“Sta nascendo una nuova cultura politica”


Cecilia Escudero

L’analista internazionale Raúl Zibechi, redattore della sezione Mondo, del settimanale uruguayano Brecha, ha dedicato il suo ultimo libro “Brasil. Il nuovo imperialismo?” (Lavaca) all’analisi geostrategica del gigante sudamericano.

Come specialista di movimenti sociali, che lettura fa dello stato di malessere e di mobilitazione popolare in Brasile?

È interessante pensare come stia nascendo una nuova cultura politica, che si può comparare anche a ciò che nel 2001 avvenne in Argentina. Dico nuova, nella misura in cui funziona sulla base dei principi di orizzontalità, autonomia dai partiti e dallo stato, apartitica, ma non antipartitica. Uno spazio giovanile più aperto, che non trova posto nelle istituzioni. Questo avviene in un paese dove la cultura politica è sempre stata molto autoritaria, patriarcale e di padrini politici. Nella quale i capi sono sempre stati legati alla vecchia proprietà terriera, alla tenuta agricola, al latifondo. Storicamente, la cultura schiavista è stata molto determinante in questo senso.

Nel frattempo, la repressione ha riacceso le proteste …

Il comportamento brutale della Polizia Militare nelle ultime manifestazioni rivela una società poco abituata a questo tipo di mobilitazioni. Una situazione che si aggrava nelle favelas. Perché il Brasile è due società. Una che vive in un comune quartiere o nel centro della città e un’altra che vive nelle favelas, dove la PM entra con i carri armati, per la guerra. In questo contesto, progrediscono le opere per il Mondiale, che facilitano una sorta di “pulizia sociale” portata avanti dalla speculazione immobiliare, che sfolla gli abitanti di queste proprietà.

Riguardo al suo ultimo libro, lei esplora la possibilità che il Brasile pratichi nella regione un nuovo imperialismo. Come lo spiega?

Il Brasile è stato un “sub-imperialismo”, come dire, dipendente dal Nord e dal capitale. Un paese che nella regione portava avanti la politica degli Stati Uniti e una piattaforma dove giungevano le multinazionali per produrre ed esportare nella regione. Oggi, invece, ha una propria capacità di accumulazione di capitale e ha le sue proprie multinazionali. Nonostante ciò, questo non vuol dire che automaticamente si sia trasformato in un imperialismo. In ogni caso, è uno scenario aperto, che nei prossimi decenni dovrà rivelarsi. Sebbene le imprese brasiliane abbiano una presenza molto forte in Argentina, così come in Uruguay, Paraguay o Bolivia, l’esportazione di capitale da sola non configura un fatto di imperialismo. Ci deve essere anche subordinazione politica e militare. E il Brasile si è proposto di avere un dialogo con i paesi della regione per trattare in modo negoziato i loro contrasti, caso concreto, le relazioni con l’Argentina.

Il Brasile sta agendo debolmente di fronte ad una sorta di riposizionamento degli Stati Uniti in America Latina?

Non lo credo. Il Brasile è come la Cina, lavora con qualsiasi governo. Ciò non toglie che abbia, da molto tempo, un progetto di integrazione regionale autonomo dagli Stati Uniti che, sebbene nel governo di Lula si sia rafforzato, trova enormi difficoltà di sviluppo. Ci sono settori che impediscono lo sviluppo di questo progetto, in contrapposizione ad altri che lottano per più autonomia, come le forze armate, l’attuale apparato di governo, come dire, il complesso amministrativo dello stato federale, e un settore importante degli impresari che vedono nell’America del Sud una grande opportunità per crescere.

Ciò è legato alla “rimodulazione delle elite dominanti” come spiega nel suo libro?

Sì, perché le multinazionali brasiliane, molte delle quali in gran parte statali, si espandono nella regione, interessa loro l’integrazione regionale. Dunque, con quelle giunge anche una classe che domina, nella cui composizione, negli ultimi anni, sono riusciti ad incrostarsi un settore partitico, che è il PT, e un settore del movimento sindacale o della cupola sindacale. Il potere di questi due attori proviene dalla gestione degli enormi fondi pensione di queste imprese. Questi fondi, nel loro insieme, rappresentano in Brasile approssimativamente il 20 per cento del PIL brasiliano.

19 agosto 2013

Debate

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Cecilia Escudero, “Está naciendo una nueva cultura política” pubblicato il 19-08-2013 in Debate, su [http://www.revistadebate.com.ar/?p=4144] ultimo accesso 21-08-2013.

 

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