A voi succederà lo stesso


Alexander Escobar

Un documentario sullo Sciopero Agrario e Popolare in Colombia [32 min.].

Durante lo Sciopero Agrario e Popolare il giornalismo ha avuto la sfida di coprire dall’interno i fatti, e non dal lato della versione ufficiale che nega e falsifica la realtà. La sfida, pertanto, ha significato scontrarsi internamente come giornalisti, come dire, di interrogarsi quotidianamente non solo sul modo con cui narriamo i fatti, ma anche domandandoci sul perché della necessità di farlo.

L’ultima domanda implica il crollo dell’immaginaria barriera che separa il giornalista dal coinvolgimento con la sua realtà. 660 casi di violazione dei Diritti Umani commessi dalla Forza Pubblica, 837 arresti, 21 persone ferite da arma da fuoco, 52 casi di attacchi indiscriminati alla popolazione civile, e 12 manifestanti assassinati durante lo Sciopero, fanno di questa barriera qualcosa di insostenibile.

La barriera diventa immaginaria, dato che l’ignoranza di queste cifre, la mancanza di diffusione di massa per un loro pubblico dibattito, dimostrano che durante la copertura la politica editoriale delle corporazioni mediatiche è stata quella di presentare lo Sciopero di lato, e non dall’interno dei suoi protagonisti che oggi raccontano attraverso varie decine di prigionieri politici nelle carceri colombiane.

È chiaro che l’esercizio del giornalismo richiede di conoscere o di accostarsi ad una interpretazione responsabile della realtà. E quando questo avviene, la presentazione dei fatti deve essere vicina a questa interpretazione, qualcosa che non è avvenuto se prendiamo come misura i 660 casi di violazioni dei Diritti Umani e i prigionieri politici che l’opinione pubblica non conosce.

Sono questi fatti quelli che evidenziano che la barriera immaginaria, che alcuni hanno chiamato “obiettività” o “imparzialità”, dentro un contesto di scontro politico ed ideologico diventa insostenibile, mentre quotidianamente c’è nello scenario mediatico una guerra promossa e tecnicizzata.

È in quest’altro scenario della guerra che una moltitudine di giornalisti ha preso partito di stare a fianco dell’ingiustizia. Lo Sciopero Agrario e Popolare ha reso chiara questa situazione. Ma per fortuna ha anche reso chiara l’esistenza del giornalismo indipendente e del lavoro dei mezzi di comunicazione alternativi e popolari che si addentrano all’interno dei fatti e dei suoi protagonisti, rendendo evidenti altre storie che i giornalisti dell’ingiustizia cercano di occultare.

All’interno di questo contesto politico e ideologico termini come “obiettività” e “imparzialità” si trasformano, allora, in ricatto e modi di controllo per impedire il coinvolgimento del giornalismo nella difesa degli interessi collettivi della società. Sappiamo che obiettività e imparzialità non sono una politica dei mezzi di comunicazione privati trasformati, giorno per giorno, in corporazioni mediatiche dove i loro giornalisti falsificano e nascondono la realtà dei fatti per favorire gli interessi economici e politici di coloro che governano contro il popolo colombiano.

Il giornalismo non può essere visto senza il giornalista, o detto in un altro modo, senza il soggetto che in una maniera o in un’altra è coinvolto nella sua realtà, e che prendendo partito per l’ingiustizia o contro quella, fa danni intorno a sé attraverso gli strumenti della propria professione. Per questo è ingenuo pensare che il giornalismo sia nato dalla necessità di informare in modo disinteressato. Coloro che informano o presentano un fatto sempre hanno avuto e avranno un interesse, e tocca alla società analizzare se questo interesse e il modo come i fatti sono presentati siano da condannare per l’infamia che li definisce, o da applaudire per la serietà investigativa e il proposito di bene comune per la società.

Quanto detto è forse l’unico modo possibile di presentare il seguente documentario, perché, oltre a constatare le gravi violazioni dei Diritti Umani sofferte dai manifestanti, ci immerge anche in questi dibattiti sul giornalismo che ancora non terminano. A voi succederà lo stesso,è così intitolata questa produzione audiovisiva, frutto della copertura effettuata dalla Commissione Dipartimentale delle Comunicazioni della Marcia Patriottica e dalla Rete dei Media Alternativi e Popolari (REMAP).

Dall’inizio alla fine abbiamo accompagnato lo Sciopero Agrario e Popolare nel Valle del Cauca, fatto che ha significato che il 70% delle nostre attrezzature sono state rubate dalla Forza Pubblica e che sei dei nostri compagni sono finiti arrestati. Queste ed altre violazioni dei Diritti Umani, ancor più gravi, sono state registrate nel seguente documentario, con immagini inedite che costituiscono una testimonianza per la memoria di un paese che vuole cambiamenti profondi nella sua struttura per mettere fine alla guerra e dare inizio alla Pace con Giustizia Sociale.

VIDEO: http://youtu.be/mtzdPBSF4E0

A ustedes les va a pasar lo mismo (A voi succederà lo stesso)

Colombia, 2013. 32 min.

Produzione: Mesa Agropecuaria y Popular de Interlocución y Acuerdo (MIA) del Valle del Cauca. Copertura e realizzazione: Comisión Departamental de Comunicaciones Marcha Patriótica, Red de Medios Alternativos y Populares (REMAP). Sceneggiatura ed edizione: Alexander Escobar. Caricatura: Vladdo. Musica: La Sancocho Orquesta. Archivio: Independencia TV, Radio Independencia, rpaSUR, Punto Crítico, Cable Noticias, Hispan TV, La Sancocho Orquesta, Red de Derechos Humanos ‘Francisco Isaías Cifuentes’, 90 Minutos, Noti5, CNC Palmira, CNC Tuluá, Súper Noticias del Valle, El País, Caracol Noticias.

20-12-2013

Marcha Patriótica / REMAP

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Alexander Escobar, “A ustedes les va a pasar lo mismo” pubblicato il 20-12-2013 in  Marcha Patriótica / REMAP, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=178427&titular=a-ustedes-les-va-a-pasar-lo-mismo-] ultimo accesso 03-01-2014.

 

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