Comunicato della COORDINADORA ANDINA DE ORGANIZACIONES INDÍGENAS – CAOI5 maggio 2010
Bolivia, Ecuador, Perú, Colombia, Chile, Argentina Il governo risponde con la repressione alla Mobilitazione Plurinazionale Indigena e si rifiuta di accogliere nel progetto di Legge sulle Acque le proposte delle organizzazioni.
La situazione in Ecuador esige che ci alziamo in piede per appoggiare i nostri fratelli indigeni in difesa della vita e della applicazione di misure per una autentica plurinazionalità. Il dibattito relativo alla Legge sulle Acque è il detonatore di un conflitto provocato dall’ostinazione del governo di Rafael Correa nel mantenere il modello neoliberale estrattivista e nel violare sistematicamente la stessa Costituzione, che proclama lo Stato Plurinazionale ed il Vivere Bene.
Ieri notte è stata brutalmente repressa di fronte all’Assemblea Nazionale l’affollata Mobilitazione Nazionale in difesa dell’Acqua, della Vita e della Sovranità Alimentare, ci sono dirigenti arrestati nella provincia di Azuay (Cuenca): uno di loro, Carlos Pérez, è stato colpito dalla polizia ed è accusato di terrorismo e sabotaggio. Nonostante ciò, la repressione non ha potuto fermare la mobilitazione indigena, che a Quito si è concentrata difronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, mentre nel resto del paese continuano i cortei ed i blocchi stradali. Un gruppo di dirigenti, tra cui il presidente della CONAIE, Marlon Santi, ed il presidente di ECUARUNARI, Delfín Tenesaca, sono riusciti ad entrare nell’Assemblea Nazionale ma si teme che da un momento all’altro possano essere scacciati.
Le proposte indigene riguardo la Legge sulle Acque sono state presentate al momento giusto, le organizzazioni (CONAIE e le sue sezioni regionali, in particolare ECUARUNARI) si sono sedute a dialogare con il governo e non sono state ascoltate. Il governo di Rafael Correa, nonostante i suoi discorsi, assomiglia sempre più ai governi dei paesi vicini (Colombia e Perù), che impongono politiche neoliberali estrattiviste, reprimono e criminalizzano la protesta.
Bolivia, Ecuador, Perú, Colombia, Chile, Argentina Il governo risponde con la repressione alla Mobilitazione Plurinazionale Indigena e si rifiuta di accogliere nel progetto di Legge sulle Acque le proposte delle organizzazioni.
La situazione in Ecuador esige che ci alziamo in piede per appoggiare i nostri fratelli indigeni in difesa della vita e della applicazione di misure per una autentica plurinazionalità. Il dibattito relativo alla Legge sulle Acque è il detonatore di un conflitto provocato dall’ostinazione del governo di Rafael Correa nel mantenere il modello neoliberale estrattivista e nel violare sistematicamente la stessa Costituzione, che proclama lo Stato Plurinazionale ed il Vivere Bene.
Ieri notte è stata brutalmente repressa di fronte all’Assemblea Nazionale l’affollata Mobilitazione Nazionale in difesa dell’Acqua, della Vita e della Sovranità Alimentare, ci sono dirigenti arrestati nella provincia di Azuay (Cuenca): uno di loro, Carlos Pérez, è stato colpito dalla polizia ed è accusato di terrorismo e sabotaggio. Nonostante ciò, la repressione non ha potuto fermare la mobilitazione indigena, che a Quito si è concentrata difronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, mentre nel resto del paese continuano i cortei ed i blocchi stradali. Un gruppo di dirigenti, tra cui il presidente della CONAIE, Marlon Santi, ed il presidente di ECUARUNARI, Delfín Tenesaca, sono riusciti ad entrare nell’Assemblea Nazionale ma si teme che da un momento all’altro possano essere scacciati.
Le proposte indigene riguardo la Legge sulle Acque sono state presentate al momento giusto, le organizzazioni (CONAIE e le sue sezioni regionali, in particolare ECUARUNARI) si sono sedute a dialogare con il governo e non sono state ascoltate. Il governo di Rafael Correa, nonostante i suoi discorsi, assomiglia sempre più ai governi dei paesi vicini (Colombia e Perù), che impongono politiche neoliberali estrattiviste, reprimono e criminalizzano la protesta.
La Costituzione Politica dell’Ecuador, oltre a proclamare lo Stato Plurinazionale ed il Vivere Bene, stabilisce specificatamente che l’acqua è un diritto umano e la sua gestione deve essere pubblica e comunitaria. Nonostante ciò, il progetto che l’Assemblea Nazionale ha dibattuto continua a dedicare la sua attenzione su un solo settore, invece di accogliere la proposta delle organizzazioni indigene per la creazione di una Autorità Unica delle Acque, a carattere plurinazionale e multiculturale, come ieri, davanti ai deputati, ha ripetuto il presidente di ECUARUNARI, Delfín Tenesaca.
Il progetto non garantizza neppure la redistribuzione dell’acqua, concentrata nelle mani di grandi proprietari, è così continua ad essere privatizzatore; non dà la priorità al suo uso agricolo e non stabilisce una tariffa minima affinché sia garantito che arrivi a tutti gli ecuatoriani e le ecuatoriane.
Ciò che chiedono le organizzazioni indigene è il rispetto della Costituzione, per costruire realmente il Vivere Bene e lo Stato Plurinazionale. Che la gestione dei beni naturali stia nelle mani di tutti i settori, senza esclusione. Che si rispetti la vita. Mentre i popoli indigeni costruiscono lo Stato Plurinazionale ed il Vivere Bene, il governo ed i suoi deputati continuano ad imporre norme che compromettono le sue strutture.
La lotta dei popoli indigeni ecuatoriani è la lotta di tutti i popoli del mondo. Così come nel proprio paese, in tutto il continente ed in molte parti del mondo le concessioni, che privatizzano l’acqua in poche mani, stanno provocando conflitti che molto presto esploderanno a catena. Perché l’acqua non è una “risorsa”, è il sangue della Pachamama, è la fonte della vita e tutti gli esseri viventi – uomini, animali, piante – hanno il diritto di accedere ad essa ed il dovere di tutelarla. Ciò che si sta difendendo in Ecuador è la vita, sono i diritti della Madre Terra, affermati pure nella Costituzione.
Oggi più che mai i nostri fratelli indigeni ecuatoriani e le loro organizzazioni hanno bisogno del nostro appoggio. Invitiamo tutte le organizzazioni dei popoli indigeni e dei movimenti sociali della regione e di tutto il mondo a manifestare la propria solidarietà con misure concrete:
– Mobilitandosi di fronte alle sedi diplomatiche ecuatoriane di tutti i paesi.
– Facendo deliberazioni in difesa della vita.
– Inviando lettere di protesta al Presidente Rafael Correa.Ciò che è in gioco in Ecuador è la difesa della vita e questo è il nostro impegno, non lo violiamo.Minga Informativa de Movimientos Sociales.
tratto da Rebelión