Paraguay


ParaguayUn paese più grande dell’Italia ma coperto per la maggior parte da foreste, con quasi 7 milioni di abitanti ha una popolazione inferiore a quella del Salvador.

Dopo la Bolivia è il paese più povero del Sud America, come per gli altri paesi dell’America Latina l’asse della sua economia è costituito da la produzione alimentare per i mercati esteri.

L’economia nazionale è basata sulla soia

La voce di gran lunga più importante delle esportazioni paraguayane è costituita dalla soia. La produzionen locale di questo legume è inferiore solo a quella di Stati Uniti, Brasile, Argentina, Canada e India. Delle 6,8 milioni di tonnellate di soia del raccolto 2007-08 il 74% è stato esportato all’estero. E la produzione, localizzata nelle regioni occidentali del paese dove è spesso controllata da imprenditori braasiliani, è in crescita costante negli ultimi anni. Le terre coltivate a soia si sono estese negli ultimi 10 anni (per dare un’idea gli ettari coltivati a soia sono passati dal 2000 al 2008 da 1.350 a 2.644 milioni) a danno delle terre dei contadini, dei pascoli, delle montagne e delle foreste fagocitando le produzioniSilos di soia agricole diversificate e causando gravi danni ambientali per l’uso indiscriminato di glifosato e paraquat. Questi pesticidi, come l’85% dei semi utilizzati sono prodotti Monsanto che ottiene quindi una percentuale (20$ a ton.) per ogni tonnellata di soia esportata avvalendosi dei diritti di proprietà intellettuale. Le esportazioni si dirigono verso Cina ed Europa dove servono da foraggio per l’industria alimentare sostenendo l’enorme consumo di carne dei nostri paesi. Oggi, con la produzione di agrocombustibili ancora più terreni vanno sottratti alla produzione alimentare per essere destinati ad alimentare le nostre automobili.

La resistenza contadina: occupazioni di terre e lotta contro le fumigazioni

Contro il processo di espansione del latifondo e dell’agroindustria da esportazione i contadini procedono con l’occupazione di terre e si battono contro la fumigazione di diserbanti bloccandone la realizzazione. Dal 2008 le tensioni e i conflitti tra contadini e agroindustria si sono intensificati. Nonostante il nuovo contesto politico (l’uscita dal palazzo presidenziale del partito colorado al potere da 61 anni e la vittoria di una coalizione molto eterogenea che ha portato alla presidenza l’ex-vescovo di San Pedro Fernando Lugo) i movimenti sociali continuano a lottare per la realizzazione dei loro principali obiettivi: la riforma agraria ed il recupero della sovranità alimentaria. Nonostante il posizionamento ai vertici dell’Istituto Nazionale di Riforma Agraria (Instituto de Reforma Agraria, INDERT) di persone vicine ai movimenti contadini, la repressione dei movimenti contadini continua con lo sgombero violento di occupazioni di terre e l’assassinio del lider contadino Bienvenido Melgarejo il 4 ottobre 2008.

I colorados: da Stroessner al dominio “democratico”

La vittoria di Lugo ha posto fine al dominio del partito Colorado, al governo e a capo dei vertici della burocrazia da 61 anni. Dai posti principali del mondo politico ed economico hanno tollerato, propiziato e spesso condotto in prima persona un sistematico saccheggio dei fondi pubblici. Un dominio iniziato dopo la guerra civile del 1947 che poneva al potere Federico Chaves e rafforzatasi con la dittatura più longeva dell’America Latina: quella di Alfredo Stroessner Matiauda al potere per ben 35 anni. Come per le altre dittature coeve il regime di Stroessner si caratterizza per l’appoggio degli interessi nordamericani, per la feroce repressione degli oppositori politici e soprattutto ei comunisti, tra 3000 e 4000 le vittime dirette del regime, per una politica economica che giustificava con la ricerca dello sviluppo i privilegi alle grandi imprese industriali e agricole finanziati da un debito estero che ancora grava sul paese per 3,5 miliardi di dollari. Finita la guerra fredda veniva scaricato dagli Stati Uniti e dal suo partito che lo sostituiva con il suo consuocero: il generale Andrés Rodríguez Pedotti. Da quel momento continua a conservare il potere seppur sotto la legittimazione di elezioni democratiche, manovrate grazie alla imponente clientela costruita nell’apparato dello stato in decenni di governo.

Il peso della destra nel governo Lugo

Un dominio spezzatosi con le elezioni del 20 aprile 2008, che hanno portato Fernando Lugo ad insediarsi a Palacio de Los López il 15 agosto. Lugo è a capo dell’Alianza Patriótica para el Cambio (Alleanza Patriotica per il Cambiamento) i una coalizione molto eterogenea composta da 10 partiti politici e 20 organizzazioni sociali. Una composizione che va Fernando Lugodai democristiani ai socialisti ma sulla quale pesa soprattutto il Partido Liberal Radical Autentico, di tendenze conservatrici, maggioritario nella coalizione sia in parlamento (dove tuttavia il primo partito è ancora quello colorado) che nel governo (formato da 10 ministri) dove controlla i ministeri di Agricoltura, Industria e Commercio, Giustizia e Lavoro, e Opere pubbliche oltre al vicepresidente Federico Franco. Altri importanti ministeri del governo Lugo sono stati assegnati ad ex-ministri di passati governi colorados e personaggi legati all’apparato dello stato, come quello dell’Economia assegnato a Dionisio Borda, già su quella poltrona per 21 mesi durante il governo colorado precedente (quello di Nicanor Duarte).

I pochi cambiamenti dell’Alleanza patriottica

E infatti la finanziaria 2009 è stata in linea con quelle passate, aumenti dell’investimento sociale solo dell’1,6% per la salute e del 2,5% per l’educazione, e la repressione delle lotte contadine nell’ottobre e novembre scorso è stata cruenta come quando al governo sedevano i colorados con centinaia di arresti e feriti e un contadino assassinato da un arma da fuoco della polizia durante una manifestazione nell’alto Paraná.

Una situazione che è il riflesso della composizione della Alianza patriotica para el Cambio (APC), la cui unità esiste solo nei discorsi del presidente, mentre il vecchio Potere Giudiziario continua ad essere nelle mani della classe dominante, le procure guidano la repressione assieme alla polizia e il nuovo governo non riesce a trovare un’uscita alla crisi. Inoltre l’ex-vescovo è da un mese protagonista di scandali amplificati dai media in mano all’opposizione, come la comparsa di diverse donne che hanno avuto figli da Lugo mentre questi non si era ancora tolto l’abito talare.

Un paese della periferia del Brasile?

Punto centrale della campagna elettorale di Lugo nel 2008 è stata la rinegoziazione con il Brasile del trattato di sfruttamento della diga di Itaipú sul fiume Paranà: la seconda centrale idroelettrica del mondo, dopo la diga delle Tre gole sul fiume Yangzi (Cina), in quanto a produzione di energia (nel 2000 ha segnato il record di 93.428 Gigawatt ora, provvedendo al 94% del fabbisogno energetico paraguayano![http://ga.water.usgs.gov/edu/hybiggest.html]). La diga è stata costruita tra il 1975 e il 1991da una compagnia brasiliano-paraguaiana (Itaipu Binacional), il trattato che ne regola lo sfruttamento risale al 1973, firmato dalle dittature dei due paesi: quella paraguyana di Alfredo Stroessner e quella brasiliana capeggiata in quel momento da Emílio Médici. Il trattato divide l’energia prodotta tra le due parti, ma le obbliga a vendere all’altro l’energia in eccesso al proprio fabbisogno a prezzo di produzione: ciò assegna al Brasile gran parte dell’energia prodotta senza vantaggi aggiuntivi per il Brasile. I negoziati tra il governo di Lula e quello di Lugo hanno portato il 25 luglio scorso alla firma di un nuovo trattato, che deve però essere ratificato dai due parlamenti, che triplica il prezzo dell’energia venduta al Brasile e prevede investimenti infrastrutturali brasiliani in Paraguay per 450 milioni di dollari.

Comitato Carlos Fonseca 03-10-2009

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