Sulla morte del genocida Massera: articolo di Osvaldo Bayer
Un personaggio così assoluto come il morto non si può trovare in tutta la storia argentina. Assoluto nella sua totale decadenza morale, crudeltà, ambizione fuori da ogni misura. Ammiraglio della Marina da Guerra Nazionale. Solamente Massera.
Tradì, come tanti altri uomini in divisa della nostra storia dal 1930, il suo giuramento, pronunciato come guardiamarina, di essere fedele alla Costituzione Nazionale. Ma, chiaramente, di fronte a tanti altri esempi a partire da Uriburu negli anni ’30, ormai sarebbe quasi solo un delitto argentino. No, ciò che fu atroce nella sua condotta si può sintetizzare in una sola parola: l’ESMA. Che altro di più. Basta vedere la piccolissima cella dove stettero per tre mesi gettate sul pavimento le prime tre Madri di Plaza de Mayo. Successivamente lanciate da un aereo, vive, nel fiume. Ammiraglio Massera, questa fu la sua più grande azione di guerra come ammiraglio. Ammiraglio argentino.
L’ESMA: una fabbrica del supremo terrore alla Massera. Sì, questa espressione rimarrà per sempre nella storia: torturare alla Massera, far sparire alla Massera, rubare bambini alla Massera.
E la sua ambizione, i suoi affari, il suo desiderio di apparire, la sua ansia di potere: voleva essere presidente, milionario, proprietario terriero, impresario, proprietario di tutto ciò che stava alla sua portata. E arrivò ad essere solo un infame e corrotto traditore di tutti i principi dell’etica, dell’umanesimo, della nobiltà. Questo sì, quando entrava in una chiesa era il primo che si inginocchiava e che si faceva il segno della croce. Assoluto. Dove apprese tutto ciò? Dai suoi genitori, nella Scuola Navale, nei corsi per ufficiali, nel suo conosciuto fervore cattolico?
Massera. Un vocabolo che rimarrà per sempre tra i padri dell’elettroshock, invenzione argentina. Una galleria interminabile che incomincia con il commissario Polo Lugones, il colonello Falcón, il tenente colonnello Varela… e la lista sarebbe interminabile in questa storia argentina che cominciò con quegli incredibili uomini di Maggio. Li nomino: Belgrano, Moreno, Castelli, Monteagudo. E nasce la domanda disperata: che accadde a noi argentini? Da quel Maggio a questo marzo del ’76 in cui incominciava la marcia verso la scomparsa del rispetto della vita. Comincia la “scomparsa”, già chiamata nei dizionari di idee simili la “morte argentina”. Per sempre. Videla, Massera, Agosti, Viola, Galtieri, e cento, mille di più, tutti coloro che obbedirono, e i loro civili: Martínez de Hoz e i ministri che giurarono su “Dio e sulla Patria”, i loro ambasciatori e i loro delatori e ruffiani.
Che altro possiamo scrivere di questo essere che muore: dei suoi affari, delle sue velleità, delle sue febbri, dei suoi sorrisi sempre cinici? A quale scopo? Se basta menzionare ciò che già abbiamo menzionato: l’ESMA. Tutto è detto. Il tempio dell’infamia più perversa della storia umana. Un sinonimo di Auschwitz. Sì, noi argentini abbiamo il nostro Auschwitz. E il nostro Himmler. Uno, silenzioso, con uno sguardo con un accento di disprezzo per la vita; il nostro, rumoroso, con una risata sonora, che ti da il colpo amichevole sulla spalla, che ti abbraccia. Quello, tetro come un corvo senza sottana; il nostro sempre sorridente, amichevole, un uomo affascinante con la spada alla cintura e il berretto pieno di perversità.
Sì, lo so già, mi direte che mi stanno mancando gli aggettivi. No, mi sommerge il dolore, pensando agli ultimi minuti di Rodolfo Walsh nell’ESMA, e a tutti i Rodolfo Walsh e le Azucena Villaflor che caddero nelle mani di questo boia sporco e vorace.
Mi sia permesso questo scritto dove cerco di fare un riassunto dei sentimenti che mi provoca questa figura e quella di tutti i vili che lo salutarono e gli dissero: “Comandi, mio ammiraglio”.
Ci rimarrà per sempre il dolore. Rodolfo, Azucena. In nome delle migliaia.
Magari esista l’inferno per l’ammiraglio della morte, degli affari e della corruzione.
Lo merita. Lì con Roca, Falcón, Polo… e tanti altri. Una galleria argentina. In contrapposizione all’altra galleria argentina. Quella degli Eroi del Popolo, dei Figli del Popolo, come la gente umile degli inizi del secolo scorso cantava coloro che davano tutto per una vita migliore. Quelli che credevano in un mondo generoso contro coloro che sempre sostennero l’ESMA.
10-11-2010
da Página 12
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da |
Osvaldo Bayer, “El almirante que mostró la hilacha” traducido para Página 12 por S., pubblicato il 10-11-2010 su [http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-156579-2010-11-09.html], ultimo accesso 10-11-2010. |