Equipo Otramérica

Rafael Correa ha fatto un ulteriore passo nel fare pressione sui movimenti che criticano la sua gestione. A meno di un mese dalla partecipazione della Conaie ai cortei di protesta contro la riforma del lavoro e la rielezione presidenziale, il Governo ha comunicato all’organizzazione indigena che le toglie la sua sede.

“Dovranno tirarci fuori dall’edificio [con la forza]”. Katy Betancour, dirigente dell’area delle donne della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (Conaie) lo ha ben chiaro ed è probabile che questo sarà il discorso che ripeteranno i rappresentanti dello storico movimento indigeno nella conferenza stampa che hanno annunciato per lunedì 15 dicembre. Rispondono alla comunicazione che hanno ricevuto lo scorso giovedì 11 dicembre nella quale il Ministero dell’Inclusione Sociale gli ha dato un termine di 15 giorni lavorativi per abbandonare la loro sede a Quito, che la Conaie ha sistemato a proprie spese dopo la cessione da parte del Governo nel 1991. Le ragioni sono, quanto meno, sorprendenti: “la necessità imprevista e urgente di disporre di immobili per il funzionamento di una casa di accoglienza per giovani ed adolescenti senza famiglia che hanno superato la fase di crisi per la disintossicazione”.

Lo scontro tra Rafael Correa e la Conaie è cresciuto ad estremi inimmaginabili. La Conaie è stata uno degli storici bastioni della resistenza contro gli assalti dei governi neoliberisti e Correa, specialmente dopo la crisi con la polizia, nel settembre del 2010, si è scagliato contro questa da quando è cominciato l’allontanamento tra il governo e i movimenti sociali.

A novembre, la Conaie aveva deciso di appoggiare le proteste del Fronte Unitario dei Lavoratori (FUT) contro la riforma del lavoro che il governo sta portando avanti e contro l’intenzione di Correa di decretare con una riforma costituzionale l’immediata rielezione presidenziale.

12 dicembre 2014

Otramérica