diminuzione di stipendio ai poliziotti, e il sindaco della ricca Guayaquil, Jaime Nebot, ha riconosciuto la legittimità delle richieste dei poliziotti, ma non i loro metodi mantenendo una falsa equidistanza.
Nella giornata (30 settembre) dello sciopero/golpe della polizia la maggioranza degli abitanti di Quito, Ibarra, Esmeraldas, Cuenca, Ambato, Loja, Guayaquil e di altre città sono rimasti chiusi in casa, ma migliaia di i sostenitori di Correa sono scesi in strada hanno circondare l’ospedale dove era bloccato dalla polizia per impedire che venisse prelevato e trasferito altrove via terra, hanno avuto un gran peso, come in Venezuela nel 2002, nell’impedire un’ulteriore sviluppo del tentativo di militari di rovesciare il governo. Il governo ha poi dichiarato che in tutto il paese ci sono stati circa 270 feriti, un’ottantina gravi, e 8 morti: 2 poliziotti e un manifestante a Quito durante la liberazione militare di Correa e 5 civili a Guayaquil durante la sollevazione della polizia.
Durante quelle ore di crisi il capo di Stato maggiore Ernesto González ha espresso pubblicamente, accompagnato da altri vertici dell’esercito, la propria fedeltà al presidente, ma ha anche auspicato una revisione della Ley de Servicios Públicos che ha scatenato (o, a seconda delle prospettive, è servita da pretesto) la sollevazione di parte della polizia.
Rafael Correa ha accusato l’ex presidente Lucio Gutiérrez (2003-2005) di essere l’istigatore, attraverso ufficiali a lui fedeli, di quello che ha definito un tentativo di colpo di Stato. Ad ogni modo l’Unasur si è riunita immediatamente a Buenos Aires per condannare ciò che stava avvenendo, ed anche l’OSA e gli Stati Uniti si sono espressi a sostegno del governo democraticamente eletto dell’Ecuador. Ma ciò non è bastato, d’altronde lo avevano fatto anche dopo il golpe in Honduras per legittimarne l’operato nei mesi seguenti, perchè il Venezuela non accusasse esplicitamente gli ingombranti vicini del nord di essere dietro un tentativo di rovesciare un governo amico e alleato commerciale nell’Alba.
Foto del golpe: http://www.correodelorinoco.gob.ve/multipolaridad/intento-golpe-estado-ecuador-fotos/
L’iniziativa Yasuni-ITT
L’Ecuador ricava dal petrolio l’80% dell’energia che consuma, ma tolto il petrolio di cui ha bisogno glene resta quasi il doppio da esportare (nel 2009 305.000 bbl/d – barili al giorno – di cui il 60% negli Stati Uniti, circa un settimo di quanto fa il Venezuela e 1 trentesimo di quanto fa l’Arabia Saudita, rispettivamente nono e primo paese esportatore).
L’Iniziativa Yasuní-ITT (dalle iniziali dei blocchi, aree delimitate oggetto di concessione petrolifera, di Ishpingo, Tambococha e Tiputini) prevede lasciare sottoterra delle riserve di greggio stimate in 850 milioni di barili di petrolio (il 20% delle riserve totali ecuadoriane), per non compromettere il Parco Nazionale Yasuní, un’area di 982.000 ettari dell’Amazzonia ecuadoriana di grande ricchezza biologica e per questo dichiarata dall’UNESCO Riserva della Biosfera (si pensi che un solo ettaro del Parco contiene più specie di alberi ed arbusti di Canada e Stati Uniti assieme). Molte altre aree della foresta sono state compromesse irreparabilmente dallo sfruttamento petrolifero, capeggiato fino agli anni Novanta dalla statunitense Texaco, ma che coinvolge anche l’impresa statale Petroecuador: deforestazione, perdita di biodiversità, salinizzazione dei fiumi, raddoppio dei casi di cancro per l’inquinamento, sottrazione di enormi quantità d’acqua, surriscaldamento dell’aria. Per sostenere il progetto ed condividere la responsabilità del mantenimento del Parco Nazionale Yasunì l’Ecuador chiede ai paesi del resto del mondo di garantirgli la metà dei profitti che avrebbe avuto sfruttando il petrolio (3,5 miliardi di dollari) attraverso l’acquisto di buoni risquotibili solo se l’Ecuador decidesse di non rispettare gli impegni. I contributi versati saranno versati in un fondo gestito dalle Nazioni Unite e saranno usati per opere di riforestazione, protezione di altri parchi nazionali, sviluppo di energie rinnovabili nel paese.
Il percorso della proposta è stato tortuoso. Essa ha origine nella società ecuadoriana, consapevole dei danni causati dallo sfruttamento del petrolio (le richieste di compensazione alla Texaco, il procedimento è in corso da più di 10 anni, arrivano a 27 miliardi di dollari) e ricettiva alle analisi delle organizzazioni indigene che d’altronde ne costituiscono una delle componenti più combattive: la CONAIE è stata protagonista della cacciata di tre presidenti negli ultimi 15 anni. La proposta trova spazio in ambito governativo con l’elezione di Correa, ma le tendenze estrattiviste maggioritarie all’interno del suo governo non rinunciano all’opportunità di sfruttare i giacimenti del’ITT e l’Iniziativa viene più volte riesaminata, ritardata, ostacolata. Nonostante tutto questo, per l’impegno delle organizzazioni sociali nazionali e per il sostegno ricevuto dall’estero l’iniziativa inizia a ricevere consenso, a livello internazionale trova l’appoggio di numerosi paesi industriali come la Germania, magari semplicemente ansiosi di aumentare il consenso su un tema che preoccupa sempre di più la popolazione mondiale, ma in ogni caso sostenitori di un’iniziativa radicale: quelle di rinunciare senza condizioni allo sfruttamento della risorsa sulla quale si regge il sistema energetico mondiale. Sebbene lo stesso presidente Correa abbia manifestato più volte i suoi dubbi sull’Iniziativa, proponendo più volte lo sfgruttamento di tutto o almeno di una parte dell’ITT e cambiando la composizione della commissione negoziatrice (presieduta oggi da Ivonne Bakri, principale promotrice del TLC con gli USA del) il 3 agosto il paese ha firmato con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo l’instituzione delò fondo internazionale ed il 16 settembre 2010 il Cile ha dato il primo contributo, con una sottoscrizione di 100.000 $.
Fonti |
David Lifodi, Ecuador: la revolución ciudadana strumento per il cambio sociale o soltanto slogan pubblicitario?, pubblicato il 8-05-2010 su [http://www.peacelink.it/latina/a/31748.html] ultimo accesso 08-10-2010; Jesús Marín Fernández, A tre anni e mezzo dalla vittoria di Rafael Correa in Ecuador, traduzione di Andrea Grillo, pubblicato il 16-07-2010 su [http://www.senzasoste.it/le-nostre-traduzioni/a-tre-anni-e-mezzo-dalla-vittoria-di-rafael-correa-in-ecuador], ultimo accesso 07-10-2010, titolo originale A tres años y medio del triunfo de Rafael Correa en Ecuador, pubblicato il 24-06-2010 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=108479] ultimo accesso 07-10-2010. Boron,Nota sobre el frustrado golpe de estado en Ecuador, pubblicato il 02-10-2010 su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=114088&titular=nota-sobre-el-frustrado-golpe-de-estado-en-ecuador-], ultimo accesso 02-10-2010; Correa retoma el control en Ecuador y promete una depuración en la policía, pubblicato il 01-10-2010 su [http://www.elpais.com/articulo/internacional/Correa/retoma/control/Ecuador/promete/depuracion/policia/elpepuint/20100930elpepuint_5/Tes], ultimo accesso 02-10-2010; Normalidad en las calles y en los cuarteles de Ecuador tras el motín policial, pubblicato il 02-10-2010 su [http://www.elpais.com/articulo/internacional/Normalidad/calles/cuarteles/Ecuador/motin/policial/elpepuintlat/20101002elpepuint_3/Tes], ultimo accesso 02-10-2010; Se oficializa primer aporte a la Iniciativa Yasuní ITT, pubblicato il 16-09-2010 su [http://yasuni-itt.gob.ec/blog/2010/09/16/se-oficializa-primer-aporte-a-la-iniciativa-yasuni-itt/], ultimo accesso 15-11-2010; |