Asilo diplomatico


Né inaugurando nuovamente ambasciate abolite durante i primi anni di Uribe né recuperando consolati rimasti senza titolare a causa di delinquenti attualmente in carcere, come l’ex direttore del DAS Jorge Noguera, saranno sufficienti i posti diplomatici disponibili per dare un rifugio a tutti gli alti funzionari dell’uribismo che sono incorsi in condotte delinquenziali.

Articolo di Antonio Caballero tradotto da Semana

Il diritto di asilo, consacrato dalla consuetudine fin dall’Antichità e  regolato nei tempi moderni da diversi trattati internazionali, consisteva nel fatto che uno, perseguitato nel proprio paese, cercava rifugio nell’estraterritorialità dell’ambasciata di un paese straniero. Ma ora, grazie alla creatività diplomatica dell’uribismo e del suo successore, il santismo, stiamo assistendo alla pratica di una specie di diritto di asilo al rovescia: i perseguitati non cercano più protezione nelle ambasciate straniere accreditate nel proprio paese, ma lo trovano nelle ambasciate del loro stesso paese in territorio straniero. E niente meno che in qualità di ambasciatori.

Però a volte non basta la quota a disposizione. Così, per lasciare libera l’ambasciata in Italia per l’ex ministro dell’Agricoltura del presidente Uribe, Andrés Felipe Arias, indagato dalla Procura per le frodi commesse durante il suo incarico, nel programma Agro Ingreso Seguro [Entrata Sicura per la Campagna], ha appena rinunciato a qustla l’ex ministro degli Interni e della Giustizia, Sabas Pretelt, indagato per corruzione nel caso della compravendita della rielezione di Uribe e già condannato dallo stesso Tribunale Amministrativo (anche se, curiosamente, solo per la metà dello stesso [delitto]: per la consegna di uno studio notarile in cambio di un voto parlamentare, e non di due in cambio di due). In cambio più fortuna ha avuto l’ex segretario stampa della Presidenza, César Mauricio Velázquez, nominato da Uribe ambasciatore presso il Vaticano, e confermato da Santos: per cui ha potuto addurre la propria prerogativa di ambasciatore per rifiutare di rispondere davanti alla Procura per le sue oscure relazione contro i magistrati dell’Alta Corte con delinquenti paramilitari.

Anche altri due alti ex funzionari uribisti sono stati ad un pelo dal conseguire questo stesso curioso asilo diplomatico alla rovescia. L’ex segretario generale della Presidenza, Bernardo Moreno, che in extremis decise di non accettare la sua nomina ad ambasciatore in Cile di fronte alle anticipazioni nell’indagine penale che continua sulle illegali intercettazioni del DAS agli stessi magistrati. (Forse si lamentò il Cile, che già ai tempi di Uribe aveva dovuto albergare l’ambasciatore Salvador Arana, accusato di assassinio). E l’ex direttrice del DAS, María del Pilar Hurtado, che fu sul punto di prendere possesso come ambasciatrice in Svizzera (forse però anche la Svizzera si lamentò di essere usata come discarica di delinquenti).

Pertanto, ripeto che c’è quello che negli aerei si chiama overbooking. Né inaugurando di nuovo in vari paesi dell’Asia, come ha annunciato il governo, ambasciate abolite durante i primi anni di Uribe, e recuperando consolati rimasti senza titolare a causa di delinquenti attualmente in carcere, come l’ex direttore del DAS Jorge Noguera, saranno sufficienti i posti diplomatici disponibili per dare un rifugio a tutti gli alti funzionari dell’uribismo che sono incorsi in condotte delinquenziali. Per esempio, il presidente Santos dove invierà l’ex ministro per la Protezione Sociale, Diego Palacio, così compromesso nel Congresso, come il suo collega Sabas Pretelt, nell’affare dello scambio di voti con studi notarili? Chiaramente, questo per non parlare dei congressisti uribisti che ancora non sono in carcere, che sono legioni. Come la candida prostituta Eréndira del romanzo di García Márquez, a Juan Manuel Santos non gli basterà la vita – o almeno i due quadrienni – per pagare al senza coscienza Álvaro Uribe i debiti contratti per aver accidentalmente dato fuoco agli intrighi dell’uribismo.

Nel frattempo Álvaro Uribe, il beneficiario di tutti i delitti e gli inganni eseguiti dai suoi subalterni, in una università fa lezione di buon governo. D’accordo, è una università di gesuiti; però perfino il gesuitismo dovrebbe avere dei limiti, se non etici, per lo meno estetici.

E in tutto questo pantano pestilenziale, che è il semplice uribismo, soprattutto un dettaglio attira l’attenzione. La cancelliera María Ángela Holguín, che per dignità e schifo rinunciò al suo incarico di ambasciatrice presso le Nazioni Unite quando Uribe pretese utilizzare questa Delegazione come ufficio per il pagamento di favori clientelari, adesso non apre bocca. A quanto pare ha perso l’olfatto.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da
Antonio Caballero, Asilo diplomático, traducido para Semana por S., pubblicato il 15-09-2010 su [http://www.semana.com/noticias-opinion/asilo-diplomatico/144375.aspx], ultimo accesso 16-09-2010.

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